19 giugno 2022

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO - ANNO C - SOLENNITÀ

Gen.14,18-20      1Cor 11.23-26       Lc 9,11b-17

Omelia

Il Cristo è presente in mezzo a noi attraverso la chiesa, e la chiesa è continuamente costruita attraverso la celebrazione eucaristica. La gioia di ritrovarci questa mattina è la gioia di scoprire il Mistero Eucaristico come la gioia della convivialità di Cristo con noi attraverso i discepoli. Ricordiamo sempre le espressioni dell'ultima cena: “prendete e mangiate, prendete e bevete”, linguaggio attraverso il quale Gesù ha detto la mia presenza in mezzo a noi è una presenza attraverso la quale gusterete, godrete, vivrete della mia persona. Cerchiamo di cogliere sullo sfondo anche del miracolo della moltiplicazione dei pani, cosa significhi che l'Eucaristia è un grande mistero di convivialità. Alcuni elementi ci possono aiutare, soprattutto attraverso l'intuizione dell'apostolo Paolo ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, annunziate la morte del Signore fino a che gli venga.

La convivialità è la bellezza di condividere la sensibilità di Cristo. Ecco perché è Lui che genera il miracolo, è Lui che prepara l'Eucaristia perché la celebrazione dell'ultima cena è la regola della comunità cristiana. La convivialità è il linguaggio pregnante attraverso il quale facciamo l’esperienza della persona di Gesù. Gesù ci invita, ci dà se stesso attraverso i discepoli perché noi possiamo vivere di Lui. E allora se la convivialità è questo luogo in cui noi ci ritroviamo attorno al Cristo, la nostra sensibilità si ritraduce in quell’ annunciare la morte del Signore; la convivialità il linguaggio attraverso il quale noi condividiamo questi tre momenti: annunciare la morte del Signore.

Innanzitutto la parola annunciare, espressione che noi usiamo tutte le volte che andiamo all'Eucaristia, annunciamo la tua morte Signore, dov'è quella annunciare è dire con il profondo del cuore la mentalità oblativa di Cristo diametralmente apposta alla mentalità dominante. La convivialità è condividere quello che il cuore stesso di Cristo viveva: egli ha regalato la sua vita per l'umanità. Ci accorgiamo che non siamo di fronte ad un semplicemente dire, ma quel linguaggio incarna una mentalità che passa nella nostra vita. Attraverso l’espressione “annunciare” si mette in luce che si sta proclamando un stile di vita che ritraduce una consapevolezza che ciò che stiamo vivendo non appartiene all'uomo comune.

 Ecco perché per celebrare l'Eucaristia dobbiamo essere battezzati, dobbiamo essere il volto vivente di Cristo, l’Eucaristia è la bellezza dei battezzati che cantano la signoria di Cristo condividendo lo stile interiore della sua esistenza. Non è un semplice ritrovarsi a mangiare, Gesù ha dato da mangiare a quella folla benedicendo, regalando la sua vita interiore. Quindi la chiesa è costruita dalla celebrazione eucaristica perché è una comunità che condivide la mentalità del Maestro.  Per cui più noi celebriamo, più la mentalità di Cristo entra in mezzo a noi; per cui nel mangiare e nel bere, in quel gesto sacramentale, noi siamo la morte vivente di Cristo. 

Noi dovremmo, quando celebriamo l'Eucaristia, andare alle tre parole fondamentali nella passione secondo Luca: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno - Oggi sarai con me in paradiso - Nelle tue mani consegno il mio spirito.  Con tali espressioni si ritraduce il valore di un'esistenza che è sacramento dell'amore del Padre, in una costante rigenerazione del perdono per consegnare noi stessi al Padre in ogni frammento della nostra vita. Un simile atteggiamento incarna la volontà di condividere questa mentalità. Ecco perché Gesù ha detto prendete e mangiate, prendete e bevete, e nel miracolo della distribuzione dei pani egli vuole solennemente affermare: distribuite ciò che è nato dal mio mistero. La bellezza di celebrare l'Eucarestia è la bellezza di celebrare la sua oblazione, la sua esistenza tutta regalata all'umanità attraverso il mirabile rapporto con il Padre: Padre perdona loro -  Padre nelle tue mani consegno il mio spirito. Siamo di fronte a un amore per l’umanità che è un amore al di là dei successi o delle situazioni negative della storia.  Paolo ha detto anche annunciate la morte del Signore: sentiamoci risorti con lui, è quel dinamismo interiore che dovremmo sperimentare: crescere nell’ ebrezza dell'eternità beata. Noi qualche volta abbiamo il concetto di semplice visibilità orizzontale: Prendete -  Mangiate - Questo è il mio Corpo - Questo è il mio sangue, come se fossero tre passaggi, ma nell’Eucaristia è qualcosa di unico dove nel mangiare incarniamo una mentalità e gustiamo la bellezza feconda della risurrezione, condividendo il dramma della sua croce. Ecco perché diciamo dopo la consacrazione: Annunciamo la tua morte Signore, in attesa della tua venuta, siamo immersi in una mentalità immersa nel desiderio dell'eternità beata.  E’ questo che ritraduciamo nell'espressione raccolsero dodici ceste: è la pienezza della vita.

La festa di oggi è la festa nella quale la chiesa ritrova sempre più se stessa. Ricordiamo sempre l'espressione che la Celebrazione eucaristica fa la chiesa, e, prendendo coscienza di tale mistero, la chiesa fa la celebrazione eucaristica per poter assumere quella mentalità di Gesù che rappresenta il criterio di fondo della vita. Il battezzato è la mentalità di Cristo nel cammino del tempo e dello spazio.

 Ecco perché ci ritroviamo a celebrare l'Eucaristia in modo così solenne. Noi tutti desideriamo gustare la presenza la presenza del Risorto in tutto il suo mistero, nel segno della convivialità, il mangiare e il bere, per essere trasfigurati nel mistero stesso di Gesù. Attraverso il mangiare sacramentale e il mangiare teologale, l'occhio innamorato di Gesù nel pane e nel vino gusta il Signore che lo rinnova continuamente.  Se noi veramente percepissimo tale verità, il nostro andare alla celebrazione eucarestia non sarebbe semplicemente un andare a messa, ma significherebbe un vivere l’oggi di essere Chiesa che nel mistero pasquale ritrova il gusto di essere sé stessa. Accostandoci ai doni eucaristici, al banchetto del regno dei cieli, abbiamo questa ebbrezza interiore di essere persone che si lasciano trasfigurare dal mistero per dare al mondo una mentalità nuova: annunciate la morte del Risorto.

Viviamo questo mistero con tanta serenità e semplicità, lasciamoci trasfigurare e allora ci accorgeremo che stiamo pregustando quella eternità beata, quando saremo trasformati in una luce gloriosa che nell'eternità beata avvolgerà per sempre tutte le nostre persone.

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento