14 febbraio 2021

VI DOMENICA T.O. - ANNO B -

Lv 13,1-2.45-46                  1Cor 10,31 - 11,1   Mc 1,40-45

OMELIA

L'evangelista Marco, iniziando l'attività pubblica di Gesù, mette sulle sue labbra l'espressione convertitevi e credete al Vangelo e le narrazioni che abbiamo ascoltato in queste domeniche sono espressioni dell'incontro di Gesù con l'uomo per donargli la vera libertà.

  • Lo ha liberato dallo spirito impuro perché possa essere in ascolto della parola,
  • lo ha liberato dalle malattie e dalle sofferenze per dirgli che Lui è la novità della vita dell'uomo,
  • lo ha liberato dalla lebbra, come il Vangelo di oggi, per aiutarlo a ritrovare la comunione con tutti fratelli. 

La bellezza di tali azioni, che Gesù ci ha regalato per convertirci e credere al vangelo, si costruisce lentamente attraverso una esperienza di profonda rivelazione. L’uomo incontrando Gesù ritrova fondamentalmente se stesso e questo, innanzitutto, perché lo libera dalle chiusure dell'io. Quando noi parliamo di convertirci e credere al Vangelo, un simile linguaggio vuol dire aprire le nostre persone a quella sete di infinito e di assoluto che è presente dentro di noi. A causa dei limiti storici, le cui origini possono essere molteplici, noi ritroviamo nell’azione di Gesù questa vocazione a cercare continuamente il volto del Padre: spaziare sull'Infinito!

L'uomo, chiuso in se stesso, ricerca continuamente quello che potrebbe soddisfarlo e non realizza la sua vocazione fondamentale di aprire il cuore agli orizzonti della autentica vita umana. L'uomo apre gli occhi e abbraccia l'Infinito. Ecco perché l'azione di Gesù nel suo cammino evangelico lentamente ci libera, perché possiamo far librare il nostro spirito nelle infinite vie di Dio che ci fanno respirare l'eternità beata.

Ma questo primo effetto che noi dobbiamo cercare di cogliere nella nostra vita passa attraverso il secondo passaggio. Cosa vuol dire gustare la libertà di Gesù, che ci purifica dallo spirito impuro, ci libera dalle chiusure delle malattie, che ci permette di entrare nella comunione con i fratelli, se non perché possiamo accogliere la sua persona che è la libertà? E la libertà di Gesù è fondamentalmente quel continuo ascolto, giorno e notte, delle meraviglie del Padre e dei suoi orientamenti.

La bellezza della libertà è ascoltare, la bellezza della libertà è lasciarsi raggiungere da qualcosa che è più grande di noi, la bellezza della libertà è l'uomo che cammina nel tempo e nello spazio in una grande libertà interiore. Ecco perché Gesù è entrato nella storia e ci ha donato la bellezza della conversione. La conversione non è diventare più buoni - il limite appartiene all'uomo - tant'è vero che i mistici rendevano grazie al Signore della loro fragilità, dei loro limiti, perché la bellezza dell’imitare il Cristo è lasciarci liberare dalla sua persona! Più l'uomo incontra coraggiosamente il limite, più da esso lentamente si lascia liberare. Ecco perché Gesù è entrato nella nostra storia per farci comprendere la povertà della nostra esistenza e, facendoci comprendere la libertà della nostra esistenza, entra in noi e ci dice: “Apriti!” e in quella apertura noi ritroviamo la bellezza della vita. La conversione è, usando un'immagine, aprire le finestre e respirare la freschezza di Dio! Quando l'uomo entra in questa meravigliosa esperienza, in quel momento è veramente se stesso. Se noi camminiamo con questa visione, il risultato sarà che lo sguardo della vita non sarà più legato al contingente, anzi sarà un riuscire a leggere il contingente, leggere il reale con lo sguardo dell'Infinito. In questo noi cogliamo la bellezza e la grandezza del Vangelo: Dio è colui che ci regala la libertà! Ecco perché abbiamo ascoltato nel Vangelo come Gesù impedisca a quel lebbroso guarito di proclamare le meraviglie del miracolo, perché Gesù non vuole essere mal interpretato. Gesù non fa i miracoli per fare i miracoli, ma per dare all'uomo la libertà del cuore. E’ quello che Paolo ci ha detto in modo molto chiaro fate tutto per la gloria di Dio cioè per quella esperienza di comunione divino-umana che caratterizza la nostra esistenza. La bellezza della conversione è la libertà del cuore che vive d'infinito in un orizzonte che va al di là del tempo e dello spazio. Solo se noi entreremo in questo itinerario di vita, ci accorgeremo che stiamo leggendo la vita in modo positivo. Oggi il dramma storico dell'uomo è rappresentato dal solo vedere il negativo; la bellezza della fede nella conversione è imparare a vedere anche il positivo nel vissuto quotidiano.

Chi è quell'uomo che nella sua persona non abbia un frammento di positività? Se è vero che abbiamo tanti limiti è altrettanto vero che ogni uomo è un meraviglioso e misterioso capolavoro di Dio. E allora entrare nella libertà di Gesù vuol dire anche avere lo sguardo positivo sulla storia quotidiana. L’uomo immediato vede il negativo, l'uomo interiore sta cantando il positivo! E’ quelle speranza che dobbiamo continuamente assumere nella nostra esistenza che è la conversione, che non è fare tante cose, ma gustare la bellezza del feriale ordinario. Spesse volte noi cristiani pensiamo che siamo bravi cristiani perché facciamo tante cose: poveri cristiani! La bellezza della fede è un orizzonte che si apre, dove tutto il nostro sensibile, sensitivo, cardiaco, intellettivo si apre a questo incontro di ricerca del volto di Dio che è la serenità della vita, pur nel tormento e nelle difficoltà feriali. Allora la conversione è l'uomo che impara a gustare il dialogo con Dio, nella sua solitudine, nella liturgia del quotidiano, nella bellezza delle relazionalità dove tutto è a lode della gloria del Padre e a gioia per l'umanità intera. Ecco perché questa mattina siamo qui nell'Eucaristia. Siamo qui per ritrovare la libertà di Gesù.

Infatti uno dei drammi del cristiano è misurare la qualità della fede dalle cose che facciamo. Per fortuna il Signore non guarda quello che facciamo, ma guarda solo all’elettrocardiogramma, come sono le vere pulsazioni del cuore, perché l'uomo è il suo cuore!

Non lo abbiamo cantato all'inizio di questi divini misteri? Abbiamo sempre un cuore nuovo. E allora in questa Eucaristia godiamo la libertà che il Risorto ci regala, vedendo senza vedere, percependo il mistero non guardando le povertà storiche degli uomini di Chiesa, ma gustando questa bellezza ineffabile del Signore in mezzo a noi che ci dà la libertà, e la vera libertà - direbbe Giovanni – è passare a porte chiuse, è gustare di camminare nel tempo e nello spazio nella certezza di un Dio meraviglioso che è dentro di noi. Nel momento in cui ci accosteremo all'Eucarestia, a quel pane e speriamo presto anche al vino, ecco, in quel momento avvertiremo Gesù che, come ha fatto con il lebbroso, lo guarda, lo prende per mano e lo guarisce. L'uomo nella bellezza mistica della contemplazione si sente ricreato, in modo da poter gustare quella libertà divina che penetra in noi e ci fa sorridere di tante stoltezze storiche. Camminiamo in questa visione con tanta speranza e con questi sentimenti vivremo una Quaresima che non sarà fare tante cose, ma crescere nel quotidiano con un cuore sempre più libero.

 

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