Gen 22,1-2.9.10-13.15-18 Rm 8,31b-34 Mc 9,2-10
OMELIA
Nel cammino quaresimale Gesù ci prende per mano e diventa veramente il grande protagonista della nostra esistenza. Davanti alle difficoltà che un cammino di sequela del Maestro potrebbe far sorgere, Gesù oggi con la sua meravigliosa pedagogia vuole darci la sua speranza. È quello che ci ha detto molto bene Paolo nel testo della Lettera ai Romani: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Il cammino
quaresimale è il cammino di Cristo: in lui e con lui egli ci conduce lentamente
alla conoscenza del suo mistero, del quale ognuno di noi vive. E allora
intuiamo il significato del particolare con il quale si apre la narrazione evangelica:
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e
Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte. Risulta significativo
il fatto che egli prenda con sé questi tre discepoli come espressione della
vita della comunità cristiana. Essi hanno visto il miracolo della risurrezione della
figlia di Giàiro, sono entrati nel mistero di Gesù che fa risorgere quella
ragazza, ma essi poi lo dovranno accompagnare nell’orto degli Ulivi, tutti e
tre insieme. Per aiutarli ad accedere a questa dolorosa esperienza, oggi li
introduce nel suo mistero di gloria. Gesù non vuole che il discepolo si perda
lungo il cammino o si lasci attrarre da realtà molto contingenti. Gesù vuole
che i discepoli imparino ad essere suoi discepoli. E allora l'episodio della Trasfigurazione
è un momento di respiro: Gesù sapendo cosa devono affrontare, sapendo che con
lui devono salire a Gerusalemme e all'orto degli Ulivi, li introduce nel
mistero della sua gloria. Egli li porta
sul monte alto, in disparte, loro soli. L'immagine della montagna è
estremamente significativa: vuol dire allontanarci dalla storia dell'uomo, dal
correre della creatura, dalle preoccupazioni dello spazio e del tempo per far
gustare la luminosità di Dio e in tal modo introdurre la creatura umana nel Mistero.
I discepoli devono imparare che il seguire il Maestro non vuol dire capire,
seguire il Maestro non vuol dire essere in sintonia con i propri desideri umani,
seguire il Maestro è entrare in qualcosa di grande che affascina, dà la
speranza e offre la capacità di poter camminare verso l'orto degli Ulivi con coraggio.
E’ la bellezza della pedagogia divina! Noi siamo suoi e poiché vuole che siamo
veramente suoi ci prende per mano e ci fa percepire la sua gloria, ci introduce
in un mistero che è la gustazione della sua persona.
Il
cristiano in Quaresima non segue una croce, il cristiano in Quaresima si lascia
affascinare dal Maestro. Questo incontro glorioso con il Maestro nella
trasfigurazione è accompagnato da due persone che, nell'immagine dell'Antico
Testamento, ritraducono due valori fondamentali: la comunione divina e il
coraggio di affrontare il futuro. Mosè è colui che stando alla presenza di Dio
nel santuario, nella tenda del convegno, sul monte della gloria, ascolta e comunica
al popolo le parole di Dio. Ecco perché nella voce che si ode si dice Questi è il mio figlio, l'amato,
ascoltatelo!
La bellezza
di seguire il Maestro è ascoltare una dimensione di comunione dove l'ascolto è
nient'altro che il gaudio di un Maestro che penetra il cuore del discepolo e lo
illumina di qualcosa di straordinario, è il gusto del mistero che noi dovremmo
riuscire a cogliere. Il dramma dell'uomo è che le realtà troppo visibili ci distolgono
dall'esperienza dell'Invisibile e ci impediscono di lasciarci penetrare dal mistero
di Dio che entra in noi. Ecco perché c'è Mosè: la parola di chi è stato nel
mistero di Dio per indicarci che dobbiamo entrare nel mistero di Dio per
accogliere la parola che viene dall'alto.
Non sono le
parole degli uomini che interessano, interessa che noi accogliamo questa
rivelazione divina che penetra dentro di noi. E allora la figura di Elia, l'uomo
sfiduciato che sulla montagna è incontrato dalla brezza divina, riprende
entusiasmo e diventa il coraggio di affrontare la storia. Mosè ti introduce nella
parola, Elia ti dice: cammina in avanti, con la parola costruisci il futuro.
Quando l'uomo entra nel mistero di Dio e si lascia prendere da tale ricchezza,
l'uomo scende dal monte e affronta l'avventura. E’ molto bello entrare in
questo stile di vita che Gesù ci insegna. Che cosa di fatto sia avvenuto nella
trasfigurazione non lo sapremo mai, è un luminoso genere letterario, ma ci dice
la verità profonda: il Signore nel cammino della nostra vita non ci lascia mai
soli, ci prepara a tutte le prove, il "come" noi non lo sappiamo, né
lo sapremo mai. Ma a noi non interessa né il "come", né il "dove",
né il "perché", a noi interessa essere su questo monte in cui la
gloria di Dio appare e noi misteriosamente veniamo avvolti da quella nube che
ci fa respirare il Divino.
È
importante che noi, nel cammino della nostra esistenza, entriamo in questa
meravigliosa esperienza e allora la bellezza di un presente, dove entriamo
nella luce, diventa il coraggio per costruire profondamente il futuro. Qui
viviamo l'intenso desiderio di gustare l'acqua viva della presenza del Maestro
divino nel nostro quotidiano per orientarci verso il futuro che non conosciamo,
ma dissetati dalla presenza e della presenza gloriosa del Maestro possiamo
camminare verso una grande gloria che sta aspettando tutti noi. Dio è con noi! Chi ci separerà dall'amore di Dio in Cristo
Gesù? ci ha detto Paolo.
La
Quaresima viviamola secondo questa pedagogia che la Chiesa ci offre. La
vocazione a essere veramente discepoli è un'avventura molto ardua, ma con noi
c'è il Signore e soprattutto la certezza di quella immagine che abbiamo ascoltato
nel testo delle vesti candide che nessun
lavandaio potrebbe rendere così candide perché sono candide, non sono
bianche, hanno la luminosità dell'Eterno nella quale noi siamo chiamati ad
entrare per essere veri e autentici.
E tutto
questo non è un'illusione. Sicuramente cosa sia avvenuto in quell’evento
misterioso non lo sapremo mai, a noi interessa solo il contenuto, che il
Signore è veramente nella nostra vita con tutta la luminosità della sua
presenza e allora, questa verità, noi la stiamo celebrando.
Noi qualche
volta quando andiamo ai Divini Misteri siamo preoccupati dei riti, siamo
preoccupati da tante cose molto esteriori, e dimentichiamo che la bellezza
dell'Eucaristia è essere sul monte nella trasfigurazione gustando il volto
luminoso del Maestro. E’ molto bello come nella liturgia Bizantina l’Eucarestia
sia paragonata alla trasfigurazione.
Noi qualche
volta dimentichiamo di essere questa nube, siamo presi dalle cose concrete: le
luci, i canti, le parole, i posti in chiesa… come se fossero valori.
La bellezza
della vita è di essere nella trasfigurazione, in un silenzio orante, per cui
veniamo penetrati dalla luminosità del Maestro che ci dice, uscendo di chiesa:
“Sii come Mosè, -dì le parole che io ti ho detto-, sii come Elia, -abbi il
coraggio del futuro-, sii come ho fatto io -che sceso dal monte ho incominciato
il cammino verso l'orto degli Ulivi-".
Se noi
sappiamo entrare in questa luminosità, la Quaresima diventa il respirare l'Eterno
nel cammino del tempo. Ci sentiamo pungolati a camminare in quella certezza
dove il Mistero e la Speranza nel quotidiano stanno veramente al cuore di ogni
nostra esperienza. Gesù è con noi! E’ luminoso con noi e la bellezza dell’Eucaristia
è essere questa trasfigurazione. Torniamo a casa luminosi, in quel pane e in
quel vino avviene una trasfigurazione che ci avvolge tutti e ci dà il gusto di
un'eternità già presente oggi. Questa eternità già presente oggi è la forza per
camminare verso il momento del vero orto degli Ulivi, quello della nostra
quotidianità, per poter avere il coraggio di Gesù: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta
la mia, ma la tua volontà”.
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