Gen 9,8-15 1Pt 3,18-22 Mc
1,12-15
OMELIA
La Chiesa, regalandoci il tempo della Quaresima, vuol aiutarci a vivere in modo più intenso ciò che appartiene alla vita ordinaria per ritrovare la bellezza di essere discepoli, dando una qualità evangelica allo stile della nostra esistenza.
La
Quaresima, tempo di autentica maturità interiore, è tutto questo perché la
Quaresima ha come protagonista il Cristo, e la bellezza della nostra esistenza
è crescere nella esperienza di Cristo. Ecco perché nella liturgia Bizantina la
Quaresima è chiamata “tempo della gioiosa tristezza”: tempo di un fascino di
Gesù che continuamente ci chiama ad autentica novità di vita, per poter ritrovare
la bellezza fino in fondo della nostra identità umana. Un simile processo
esistenziale passa attraverso l'esperienza di Gesù. Nel battesimo al Giordano
Gesù ha ricevuto la sua vocazione messianica: “Tu sei il mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento”.
Una simile vocazione, che Gesù ha avuto nel battesimo al Giordano, è una
vocazione che Gesù doveva imparare vivendo il mistero della sua persona,
l'umanità di Gesù è chiamata a scoprire il mistero della propria identità. Con
una simile finalità, nello Spirito, Gesù è condotto nel deserto per essere
messo alla prova perché la prova è la scuola della maturazione interiore. È
sempre meglio scegliere la parola “prova” che tentazione, perché la tentazione
ha un sapore di negatività. La prova è la condizione dell'uomo chiamato a
ritrovare e a scoprire la bellezza della sua identità, perché chi veramente si
ritrova a vivere in modo positivo come Gesù, nel cammino della vita si ritrova
nella pace messianica. È molto bello che l'evangelista Marco nel descriverci la
storia del Maestro ci dice che egli stava
con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. In tutta questa
affermazione vediamo la realizzazione dei testi dell'Antico Testamento: la
visione messianica del capitolo 11 di Isaia e la bellezza del salmo 90. Questa
prova alla quale Gesù è stato sottoposto per tutta la vita, che ha avuto il suo
culmine nell'orto degli Ulivi, ha portato Gesù a prendere coscienza che nel
cammino della sua esistenza umana ritrovava la bellezza della sua vocazione
messianica. Se noi riusciamo a cogliere questa meravigliosa esperienza di Gesù
intuiamo il senso della Quaresima. La
Quaresima è la “prova” per ritrovare, riscoprire, gustare la nostra umanità.
Infatti uno dei desideri fondamentali all'interno della persona umana è quella
di riscoprire l'armonia della propria storia, e la conversione è nient'altro
che il fiorire progressivo della bellezza del capolavoro di Dio che è ciascuno
di noi.
Stando alla
bellezza della liturgia bizantina nella grande Quaresima, noi possiamo
pregustare la meravigliosa luminosità della Risurrezione di Gesù. Ecco perché
la Quaresima è veramente scuola attraverso la quale lo Spirito Santo, mediante
quello che Marco ci dice a riguardo della "tentazione-prova" di Gesù
ci aiuta a vivere in modo positivo la prova. In tal modo lentamente acquisiamo
quel gusto del Divino che è il senso di fondo della nostra vita. Il valore
essenziale della nostra esistenza è che la realtà dell'Invisibile animi la
nostra visibilità quotidiana. L'uomo è grande perché la vita è un mistero,
rappresenta il luogo della riscoperta di questo mistero. Attraverso le prove
del quotidiano e le cadute che ci coinvolgono tutti i giorni ci accorgiamo che
siamo persone limitate, e una simile constatazione ci fa percepire la gioia di
essere limite per essere capolavori che gustano Il mistero della Risurrezione.
Lo sfondo
di questa visione è il mistero di Gesù: ce lo ha detto molto bene la prima
lettera di Pietro che è una meravigliosa catechesi battesimale. Se noi rileggiamo
in modo attento questo testo, esso ci offre una cornice che parla di Gesù e che
inquadra la nostra storia in uno sfondo, dove noi siamo chiamati a essere
quelle otto persone che sono nella barca e che stanno transitando il mare della
vita. In questa prova che è l'esistenza quotidiana noi riscopriamo la bellezza
di essere nel mistero di Gesù, che ci affascina sempre di più. Quanto più noi maturiamo
negli anni, tanto più gusteremo quell’ Invisibile che anima la ferialità della
nostra esistenza. E allora coniughiamo i due aspetti molto belli che la prima
lettera di Pietro ci offre: crescere nel gusto di Gesù quando siamo davanti
alle prove della vita. Noi sappiamo che anche Gesù è stato provato per tutta la
sua esistenza, fino al momento tragico dell'orto degli Ulivi, dove Gesù ha
formulato la bella espressione dell'armonia esistenziale non la mia, ma la tua volontà sia
fatta. E' l'armonia dell'uomo che ritrova il gusto di questo essere nelle
mani del Padre attraverso l'amore al quotidiano.
La vera
penitenza quaresimale è lasciar parlare il quotidiano nel quale introdurre la
nostra vita per acquisire lentamente e progressivamente quella maturità
interiore che è la bellezza della nostra vita.
Noi qualche
volta davanti agli avvenimenti del quotidiano possiamo inalberarci, possiamo
sentirci delusi, possiamo sentirci in situazioni fallimentari, rinchiusi magari
in una solitudine che non fa più respirare, però ricordiamoci solo del dono di
costruire con coraggio il quotidiano per diventare capolavori divino umani. E
allora intuiamo la positività della nostra esistenza che, continuamente, è
plasmata dalla realtà di Dio. Entrare in questa cornice vuol dire lasciarci
catturare dal fascino di Gesù, e la bellezza della cornice illumina il quadro,
che è il nostro quotidiano, sapendo che siamo nella storia su una barca dove
siamo in otto: l'eternità beata è il simbolismo del numero 8.
E allora
penso che la Quaresima dovrebbe essere accolta con grande gioiosità, è il tempo
nel quale noi con Gesù diventiamo noi stessi.
Qual è la
più grande spiegazione che noi cogliamo nel profondo di ogni umana tenebra se
non quello di ritrovare l'equilibrio di se stessi? Essere in quella armonia di
Gesù che nella sua esistenza viveva con gli animali selvatici ed era servito
dagli angeli. Sono realtà che noi dovremmo nella nostra vita cercare di
approfondire più che possiamo, anche se siamo sempre di corsa, con le paure,
gli affanni di tutti i giorni, mentre la bellezza della nostra vita è dire al Signore:
“Attraverso le prove quotidiane oggi mi hai aiutato a essere più me stesso” e
allora la vita assume una tonalità completamente diversa. Quando giungeremo
alla vera Pasqua, la Pasqua del paradiso, in quel momento regaleremo al Padre
con gratitudine il dono della vita umana per dirgli: “Quello che manca metticelo
Tu adesso” e lui ci dirà “Vieni nella gioia del tuo Signore!”.
Questa è la
bellezza che dovremmo riscoprire nel tempo quaresimale, che non è un tempo
lugubre, perché ciò che è grazia di Dio è sempre luce. Chi sa leggere la sua
storia con la storia di Dio è un popolo
che camminava nelle tenebre e vide una grande luce e allora nasce il
desiderio di una pienezza di vita. È quello che stiamo celebrando nei divini
misteri: siamo con Gesù, il Maestro!
In questa
esperienza sacramentale Lui è realmente presente, siamo affascinati dalla sua
presenza di Risorto, che ci dice: “Cammina con me. Attraverso la mia vita sono
giunto alla risurrezione. Cammina con me risorto e, lentamente, attraverso il
dono eucaristico del mio corpo e del mio sangue, stai camminando in novità di
vita!”
Questo è il cristiano che ritrova la luminosità dell'essere uomo, essere sotto l’irradiazione di questo Gesù che compie il suo mistero nella nostra esistenza per portarci al mondo nuovo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Camminiamo con questo stile di vita pur nella povertà della nostra storia. Più siamo poveri più esistenzialmente regaliamo al Signore le nostre povertà e veniamo arricchiti di una luce invisibile che è l'eternità beata. Entriamo quindi con questo spirito nella Quaresima, nella gioia di far essere luminose quelle ceneri del mercoledì scorso, nella prospettiva di una luce piena quando, con Cristo Gesù nella veglia Pasquale, potremo dire: “Sono risorto con Gesù, sono veramente uomo, Padre, secondo il tuo meraviglioso e misterioso disegno di salvezza".
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