01 agosto 2021

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

Es 16,2-4. 12-15           Ef 4,17.20-24                 Gv 6,24-35

OMELIA

La vita del cristiano è un dialogo continuo tra l’esperienza del Padre che entra nella storia dell’uomo e l’uomo che è attirato ad entrare in questo dialogo. E poiché la vita cristiana è dialogo, nasce in noi la stessa domanda che i ricercatori di Gesù hanno posto al Maestro: “quali opere dobbiamo fare perché possiamo veramente avere questa viva relazione con te espressa nel segno del pane?”.  E la grande risposta di Gesù: “questa è l’opera che dovete compiere, credere in colui che il Padre ha mandato e sul quale il Padre ha posto il suo sigillo”.

Se vogliamo veramente entrare in un mistero di relazione, dobbiamo compiere non tante cose, ma dobbiamo entrare in un'esperienza di fede: compiere l’opera di Dio. E allora intuiamo alcuni passaggi che ci permettono di costruire la nostra esistenza come un dialogo. Innanzitutto occorre avere una grande purezza di cuore, dove la purezza del cuore è l’apertura della persona al mistero stesso di Dio. La risposta che hanno dato i seguaci di Gesù dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, era nell’ordine di “che cosa dobbiamo fare?” È un po’ il dramma dell’autosufficienza dell’uomo. L’uomo anche nel rapporto con Dio pensa di dover fare tante cose. Gesù ci chiede una cosa sola: credere, cioè entrare in un’azione nella quale Gesù è il grande protagonista. Sono quelle persone che seguono Gesù o è Gesù che li ha trascinati e si sono messi in cammino con Lui e per Lui? L’opera che innanzitutto ci è chiesta è di percepire la sua azione dentro di noi, poiché la bellezza della fede è dare ospitalità alla signoria di Cristo. Credere non è pensare, non è ragionare, ma una purezza di cuore che spalanca la propria persona al darsi del mistero di Dio. Per poter entrare in questo dialogo la purezza del cuore postula che noi mettiamo da parte ogni nostro desiderio, ogni nostro stile di vita che può diventare un impedimento alla comprensione del Maestro: lasciargli la libertà di una presenza, poiché il cristiano deve lasciarsi costruire da questa presenza. Ecco perché si parla oggi di dare “ospitalità” a Gesù. Il passare da un’intelligenza che riflette ad un cuore che si apre perché Dio sia il creatore dell’uomo nuovo.

In questo la bellezza del dialogo tra Gesù e noi è la bellezza di un grande ascolto, dove l’uomo percepisce il darsi di Dio continuamente a noi. E’ accogliere l’avventura del mistero. Qui noi cogliamo la bellezza del cammino della fede, perché se guardiamo attentamente, credere è fidarsi, credere è affidarsi, credere è lasciarci coinvolgere nel mistero del Dio che si rivela. E’ quel silenzio interiore nel quale noi percepiamo la signoria di Gesù. Credere è avvertire che Gesù è il Signore della nostra persona. Ci liberiamo dall’esigenza di fare tante cose entrando nella libertà operativa di Dio. Infatti, una delle distinzioni che noi dovremmo compiere a livello interiore è: una cosa sono le verità di fede, una cosa è la fede. Le verità di fede sono interpretazioni culturali del mistero di Gesù e sono variabili.  La bellezza della fede è accogliere una presenza, una presenza creatrice che dà senso alla nostra vita. Ecco perché Gesù usa l’immagine del pane: l’uomo non vive senza mangiare, l’uomo non vive senza un profondo senso della vita. Ospitare Gesù, farlo entrare nella nostra storia perché illumini la nostra esistenza. Ecco perché l’uomo di oggi ha paura davanti alla fede. L’uomo di oggi ha paura di dire “Credo!” perché ha paura di dire “mi affido”, affido la mia storia a un mistero più grande di me perché è in questo mistero che si coglie effettivamente il senso della nostra esistenza. Credere è il primato del vivere e quando l’uomo vive cammina veramente in novità di vita. Ecco perché il cristiano, quando recita il Padre nostro, recita una preghiera che dice questo, soprattutto se leggiamo il Padre nostro nella recensione dell’evangelista Luca: donaci ogni giorno il nostro pane soprassostanziale, ogni giorno, ogni giorno entrare nel mistero del darsi di Dio, perché Dio è nuovo ogni giorno, Dio è creativo continuamente, Dio è una parola che raggiunge le nostre persone!

Il puro di cuore spalanca la propria esistenza all’accadimento di una presenza. Io sono il pane della vita, io sono l’ospite che dà senso alla tua storia, che illumina i tuoi interrogativi e ti colloca nella situazione della vera libertà di cui Paolo ha parlato nella seconda lettura. Allora credo che se la nostra esistenza è un dialogo continuo, per poterlo rendere veramente fecondo, chiediamo la purezza del cuore…il fascino di Gesù che ci attira continuamente a sé e, in questa attrazione, noi percepiremo il rivelarsi di una persona che è il senso della vita. Il Signore non vuole che facciamo tante cose, perché le tante cose che facciamo possono illuderci che ci possiamo salvare. La bellezza dell’avventura, la bellezza di dare ospitalità al Maestro divino è lasciargli la libertà di azione. Dio può parlarci sempre, ovunque, in qualunque situazione storica, ogni giorno è una parola di Dio per noi per poter camminare in un’autentica novità di vita. Allora la libertà di Dio che entra nella nostra libertà ci rende uomini liberi, è il dialogo autentico della fede! Ecco perché anche noi davanti alla domanda “quali opere dobbiamo fare?”, anche Gesù risponde a noi: “che crediamo nell’opera che il Padre fa in noi”.  Questa è l’opera di Dio: che crediate, che spalanchiate la vostra esistenza a colui che il Padre vi ha inviato: la presenza di Gesù! E quando uno coglie la presenza non ha bisogno di fare tante cose, ma entra in quella libertà che gli permette di camminare ogni giorno in novità di vita. E’ quel silenzio ricco di amore che apre la propria persona ad una meravigliosa presenza.

L’Eucaristia che stiamo celebrando non è il meraviglioso dialogo tra il Cristo e noi? E noi nel momento in cui ci accostiamo a Lui, egli ci dice: “Io sono il pane della vita”, io sono la luce, il calore, la forza della tua esistenza”.  E’ il dialogo che fa nuove le nostre persone.

Entriamo in questo mistero al quale siamo chiamati per evitare che possiamo essere catturati dalle tante cose che facciamo dimenticando che la bellezza del dialogo con Dio è lasciargli libertà di azione per essere quelle persone nuove per le quali Gesù dà continuamente il senso della vita. Ecco l’Eucaristia che stiamo celebrando, un dialogo dove il Signore ricolma le nostre persone della sua presenza veramente inesauribile.


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