DOMENICA 3 NOVEMBRE 2024
Dt 6,2-6 Eb 7,23-28 Mc 12,28b-34
OMELIA
Le solennità dei Santi e dei morti ci
hanno introdotti nella contemplazione di Cristo, il Santo per eccellenza nel
quale ogni uomo ritrova veramente se stesso.
Ecco allora che Gesù questa mattina
ci vuole aiutare a entrare in questa esperienza, entrare nella sua personalità
come criterio di fondo della nostra vita. Quanto più ci innamoriamo di Gesù,
quanto più noi vediamo in Gesù il criterio delle nostre scelte, tanto più siamo
noi stessi. Essere “Santi” è diventare il volto di Gesù e allora, se noi
partiamo da questa lettura fondamentale, che cosa il Maestro ci può questa
mattina comunicare perché possiamo veramente entrare in una esperienza di
novità di vita?
Se noi guardiamo attentamente il
dialogo che il Vangelo ci offre, dobbiamo fare un’osservazione che ci deve
continuamente accompagnare, un’osservazione che si ritraduce in questa
espressione: Gesù ci ha dato due precetti o ci ha detto di vivere il suo
mistero?
È una
domanda che noi dobbiamo porci, perché la bellezza del rapporto con Dio sta
tutto nella essenzialità. Se noi dovessimo essere più radicali non dovremmo più
dire che Gesù ci ha dato due comandamenti, perché il numero due non appartiene
a Dio. Dio è uno. Dio è essenziale. Dio è il centro del cosmo e della storia: il
mistero di Gesù. E allora i precetti non sono nient'altro che l'espressione di
qualcosa di molto più profondo. Chi è il cristiano? Egli è chiamato a vivere i
due precetti o a essere il Cristo vivente?
E la risposta è molto semplice: il
Cristo abita in ciascuno di noi. Cristo è il metro della nostra vita. Cristo è
il punto di riferimento delle nostre scelte. Non esistono due precetti, esiste
un'unica contemplazione. La nostra vita è chiamata a essere il volto vivente di
Gesù. Infatti, se noi dovessimo entrare nella comprensione della nostra
identità, ci accorgeremmo che egli è il Signore, il Signore da tutti i punti di
vista, per cui il cristiano nel cammino della sua vita ha come punto di
riferimento il mistero di Gesù. Siamo chiamati ad accedere al suo Mistero, a
vivere di lui come criterio della nostra vita.
Fatta questa premessa fondamentale entriamo
nel mistero di Gesù e ci accorgiamo che egli è vero Dio e vero uomo nell'unità
della sua persona. Spesse volte noi pensiamo che le formulazioni della fede
siano fenomeni di tipo teorico, ma il cristiano sa esattamente che il cammino
della sua vita si chiama solo Gesù.
Come noi siamo diventati Gesù, se non
attraverso il battesimo e, cos'è il battesimo se non la vivente quotidiana
contemplazione del Cristo che è il Signore del cosmo e della storia? I
comandamenti presuppongono l'innamoramento di Gesù, unico criterio della nostra
vita. E allora i precetti sono un linguaggio operativo per maturare nella
nostra identità. E allora chi è Gesù?
Quando noi, al termine della nostra
vita, incontreremo Dio Padre, egli vorrà vedere una cosa sola: il volto del suo
Figlio e allora, quando noi guardiamo Gesù, guardiamo colui che è vero Dio, ma
è anche vero uomo, nell'unità della sua persona, e in lui ci ritroviamo
veramente uomini, in lui ci ritroviamo veramente persone in stato di
divinizzazione. Ecco perché il cristiano non conosce nessun precetto se non la
vivente contemplazione di Gesù criterio fondamentale della nostra vita.
Tant'è vero che noi potremmo avere come
criterio di fondo una semplice domanda: chi sei tu Gesù nella mia storia? Qual
è il criterio tuo, o Gesù, che deve diventare il criterio della mia esistenza?
Tu cosa faresti nel cammino quotidiano della mia esistenza?
E la risposta sarebbe molto semplice:
“Vivi come son vissuto io!”
Non esistono i precetti, esiste una
contemplazione viva del Mistero che diventa il criterio di fondo della nostra
esistenza, lui è vero Dio, ma anche vero uomo, contempliamo lui vero uomo per
crescere nella gioia di essere vero Dio.
Paolo nella lettera ai Galati fece
un'affermazione molto bella: "Se
uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne
sono nate di nuove". La novità si chiama Gesù.
Ecco che allora, se dovessimo ritradurre
il dialogo tra lo scriba e Gesù, davanti alla domanda - Qual è il primo di
tutti i comandamenti? - la risposta sarebbe molto semplice: vivi il mio mistero!
Il cristiano è un contemplativo in azione, che ha come criterio di fondo il
fascino di Gesù e, questo fascino, è il principio della nostra vita. Dicevamo
prima che, quando al termine della nostra storia incontreremo Dio Padre, egli
vorrà vedere solo una realtà dentro di noi: la luminosità del suo Figlio. Innamorati
di lui, viviamo di lui, camminiamo con lui e saremo per tutta l'eternità nella
gioia che è solo lui. La vocazione alla santità è essere Gesù vivente, vero Dio
e vero uomo, siamo in Gesù una umanità luminosa e, in questo, noi troviamo la
bellezza della nostra vita. Innamoriamoci di Gesù, ritroviamo in lui il senso
della nostra storia e allora esiste un unico precetto: essere Lui vivente.
E allora quando noi vogliamo
camminare in autenticità di vita abbiamo questa profonda convinzione interiore:
fin dal mattino innamoriamoci di Gesù, abbiamo un dialogo diuturno con lui
chiedendogli - Vivi la tua storia nella mia esistenza - per potere crescere in
quella essenzialità che è diventare il suo volto in ogni frammento della nostra
vita. Allora, e giungiamo allora a quello che il Signore veramente ci chiede,
quando nel paradiso incontreremo il volto di Dio Padre, il Padre con tanta
gioia dirà: “Ecco il mio figlio luminoso!”
Questa è la bellezza della nostra
vita. Questo è l'itinerario di ogni nostra scelta e camminando con Gesù saremo
eternità beata. Ecco allora che se noi dovessimo chiederci continuamente - Come
posso costruire la mia vita? - Gesù ci direbbe: “Vivi come son vissuto io e
come voglio vivere il mio mistero nella tua esistenza”. È quella essenzialità e semplicità di
vita che noi dovremmo continuamente acquisire nel nostro cammino quotidiano.
Allora chiediamo al Padre questa
grazia, di lasciarci trasfigurare giorno per giorno dal Divin maestro, perché
immersi nella sua luce camminiamo in novità di vita, siamo nella vera gioia e,
con Gesù, possiamo crescere in quella bellezza di eternità beata che ci attende
tutti e sarà bello, nel momento in cui moriremo, dire: “Mio signore e mio Dio” abbandonandoci completamente alla
luminosità della gloria del cielo per cantare eternamente la gioia di
appartenere al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo in una eternità che non ha
confini, perché in Gesù siamo nella vera pienezza della nostra storia.
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