07 marzo 2021

III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B -

Es 20,1-17    1Cor 1,22-25              Gv 2,13-25

OMELIA

La Quaresima è un itinerario nel quale noi progressivamente approfondiamo in modo sempre più ricco la personalità di Gesù. Un simile sviluppo della sua conoscenza non è una realtà di tipo individualistico, ma la bellezza di conoscere Gesù si costruisce progressivamente nel vivere il mistero che è la Chiesa. È quello che Gesù ci ha detto questa mattina nel testo di Giovanni: Gesù è il sacramento della comunione tra il Padre e gli uomini, nel sacramento della Chiesa. Infatti egli è il nuovo tempio, egli è il clima della vita, egli è l'anima di ogni scelta. La bellezza di essere Chiesa è la bellezza di essere una comunione che si dilata continuamente; infatti noi tante volte abbiamo un concetto di Chiesa-edificio, di Chiesa-istituzione e abbiamo dimenticato che in Cristo Gesù la Chiesa è un sacramento, è una comunione nel concreto di una intensa esperienza dell'invisibile che unisce le persone le quali, lentamente, in un percorso di autentica fraternità entrano nella conoscenza di Gesù. Infatti se noi per un momento ci chiedessimo cosa sia il mistero-Chiesa noi ci ritroveremmo di fronte a questa immagine che Gesù ci ha regalato questa mattina nel testo evangelico:

-Lui è presente nel segno visibile di una comunità riunita,

-Lui è presente perché la sua presenza relazionale è la condizione per poterlo conoscere.

È sempre bello andare ad alcuni testi del Vangelo di Giovanni per riuscire a capire questo grande mistero quando Gesù dice quando sarò elevato tra cielo e terra saprete che io sono... quando sarò innalzato tra cielo e terra allora attirerò tutti a me. La conoscenza di Gesù passa attraverso questa attrazione nel suo mistero, anzi se noi guardiamo la preghiera sacerdotale tutto questo è ancora più evidente e la gloria che hai dato a me io l'ho data a loro perché siano come noi una cosa sola io e loro e tu in me perché siano perfetti nell'unità e il mondo creda che tu mi hai mandato.

Entrare in questa esperienza di rivelazione di unità è luogo privilegiato di conoscenza di Gesù. Ecco perché la Quaresima non è un fatto individuale dove noi poniamo tanti gesti, ma la Quaresima è autentica perché noi lentamente diventiamo quel corpo di Cristo che determina e qualifica la nostra esistenza. La bellezza d'accedere a questa comunione ci guida nell'entrare nella conoscenza di Gesù. Ma cosa vuol dire che attraverso l'esperienza della comunione entriamo nella conoscenza di Gesù? Lo hanno detto molto bene sia Paolo, sia il testo dell’Esodo: Cristo è potenza e sapienza di Dio, è entrare nella sua sensibilità e la sensibilità la si costruisce attraverso la bellezza profonda della comunione. C’è un teologo ortodosso che da questo punto di vista ci offre una bellissima visione: quando noi ci ritroviamo in assemblea come comunità siamo immersi nella comunione Padre, Figlio e Spirito Santo. Attraverso la celebrazione, ritradotta nel quotidiano feriale, cresciamo in questa comunione per cui al termine della nostra vita non ci sarà più l'assemblea, ma la comunione gloriosa della Gerusalemme celeste: nella comunione gloriosa saremo veramente autentici. Non si conosce Gesù da soli, ma si conosce Gesù entrando in una fraternità, condividendo la sensibilità di Gesù, e condividere la sensibilità di Gesù è quella unità di cui parlava Giovanni nel brano citato della preghiera sacerdotale. Se noi cogliamo questo, la bellezza di essere Chiesa è la sensibilità di Cristo che penetra nel profondo delle nostre persone e diventa l'anima del nostro agire. Nello Spirito siamo immersi in quella potenza di Dio che diventa sapienza divina di Dio.

In tale vitalità esistenziale gustiamo la mentalità di Gesù che diventa il criterio delle nostre azioni. E questo l'ha detto molto bene il testo del codice dell'alleanza che abbiamo ascoltato nella prima lettura: l'agire del cristiano è un atto di fede partendo dalle meraviglie di Dio. Un cristiano non è colui che esegue, la Chiesa non è il luogo in cui si sono dati dei precetti, la Chiesa è il Cristo che ci avvolge nella sua sensibilità e ci dà quella percezione del mistero di unità Padre, Figlio e Spirito Santo che è il principio e la sorgente del nostro agire. Ogni azione è veramente evangelica quando è incarnare la sensibilità di Cristo attraverso linguaggi comunionali, è lo stile della vita. Quando Gesù nel brano evangelico che abbiamo ascoltato ha detto che non credeva in quello che c'è nell'uomo, che non credeva a quelli che credevano attraverso i segni, la motivazione da cogliere è molto semplice: la bellezza dell'essere discepolo è un cuore fraterno, illuminato dalla sensibilità di Cristo, che incarna nella ferialità la coscienza di appartenere a lui. L'agire morale costituisce l'espressione diuturna del fascino di Gesù che diventa sempre più fraternità. E allora quel corpo di Cristo che è il nuovo tempio è nient'altro che questa condivisione di quella sensibilità di Gesù, che è sapienza e potenza di Dio, per poter generare ulteriormente un cammino di fraternità. Ecco allora che la bellezza del cammino quaresimale è ritrovarci Chiesa, sacramento del Sacramento di Dio che è Gesù. Se noi non entrassimo in questa sensibilità del Maestro saremmo degli uomini praticanti, ma non credenti. Il credente è colui che intrinsecamente vive di Gesù, ne ha la percezione più profonda nell'ambito del suo cuore per dare alla luce veramente un mondo nuovo.

Se veramente entrassimo in questa esperienza allora Gesù sarebbe veramente contento di avere dei credenti che vivono del suo mistero. Di conseguenza scopriamo sempre più che il vivere nel suo mistero si ritraduce nell'incarnare nella nostra originalità personale quell’invisibile che avvolge continuamente la nostra storia e dà senso a tutto quello che noi facciamo. Che illusione sarebbe se pensassimo che il fare tante cose sia la cosa più importante! Quando non c'è una elaborazione di un'unità, che significa l'oggi del corpo di Cristo, tutto potrebbe diventare l'espressione di superficialità esteriore!

Una simile esperienza della conoscenza evangelica di Gesù la gustiamo sempre ogni volta che veniamo alla Celebrazione eucaristica. Noi sappiamo come l'Eucaristia faccia la Chiesa, dove l'Eucaristia non è altro che il ritrovarci attorno al Maestro, condividere lo stesso pane e lo stesso calice in una atmosfera di fraternità che determina la nostra personalità e ci rende creature nuove. E’ la semplicità della vita che fa gustare la fraternità invisibile che unisce tutti noi. Se noi entrassimo in questa visione, la conversione sarebbe nient'altro che il fiorire del mistero di Cristo nelle nostre persone. Quando la nostra vita è il fiorire di Cristo nelle nostre persone, il nostro agire morale sarà l'incarnare, nel rendimento di grazie, la gioia di appartenere a Lui. Ecco la Chiesa!

Celebriamo con questa densità interiore l'Eucaristia questa mattina in modo da sentirci veramente un solo corpo e un solo spirito. La bellezza di questa esperienza ci condurrà a dire al mondo che la bellezza della Chiesa non è data dal mondo massmediatico, ma la bellezza della Chiesa è questo Cristo che affascina, che diventa il Signore del cosmo e della storia, che diventa l'anima della nostra anima, che diventa il senso della nostra esistenza. Questa sia la grande speranza che vogliamo coltivare in questa seconda parte della Quaresima senza lasciarci toccare da tante cose esteriori che potrebbero farci dimenticare la bellezza di essere in comunione con lui, in Gesù morto, sepolto e risorto.

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