05 febbraio 2017

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Is 58,7-10                1Cor 2,1-5          Mt 5,13-16
OMELIA
L'ascolto delle beatitudini nel discorso della montagna ci ha introdotti nella sapienza di Gesù.

Ascoltare il Maestro con un cuore libero e puro è accogliere la sapienza, una sapienza che oggi si è ritradotta nelle due immagini che il testo evangelico ci offre: essere luce del mondo e sale della terra dove, l'essere luce del mondo e sale della terra non è altro che costruire ogni istante della nostra vita nella sapienza del Vangelo.

Questa sapienza del Vangelo è all'interno della nostra esistenza, è radicata nella nostra persona in forza della nostra iniziazione cristiana al mistero pasquale. Essa non è una nozione da apprendere, ma da scoprire nella fede poiché la sapienza è già dentro di noi ancor prima che noi ne prendiamo consapevolezza. Il giorno nel quale siamo stati battezzati il Cristo nello Spirito Santo è penetrato in noi e da quel momento la nostra esistenza è un far fiorire questo mistero, crescendo nell'autentica mentalità di Cristo.

La vocazione ad entrare nella sapienza del Vangelo per diventare luce del mondo e sale della terra vuol dire personalizzare l'affermazione che l'apostolo Paolo ci ha regalato questa mattina. Così dice infatti l'apostolo “io ritengo infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso”. Il cristiano è chiamato a diventare la sapienza del Crocifisso secondo un'altra bella espressione in cui l'apostolo ritraduce la sua dinamica interiore: “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me, lui che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”.

La bellezza del dire di Cristo e di Cristo crocifisso nasce dall'esperienza che Paolo ha fatto della sapienza di Gesù. A tale proposito così l'apostolo riafferma “non sono venuto in mezzo a voi a parlarvi con una sapienza umana” la sapienza del Vangelo non si impara in un apprendimento mnemonico, la sapienza del Vangelo non è un insieme di formulazioni che in un modo o in un altro ci possono appagare, la sapienza del Vangelo è un'esperienza interiore dove il Cristo abitante in noi qualifica tutta la nostra personalità facendo della sua sapienza l'anima di ogni nostra scelta.

Ma come ha potuto Paolo dire in modo forte “Io non so nient'altro se non Gesù Cristo e questi crocifisso”?

Due elementi della vita dell'apostolo ci possono aiutare a operare in questa sapienza evangelica.

Innanzitutto l'avvenimento misterioso sulla via di Damasco, e poi l'esperienza apostolica nella comunità di Corinto.

Innanzitutto la misteriosa esperienza di Paolo, dove nell'episodio di Damasco Paolo ha capito il senso della sua vita: caduto per terra è entrato nella morte di Gesù, accecato è entrato nella sepoltura del Maestro, accompagnato nella via dalla comunità apostolica espressa dalla figura di Anania, è stato reso partecipe della resurrezione, riacquistando la vista. In quel misterioso episodio Paolo ha avvertito come il mistero della pasqua di Gesù deve impregnare tutto il significato della sua esistenza. La narrazione è nient'altro che il racconto di un mistero che ha penetrato talmente l'apostolo, con la conseguenza che Gesù morto, sepolto e risorto è diventato il senso portante della vita.

In questo scorgiamo la bellezza della sapienza del Vangelo dove è percepibile la potenza di Dio che, nello Spirito Santo, penetra talmente l'intelligenza, la volontà, la sensibilità, il sensitivo dell'uomo che gli permette di avere il gusto della vita come lo ho avuto Gesù. In questo l'apostolo Paolo è un gran maestro di vita e la sua esemplarità è un pilastro la imitare nella maturazione della fede.

La sapienza evangelica nasce da un vissuto storico, da un evento che è penetrato nella vita di Paolo e gli ha determinato la mentalità.

Un simile itinerario è stato ulteriormente avvalorato dopo il fallimento nel discorso all'Areopago di Atene. Qui Paolo ha dato mostra della sua competenza culturale rivolgendosi ai curiosi cittadini di Atene, ma non lo hanno ascoltato. L'uomo che pensa di essere sapiente perché sa tante cose - facendo appello alle sue nozioni - è destinato al fallimento, quando pensa di poter conquistare le persone al vangelo.

La vera sapienza è una potenza divina in noi che ci offre una sensibilità tutta particolare.

Gli uomini che si accostassero al Vangelo con la semplice intelligenza raziocinante devono dichiarare fallimento.

Il vissuto misterioso sulla via di Damasco e l’esperienza apostolica nella comunità di Corinto hanno determinato il modo di vivere e di pensare di Paolo.

Una simile esemplarità risulta per noi estremamente significativa. Quando entriamo in questa meravigliosa verità esistenziale, intuiamo che la passione di Gesù deve diventare l'anima della nostra anima, ponendoci in modo prepotente: chi è il Gesù che entrato in noi, chi è quel Gesù che abita in noi, chi è quel Gesù che guida i nostri passi, se non il Risorto che ha i segni della passione!

La sensibilità del Vangelo passa attraverso la fecondità del Crocifisso. Il cristiano ha impresso nel suo corpo le stimmate di Gesù Cristo, ha impresso nel suo corpo la dinamica amorosa del Maestro che sulla croce ha donato tutto se stesso. Infatti cosa vuol dire che Gesù ci ha salvato con la croce?

Noi qualche volta pensiamo che Gesù ci ha salvato con la sua croce perché è morto in croce, ma se noi entrassimo in profondità, soprattutto in una lettura globale della morte di Gesù, ci accorgeremmo di una cosa molto semplice: Gesù è morto di infarto d'amore. A livello clinico è stato dimostrato che Gesù, su quella croce, ci ha regalato la sua sapienza che è un amore così grande che il cuore storico non ha retto.  

La bellezza della sapienza evangelica vive dell'infarto d'amore. Quando non entriamo in modo appassionato in questo mistero, non godremo mai la sapienza del Vangelo. L'amore di Dio è più grande dell'amore del nostro cuore, e quando veniamo penetrati da questa donazione divino - umana di Gesù, il cuore umano si spaventa di fronte a tanta meraviglia e poi si sente attirato ad approfondire la grandezza affascinante e inenarrabile dell'amore di Dio in ciascuno di noi. Se questa è la potenza di Dio che ci avvolge, comprendiamo come lo Spirito Santo ci permetta di accedere alla sapienza di Dio.

Quando fra poco moriremo, noi saremo sottoposti a un fatto eccezionale saremo sottoposti a un elettrocardiogramma nello Spirito Santo, dove l'incontro con il Signore sarà caratterizzato dal pulsare del cuore che si è lasciato plasmare dall'amore meraviglioso di Dio. Il tracciato del nostro cuore risulterà essere simile al tracciato dell'amore di Gesù Cristo. In questo cogliamo la ricchezza che tante volte ci sfugge perché la bellezza della nostra vita è il segno di qualcosa di eccezionale. Non per niente Gesù ha concluso il Vangelo di questa mattina con quell’espressione: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli". Ricordiamo sempre a noi stessi che nella sapienza del Vangelo non è l'uomo amare secondo il Vangelo. In questo siamo un capolavoro della benevolenza divina. Con la passione di Gesù si fa emergere che c'è qualcosa di più grande. Quando il nostro cuore gusta la sapienza del Vangelo, inevitabilmente l'uomo si pone la domanda: "da dove viene questa sapienza?" Scopriamo allora che essa proviene dalla trasparenza di qualcosa di eccezionale: siamo un sacramento vivo dell'amore di Cristo. Ecco perché l'apostolo ha detto “io ritengo infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non il Cristo e questi crocifisso”.

Una simile luminosa verità noi la stiamo celebrando nell'eucaristia.

Se dovessimo entrare nel profondo del mistero eucaristico, ci troveremmo persone che sono sulla croce di Gesù per essere penetrati dalla sapienza della croce e per poter intuire la grandezza dell’Amore. Attraverso quel pane e quel vino, quel corpo dato e quel sangue versato, veniamo realmente plasmati da questo impatto creativo dell'amore del Crocifisso. Non per niente l'apostolo Paolo nella stessa lettera ai Corinti dice a proposito dell'eucaristia “ogni volta che mangiate di questo pane e vi accostate a questo calice voi annunciate la morte del Signore finché egli venga” dove la parola “annunciare” non significa “dire”, ma vuol evidenziare una sapienza che è contro corrente rispetto alla mentalità comune. Il cristiano vive l'amore pasquale di Gesù Cristo che è qualcosa che l’uomo contemporaneo non riesce a cogliere finché non si lascia attirare in questa esperienza, da cui farsi plasmare. Cristo Gesù crocifisso è il significato portante della nostra vita.

La conseguenza logica dovrebbe essere questa: celebrando l'eucarestia condividiamo l'infarto d'amore di Gesù e noi ci accorgeremmo che la vita cristiana è molto semplice: è lasciarci amare in modo favoloso attraverso la nostra umanità in cui si è incarnata la stessa umanità del Maestro. Il Cristo nel cristiano abita e nella nostra esistenza diventa luce del mondo e sale della terra perché diffondiamo una sapienza che non è di questo mondo, che non nasce dal nostro pensare, ma è una sapienza che nasce dall'amare in modo divino umano.

Questo è il mistero che vogliamo insieme condividere in quest'esperienza sacramentale, per poter gustare quella gioia che nessun uomo può contenere se non chi si lascia innamorare da questo Gesù crocifisso che è tutto amore per ciascuno di noi.
 
 
 
 
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