Is 45,1.4-6 1 Ts 1,1-5b Mt 22,15-21
OMELIA
La bellezza dell’esperienza cristiana è che l’uomo è chiamato da Dio a vivere in stato di dialogo.
Dio entra nella storia dell’uomo, l’uomo
entra nella storia di Dio. E' quello che ci insegna Paolo nel suo saluto alla
comunità di Tessalonica: “Rendiamo
sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e
tenendo continuamente presenti l'operatività della vostra fede, la fatica della
vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù
Cristo, davanti a Dio e Padre nostro”. La vita teologale incarna l'abituale
dialogo tra le tre Persone divine e la comunità dei discepoli: è la fecondità
della scelta cristiana. Davanti a questo progetto, la creatura si pone
immediatamente l’interrogativo: come nella storia di tutti i giorni si può
crescere nella reciprocità con le tre Persone divine? L’episodio del Vangelo,
al di là dell’immediata esperienza riguardante il problema se pagare o no le
tasse, ci insegna una cosa molto importante: come illuminare le nostre scelte
storiche alla luce della rivelazione divina che ci accompagna continuamente.
Il cristiano entra nell’intimità divina
attraverso le modalità con le quali egli opera le sue scelte quotidiane. Per la
propria vocazione battesimale viene attratto alla contemplazione, che lo
introduce nell'esperienza mistica.
Il testo evangelico ci offre tre passaggi che
dovrebbero aiutarci a costruire, nello stile del Vangelo, tutta la nostra
esistenza:
- collocare
gli interrogativi della nostra vita davanti al Signore;
- lasciarci
educare dal Maestro, per leggere la nostra vita come “storia di Dio”;
- fare
le scelte, nella luce di Dio, operando in piena libertà.
Il primo passaggio è quello di collocare la
nostra storia davanti al Signore.
Se guardiamo attentamente la nostra
esistenza, ci accorgiamo come essa sia una somma di interrogativi, una somma di
problematiche e di incertezze a livello personale, comunitario, ecclesiale,
sociale, economico e politico. Il cristiano, davanti a grossi interrogativi, è
chiamato ad operare secondo un criterio fondamentale per rendere la sua scelta
una opzione evangelica. Deve porsi davanti a Gesù per dirgli, nella semplicità
del cuore: “Tu Gesù come la pensi, tu
Gesù cosa faresti, tu Gesù come ti comporteresti?”.
È la bellezza creatrice all’interno del dialogo con le tre Persone divine, e,
quando si è nell’ordine di una simile relazionalità profonda, la creatura ha come
referente immediato il suo Signore.
È quella familiarità normale che ci dovrebbe
caratterizzare. È avere il coraggio gioioso di dire al Signore: “Come la
pensi?”. La fecondità della vita deve avere sempre questa luce che, in un modo
o in un altro, guida i nostri passi. Nel darci la sua risposta, Gesù ci pone
dinnanzi il momento della nostra creazione, ci pone dinnanzi la storia di Dio
nei confronti dell’uomo e ci dice: “Ricordati
che, quando Dio Padre ti ha creato a sua immagine, aveva come modello la mia
persona, perché tu possa diventare mia somiglianza.”. Quando ci chiediamo
quale sia il senso dell’espressione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e
somiglianza”, vorremmo capire da dove l’autore sacro abbia ricavato questo
linguaggio. Gli autori antichi della Chiesa, soprattutto della Chiesa
d’Oriente, ci hanno dato questa risposta: Dio Padre, contemplando il Figlio, ha
creato l’uomo e, dopo aver contemplato il Figlio e aver creato l'uomo,
apprezzando la sua creatura, ha detto che essa era molto bella e le ha regalato
il creato.
Quando l’uomo si pone davanti alla vita, al
mistero della vita, si accorge che tutto
gli è stato regalato: gli è regalata la sua personalità, gli è regalata
l’esperienza quotidiana, gli è regalato il mondo intero.
La bellezza della rilettura della nostra
esistenza come immagine e somiglianza di Dio è che noi siamo un regalo da vivere in una coraggiosa gratitudine. Ecco
perché, quando ci confrontiamo con gli interrogativi della vita,
immediatamente, come atteggiamento interiore qualificante la nostra storia,
andiamo da Gesù e Gesù ci introduce nel progetto del Padre. Diventati alunni di
Dio, inebriati dalla sua presenza, nella profonda consapevolezza che Dio sta
operando in noi, ci poniamo davanti al Signore ed egli ci dice: “Fa’ le tue
scelte in libertà di cuore. Brama di essere il mio volto, riflesso nel concreto
del quotidiano”. Gesù non ci dice quello che dobbiamo fare, ma ci dà il cuore
con il quale operare.
In certo qual modo il cristiano è così preso
dalla presenza del Signore che colloca la sua libertà nella gratuità di Dio. La
bellezza della vita cristiana è che Dio ama la nostra libertà. Nel momento in
cui ci ha creato a sua immagine e somiglianza, ci ha dato la sua libertà e ci
ha detto: “Vivi la libertà che ti ho regalato nel mio progetto d’amore per te,
impara a leggere la vita con il mio cuore e la mia mente e, nel mio Spirito,
fai le tue scelte”.
Questa è un’esperienza molto bella perché il
cristiano, nella sua esperienza di fede, davanti alla storia, gode della massima
libertà.
In Cristo egli sceglie nella libertà, avendo
davanti allo sguardo il meraviglioso progetto di Dio. Quando riusciamo a
cogliere questo criterio di fondo, ci accorgiamo che ogni nostra scelta è
l’effetto di una libertà innamorata del suo Signore e questa libertà genera un
mondo continuamente nuovo.
È fondamentale il momento finale del racconto
della creazione del mondo, quando Dio, dopo aver creato l’uomo alla sera del
sesto giorno, dopo essersi commosso davanti alla grandezza della sua creatura –
perché era una cosa molto bella – il settimo giorno gli regalò il mondo. In
quel momento Dio lo chiamò ad un compito straordinario: “Nella tua libertà
concrea con me il mondo”.
Se sapremo assumere una simile mentalità, ci
accorgeremo che, qualunque interrogativo la vita ci ponga dinnanzi, dobbiamo
sempre avere presenti questi tre elementi:
- collocare il nostro problema nel Signore;
- pregare il Maestro, perché ci permetta di leggere la nostra esistenza nel suo progetto;
- ringraziarlo, quando ci rassicura: “Con la mia grazia che ti sostiene, con il mio cuore innamorato, nella tua libertà fai le tue scelte”.
Essere cristiano è essere scelta libera e
personale in comunione con il cuore innamorato di Cristo. Se entrassimo in
questa verità, la vita diventerebbe un meraviglioso dialogo dove il Dio della
Rivelazione non impone nulla all’uomo, ma mette un cuore nuovo nella persona
umana, perché essa ascoltando, amando e valutando, operi le sue scelte secondo
il Vangelo. È la grandezza della nostra vita!
Questa mattina il Signore ci ha accolto con
tutti gli interrogativi, con tutte le sofferenze, con tutti i drammi della
storia dei nostri giorni e ci dice: “Dammi i tuoi problemi e, alla luce della
mia croce e della mia croce gloriosa, ti illuminerò”. Partendo da questa considerazione,
sentiamoci liberi, perché il Signore, quando ci convoca attorno a sé, non ci
obbliga mai a nulla, ma accompagna con il suo amore la nostra storia secondo il
disegno del Padre, in modo che possiamo uscire di chiesa illuminati dalla sua
luce.
Un simile meraviglioso cammino si innesta
nella celebrazione eucaristica, nella quale riviviamo ogni volta questo
meraviglioso evento: il Risorto riscalda il cuore, illumina la mente, imprime
coraggio nella volontà.
Quando ci accosteremo ai doni eucaristici, il
Signore entrerà nella nostra personalità, nei nostri problemi, nella nostra
storia, e con il cuore ricolmo di lui, in una libertà rigenerata dalla sua
Presenza, faremo le nostre scelte, perché la nostra vita sia sviluppo autentico
di un rapporto di intimità tra due libertà: la libertà di Dio che dà all’uomo
la gioia di vivere e la libertà dell’uomo che, nello scegliere, rende grazie a
Dio e agisce nella prospettiva della fraternità.
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