04 febbraio 2024

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

DOMENICA 4 FEBBRAIO 2024

Gb 7,1-4.6-7      1Cor 9,16-19.22-23      Mc 1,29-39

OMELIA

La bellezza di incontrare Gesù è ritrovare la fonte della sua libertà. Egli, nella prima parte del brano evangelico compie tanti miracoli quindi, in certo qual modo, il suo ministero di salvezza si realizza. Si ritira di notte a pregare e al mattino va da un'altra parte superando la tentazione che Pietro e gli altri gli offrono di rimanere nello stesso luogo.

Gesù nella storia è uomo profondamente libero, non guarda agli effetti del suo ministero, ma è innamorato dell'umanità e, tutto questo, attraverso il pregare. Tante volte ci poniamo la domanda dove Gesù attingesse quella libertà interiore che gli permetteva di camminare nel tempo e nello spazio con una certa serenità e sicurezza, se non l'atteggiamento della preghiera. Ma cosa significava per Gesù porsi in stato di preghiera?

E il brano di oggi ci offre l'anima della preghiera di Gesù: al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.

Il buio, il deserto, la preghiera, tre parole sulle quali noi vogliamo questa mattina soffermarci per rendere la nostra vita una preghiera vivente. Buio, deserto, preghiera.

Il buio - uno degli aspetti che noi cogliamo nella storia della salvezza è che Dio ama liberarci nel buio; essere nel buio è essere nella signoria di Dio. L'uomo storico vuol vedere, vuol valutare, vuol prendere coscienza, in certo qual modo diventa il signore della propria vita. Gesù entrando in quel buio entra nella signoria del Padre anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Non per niente nella Chiesa i mistici passano attraverso il buio perché il criterio di fondo della loro vita è la signoria di Dio. Gesù entra nel buio. Ecco perché il cristiano quando deve pregare innanzitutto si pone nel vuoto interiore per essere in atteggiamento di ascolto, ed è il secondo passaggio: si ritirò in un luogo deserto, è la dinamica della solitudine in Dio.

Il cristiano quando vuole entrare nella bellezza della sua vita entra nella solitudine, pregare è il rapporto padre-figlio. In certo qual modo è entrare in quella libertà spirituale che gli permette di affrontare la vita nella sua complessità “Vieni Signore Gesù… Parla al tuo servo che ti ascolta… Alla tua luce vediamo la luce”. Il buio di Dio è luce dell'anima. È un'esperienza che dovremmo continuamente rinvigorire dentro di noi ed è la bellezza della nostra vita.

Il deserto: stare nelle mani di Dio, nella sua signoria che è il criterio di fondo della vita. Che cosa ha permesso a Gesù di dire a Pietro andiamocene altrove, poiché Pietro gli poteva dire: «Non fai successo? La tua vita non sta realizzando il messaggio evangelico?». Andiamocene altrove… In quel deserto c'è un senso di solitudine a perdita. È il terzo passaggio: la preghiera.

Il cristiano pensa che pregare sia “dire”; se noi guardiamo attentamente la personalità di Gesù noi ci accorgiamo che attraverso quel buio e quell'esperienza nel deserto Gesù entra nella dimensione di relazione con il Padre non la mia volontà, ma la tua sia fatta - Padre mio, se è possibile passi via da me questo calice, il dramma dell'Orto degli Ulivi.

Il pregare è consegnare la propria vita al mistero. Noi tante volte pensiamo che pregare sia “dire”, in certo qual modo sbriciolare tante preghiere. La bellezza del pregare è il silenzio davanti a Dio e più si entra nella vita interiore, nella bellezza della vita spirituale, tanto più l'anima è silenzio solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia speranza, è il cammino al quale noi continuamente siamo chiamati e allora, quando noi ci poniamo la domanda: Gesù come costruiva la sua vita? La risposta ce l’ha data Marco stamattina: entrare nel silenzio di Dio! Ecco perché l'uomo di oggi ha difficoltà a pregare perché, in certo qual modo, è lui il protagonista; la bellezza del pregare è entrare in questo silenzio interiore dove il Signore parla e parla liberamente.

Usando l'immagine cara al Deuteronomio e che si ritraduce nella vita dei grandi mistici è che la preghiera si costruisce ascoltando, in un atteggiamento di accoglienza del mistero; usando l'immagine biblica: è Dio che scrive sul cuore dell'uomo il mistero della vita.

Ecco perché il cristiano deve fare come Gesù, nella notte della storia entrare in un silenzio dove Dio parla. Il cristiano qualche volta dice - non lo sento mai! -, è questione di atteggiamento interiore, è ritrovare la bellezza di una relazione, di un rapporto che determina effettivamente la nostra vita e allora credo che, quando ci poniamo la domanda - Gesù come ha costruito la sua esistenza? - Marco oggi ci dà la grande risposta: Gesù era tutto del Padre. Quando Gesù dice - non la mia, ma la tua volontà sia fatta - non è tanto nell'ordine del “cosa devo fare”, ma del “come devo mettermi nelle mani di Dio”, il silenzio, l’eccomi del cuore, la capacità di dire al Signore “sei il signore della mia vita!” e allora Gesù può dire “andiamo da un'altra parte, perché devo andare in altri villaggi ad annunciare il Vangelo”.

Ecco perché la bellezza della celebrazione dell'Eucaristia è il silenzio, questo silenzio del cuore che penetra la persona e le dà la capacità di accogliere il mistero. Sarebbe bello se ogni nostro rito fosse il linguaggio di un silenzio interiore dove, attraverso il rito, Dio ci parla, il cuore accoglie e l'anima trova quella serenità gloriosa di camminare nelle vie di Dio per poter veramente crescere nella bellezza della vita. È bello andare all'Eucaristia e dire al Signore parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta e allora andare a casa e dire: oggi il Signore mi ha detto, oggi mi ha parlato, oggi ha fatto percepire la sua presenza che è l'anima della mia anima! Ecco la vera libertà di Gesù che fa tante cose, ma in comunione col Padre e, in questa comunione, fa le sue scelte quotidiane. Entriamo nel silenzio di Gesù, cerchiamo di chiedergli la grazia di camminare in novità di vita certi che non saremo mai delusi. E allora scopriamo quella frase di Sant'Ignazio di Antiochia che diceva: il Verbo si è incarnato uscendo dal silenzio di Dio. Entriamo nella preghiera in questo silenzio e allora la nostra vita sarà rifatta, troveremo quella tranquillità del cuore perché lui è il Signore, e questo silenzio domani sarà quella contemplazione gloriosa del paradiso dove per cantare il canto nuovo è nient'altro che un silenzio che si lascia trasfigurare dal mistero e ci permette di camminare e crescere nella bellezza della vita. Nel momento in cui faremo la comunione davanti a quella parola - il Corpo di Cristo - quell'Amen è il silenzio di un'anima che si lascia raggiungere dalla bellezza di Dio, si lascia trasfigurare dal mistero e ritrova la bellezza della speranza.

Ecco la libertà di Gesù! Ecco la nostra libertà! Ecco quel mistero che diventa vita della nostra vita perché possiamo camminare in quella novità che viene dall'alto, che è gioia e speranza nel nostro cuore desiderato e che desidera ardentemente vedere il Signore come pienezza della vita quotidiana.

 

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