Lv 13,1-2.45-46 1Cor 10,31 - 11,1 Mc 1,40-45
OMELIA
L'evangelista Marco, iniziando l'attività pubblica di Gesù, mette sulle sue labbra l'espressione convertitevi e credete al Vangelo e le narrazioni che abbiamo ascoltato in queste domeniche sono espressioni dell'incontro di Gesù con l'uomo per donargli la vera libertà.
- Lo ha liberato dallo spirito impuro perché possa essere in ascolto della parola,
- lo ha liberato dalle malattie e dalle sofferenze per dirgli che Lui è la novità della vita dell'uomo,
- lo ha liberato dalla lebbra, come il Vangelo di oggi, per aiutarlo a ritrovare la comunione con tutti fratelli.
La bellezza
di tali azioni, che Gesù ci ha regalato per convertirci e credere al vangelo,
si costruisce lentamente attraverso una esperienza di profonda rivelazione. L’uomo
incontrando Gesù ritrova fondamentalmente se stesso e questo, innanzitutto,
perché lo libera dalle chiusure dell'io. Quando noi parliamo di convertirci e credere
al Vangelo, un simile linguaggio vuol dire aprire le nostre persone a quella
sete di infinito e di assoluto che è presente dentro di noi. A causa dei limiti
storici, le cui origini possono essere molteplici, noi ritroviamo nell’azione di
Gesù questa vocazione a cercare continuamente il volto del Padre: spaziare
sull'Infinito!
L'uomo,
chiuso in se stesso, ricerca continuamente quello che potrebbe soddisfarlo e
non realizza la sua vocazione fondamentale di aprire il cuore agli orizzonti
della autentica vita umana. L'uomo apre gli occhi e abbraccia l'Infinito. Ecco
perché l'azione di Gesù nel suo cammino evangelico lentamente ci libera, perché
possiamo far librare il nostro spirito nelle infinite vie di Dio che ci fanno
respirare l'eternità beata.
Ma questo
primo effetto che noi dobbiamo cercare di cogliere nella nostra vita passa
attraverso il secondo passaggio. Cosa vuol dire gustare la libertà di Gesù, che
ci purifica dallo spirito impuro, ci libera dalle chiusure delle malattie, che
ci permette di entrare nella comunione con i fratelli, se non perché possiamo
accogliere la sua persona che è la libertà? E la libertà di Gesù è fondamentalmente
quel continuo ascolto, giorno e notte, delle meraviglie del Padre e dei suoi
orientamenti.
La bellezza
della libertà è ascoltare, la bellezza della libertà è lasciarsi raggiungere da
qualcosa che è più grande di noi, la bellezza della libertà è l'uomo che
cammina nel tempo e nello spazio in una grande libertà interiore. Ecco perché
Gesù è entrato nella storia e ci ha donato la bellezza della conversione. La
conversione non è diventare più buoni - il limite appartiene all'uomo - tant'è
vero che i mistici rendevano grazie al Signore della loro fragilità, dei loro
limiti, perché la bellezza dell’imitare il Cristo è lasciarci liberare dalla sua
persona! Più l'uomo incontra coraggiosamente il limite, più da esso lentamente
si lascia liberare. Ecco perché Gesù è entrato nella nostra storia per farci
comprendere la povertà della nostra esistenza e, facendoci comprendere la
libertà della nostra esistenza, entra in noi e ci dice: “Apriti!” e in quella
apertura noi ritroviamo la bellezza della vita. La conversione è, usando
un'immagine, aprire le finestre e respirare la freschezza di Dio! Quando l'uomo
entra in questa meravigliosa esperienza, in quel momento è veramente se stesso.
Se noi camminiamo con questa visione, il risultato sarà che lo sguardo della
vita non sarà più legato al contingente, anzi sarà un riuscire a leggere il
contingente, leggere il reale con lo sguardo dell'Infinito. In questo noi
cogliamo la bellezza e la grandezza del Vangelo: Dio è colui che ci regala la
libertà! Ecco perché abbiamo ascoltato nel Vangelo come Gesù impedisca a quel lebbroso
guarito di proclamare le meraviglie del miracolo, perché Gesù non vuole essere
mal interpretato. Gesù non fa i miracoli per fare i miracoli, ma per dare
all'uomo la libertà del cuore. E’ quello che Paolo ci ha detto in modo molto
chiaro fate tutto per la gloria di Dio
cioè per quella esperienza di comunione divino-umana che caratterizza la nostra
esistenza. La bellezza della conversione è la libertà del cuore che vive d'infinito
in un orizzonte che va al di là del tempo e dello spazio. Solo se noi entreremo
in questo itinerario di vita, ci accorgeremo che stiamo leggendo la vita in
modo positivo. Oggi il dramma storico dell'uomo è rappresentato dal solo vedere
il negativo; la bellezza della fede nella conversione è imparare a vedere anche
il positivo nel vissuto quotidiano.
Chi è
quell'uomo che nella sua persona non abbia un frammento di positività? Se è
vero che abbiamo tanti limiti è altrettanto vero che ogni uomo è un
meraviglioso e misterioso capolavoro di Dio. E allora entrare nella libertà di
Gesù vuol dire anche avere lo sguardo positivo sulla storia quotidiana. L’uomo
immediato vede il negativo, l'uomo interiore sta cantando il positivo! E’
quelle speranza che dobbiamo continuamente assumere nella nostra esistenza che è
la conversione, che non è fare tante cose, ma gustare la bellezza del feriale
ordinario. Spesse volte noi cristiani pensiamo che siamo bravi cristiani perché
facciamo tante cose: poveri cristiani! La bellezza della fede è un orizzonte
che si apre, dove tutto il nostro sensibile, sensitivo, cardiaco, intellettivo
si apre a questo incontro di ricerca del volto di Dio che è la serenità della
vita, pur nel tormento e nelle difficoltà feriali. Allora la conversione è
l'uomo che impara a gustare il dialogo con Dio, nella sua solitudine, nella
liturgia del quotidiano, nella bellezza delle relazionalità dove tutto è a lode della gloria del Padre e a gioia per
l'umanità intera. Ecco perché questa mattina siamo qui nell'Eucaristia. Siamo
qui per ritrovare la libertà di Gesù.
Infatti uno
dei drammi del cristiano è misurare la qualità della fede dalle cose che
facciamo. Per fortuna il Signore non
guarda quello che facciamo, ma guarda solo all’elettrocardiogramma, come sono
le vere pulsazioni del cuore, perché l'uomo è il suo cuore!
Non lo abbiamo
cantato all'inizio di questi divini misteri? Abbiamo sempre un cuore nuovo. E
allora in questa Eucaristia godiamo la libertà che il Risorto ci regala,
vedendo senza vedere, percependo il mistero non guardando le povertà storiche
degli uomini di Chiesa, ma gustando questa bellezza ineffabile del Signore in
mezzo a noi che ci dà la libertà, e la vera libertà - direbbe Giovanni – è passare a porte chiuse, è gustare di camminare nel tempo e
nello spazio nella certezza di un Dio meraviglioso che è dentro di noi. Nel
momento in cui ci accosteremo all'Eucarestia, a quel pane e speriamo presto
anche al vino, ecco, in quel momento avvertiremo Gesù che, come ha fatto con il
lebbroso, lo guarda, lo prende per mano e lo guarisce. L'uomo nella bellezza mistica
della contemplazione si sente ricreato, in modo da poter gustare quella libertà
divina che penetra in noi e ci fa sorridere di tante stoltezze storiche. Camminiamo
in questa visione con tanta speranza e con questi sentimenti vivremo una
Quaresima che non sarà fare tante cose, ma crescere nel quotidiano con un cuore
sempre più libero.
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