15 settembre 2019

SOLENNITA’ DELLA TRASFIGURAZIONE DELL’ICONA ACHEROPITA DEL SANTO JESUS - (ANNO C)


Dn 7,9-10.13-14                 1 Pt 1,3-12                           Gv 14,1-13

OMELIA

Il Padre ci regala il tempo per imparare a conoscere il Figlio. È il senso della nostra esistenza. Il tempo è un dono del Padre perché la nostra esperienza del Figlio possa crescere giorno per giorno. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci colloca nell'ultima cena, nei discorsi con i quali Gesù si è rivolto ai discepoli perché fossero immedesimati nel suo mistero e allora è bello soffermarci su questo brano evangelico, sullo sfondo della prima lettera di Pietro, per imparare a “come” conoscere veramente Gesù e quindi vivere ogni istante della nostra vita come un regalo del Padre per conoscere Gesù.

Innanzitutto dobbiamo prendere viva consapevolezza che il Signore è presente in mezzo a noi. Il brano che abbiamo ascoltato ci fa chiaramente intuire tale verità: il Padre chiama a sé il Figlio nella gloria perché il Figlio sia sempre presente nella storia umana. È la bellezza della presenza dell'Invisibile nel quale costruire ogni giorno la nostra esistenza; lo ha detto molto bene la lettera di Pietro Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. È la bellezza dell'esperienza dell'Invisibile in cui l'uomo ritrova e riscopre se stesso, ma per giungere a questo c'è una parola che noi tante volte usiamo ma il cui significato ci sfugge ed è la parola: contemplare il Cristo come uno stare ai piedi di Gesù, lasciandoci catturare nello Spirito dalla sua persona.

Come battezzati abbiamo avuto il dono di poter contemplare l'Invisibile nel mistero della Chiesa, nel mistero sacramentale, nel mistero del quotidiano. Contemplare l’Invisibile! Se noi riuscissimo a cogliere fino infondo il valore di una simile esperienza, intuiremmo come sia veramente possibile ogni giorno crescere nella conoscenza di Gesù e allora il contemplare nasce da un fascino che attira continuamente la nostra attenzione facendoci progressivamente dimenticare noi stessi. È una attrazione che continuamente opera nella nostra vita, una attrazione che ci affascina e che purifica continuamente il cuore e la mente perché possiamo gustare la sua presenza, la presenza di Gesù. Il cristiano è colui che si lascia sempre attirare, è colui che davanti al dono del Cristo presente nella storia vede nella sua persona la bellezza e il gusto della vita. Conoscere vuol dire vivere in Gesù e come Gesù in un progressivo processo di identificazione: ecco la contemplazione unitiva che nella concretezza della vita diventa la fecondità della mistica!

Questo meraviglioso e misterioso passaggio dall'io -che è concentrato sui suoi interessi, che è concentrato solo sul proprio modo di pensare o di vivere-, per entrare in questa azione del mistero di Cristo che quanto più ci attira a sé, più ci plasma secondo il mistero del Padre.

Ecco perché il cristiano è colui che ha il gusto di una presenza, dove la presenza non è necessariamente fisica… Noi qualche volta quando siamo davanti al “senso della presenza” pensiamo facilmente alla sola fisicità: toccare, vedere, quasi possedere con la nostra sensibilità, mentre questa presenza del Risorto è una presenza sacramentale: attraverso il linguaggio della corporeità gustarne l'ineffabilità.

La gioia di ritrovarci insieme, come stamattina, è gustare il Risorto, è accogliere la parola che si rigenera continuamente nella vita: ascoltiamo infatti “Parola di Dio” e noi diciamo: "Grazie Signore che ci parli ancora!". È la presenza della realtà del Sacramento, nei segni il Signore è presente perché la presenza è essenzialmente una relazione e la relazione quanto più è profonda più va al di là dello spazio e del tempo, è una presenza che si illumina di eternità beata.

Ecco allora questa presenza che è la vita ordinaria: tutto ciò che noi facciamo, siano piccoli o grandi cose, noi viviamo la presenza del Risorto che è Qualcuno, che entrato nella nostra vita genera la sete e la gioia di poterlo conoscere. Il resto rientra nei linguaggi, ma i linguaggi non sono la presenza, la presenza è questo Signore che entrando nella nostra vita glorioso ci regala tutta la sua personalità. Quando noi conosciamo una persona? Quando l'altro totalmente entra nella nostra vita, finché non c'è un rapporto totale e totalizzante non c'è una vera e feconda presenza. Ora la bellezza di questa parola di Gesù Io sono la Via, la Verità e la Vita ci introduce alla bellezza e alla conoscenza Filippo, Chi ha visto me, vede il Padre.

Conoscere Gesù è aprire un orizzonte infinito nel quale la nostra anima si perde in colui che è il senso della storia.

Conoscere Gesù è desiderare il volto luminoso di Dio Padre e quando noi entriamo in questa meravigliosa e ineffabile esperienza ci accorgiamo che la vita ha un senso perché conoscere è lasciarci trasfigurare nel desiderio e il vero desiderio all'interno della nostra vita è con Gesù gustare la relazione col Padre. Se noi percepissimo tale verità, come giustamente ha detto l'apostolo Pietro, noi potremmo veramente vivere quello che egli ci ha detto: Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede, la salvezza delle anime: è la nostra vivente trasfigurazione.

Entrare in un'esperienza che cambia continuamente la nostra vita, ecco perché la bellezza della nostra vita è innamorarci, giorno per giorno, del Crocifisso glorioso! Lì è tutta la nostra vita, costruendo ogni frammento della nostra storia come un meraviglioso dialogo tra Gesù e noi con il grande desiderio interiore di gustare la gloria del Padre. E quando noi diciamo “Padre”, il cuore è così ricolmato di gioia indicibile che anche nella persecuzione, anche nelle difficoltà, anche negli interrogativi della storia siamo ricchi di grande speranza, non per niente la prima lettera di Pietro è stata scritta per una comunità che viveva in atto la persecuzione.

Allora entriamo in questo dialogo con Gesù per entrare in questa conoscenza del suo mistero, lasciandoci attirare nella contemplazione del suo volto in modo che avendo il nostro sguardo nello sguardo, negli occhi meravigliosi di Gesù, possiamo camminare ogni giorno in novità di vita in attesa di accedere alla pienezza di tale mistero. È la bellezza dell'Eucaristia, dove nei segni cantiamo il gusto del primato dell'Invisibile. L'Eucaristia è il luogo per eccellenza per conoscere Gesù, incarnandone la persona nel quotidiano.

Quando noi entriamo in chiesa il fascino, il desiderio del cuore, è ascoltare Gesù, la nostra persona è diventare Gesù accogliendo il suo corpo e il suo sangue nel segno del pane e del vino e allora sperimentiamo quella trasfigurazione che è la vera conoscenza e allora, tutto il resto, diventa molto secondario perché chi incontra Gesù in questa luminosità di vita, specie eucaristica, è radicalmente perdonato, è profondamente rifatto e ha quella luminosità che è l'eternità già nel tempo.

Questa sia la conoscenza che vogliamo oggi attraverso la parola che abbiamo poc'anzi ascoltato.

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