11 dicembre 2016

III DOMENICA DI AVVENTO - Anno A -

Is 35,1-6.8.10         Gc 5,7-10     Mt 11,2-11
OMELIA
Attendere il Signore che viene è crescere giorno per giorno nel desiderio di conoscere Gesù, convinti che quanto più conosciamo Gesù tanto più conosciamo la nostra identità di uomini.

Gesù non è qualcuno che è accanto a noi, egli abita in noi e opera con noi. Gesù è il criterio sul quale costruiamo giorno per giorno le nostre scelte, poiché in lui abbiamo la nostra consistenza esistenziale.

La bellezza della fede in Gesù è il canto alla nostra autentica umanità. Questa mattina, seguendo il percorso luminoso dell'avvento che ci accompagna alla conoscenza di Gesù vogliamo con Giovanni e i suoi discepoli rivolgere a Gesù una domanda: "chi sei?" Una domanda che appartiene a chiunque voglia essere discepolo del Signore perché senza questo interrogativo la presenza di Gesù non incide più nella nostra storia.

Alle cose ovvie purtroppo non si dà più peso. Se con i discepoli di Giovanni andiamo a chiedere a Gesù "chi sei? sei tu che realizzi l'uomo? sei tu colui nel quale ogni creatura riscopre la sua armonia?” e "come ti possiamo conoscere?”, le parole del Maestro ci illuminano. Dal brano evangelico abbiamo visto che come segno di riconoscimento della sua personalità Gesù ci ha dato i suoi miracoli. Chi vuole veramente conoscere Gesù deve entrare nel mistero dei suoi miracoli poiché è lì, che Gesù rivela la sua identità. Il miracolo non è semplicemente Gesù che guarisce, Gesù che dà la vita, Gesù che infonde speranza nel cuore dell'uomo, ma Gesù è colui che “diventa” tutti gli interrogativi della storia.

L'evangelista, utilizzando il testo di Isaia e ponendo sulle labbra di Gesù quei segni messianici, ci dice qual sia la strada per conoscere veramente Gesù. È’ molto bello come Gesù sia nato in un popolo che non conosceva la filosofia, è nato in un popolo che non faceva grandi speculazioni o grandi programmazioni economiche, Gesù è nato in un mondo molto concreto, legato alla storicità, all'esistenza quotidiana e a quelle che sono le sue normali caratteristiche. Gesù è diventato uno che ha assunto la concretezza della vita degli uomini perché la speranza è niente altro che assumere l'altro, assumere la storicità dell'altro, innamorarci della problematica dell'altro per infondervi la speranza. Gesù ha amato diventare storia e l'ha amata fino in fondo, perché non poteva seminare novità di vita se non diventando uomo con gli uomini con tutte le problematiche degli uomini. In questo abbiamo una grande risposta davanti all'interrogativo: "Chi sei Gesù?"

Entrando nella storia di Gesù, intuiamo il significato della "via santa", usando l'espressione del testo del profeta. In questa via santa scopriamo come il cammino di Gesù entri nella storia  e assuma la concretezza della vita dell'umanità con tutti i suoi interrogativi. Un simile itinerario del Maestro rappresenta la via attraverso la quale Dio rivela il suo volto all'uomo. Ecco perché la prima parte del Vangelo si è conclusa con quella bella espressione “e beato è colui che non trova in me motivo di scandalo”. E' nell'entrare nelle povertà degli uomini che Gesù rivela la grandezza del suo mistero di amore.

Quando siamo davanti all'esperienza del religioso, possiamo correre il rischio delle cose esteriori, del trionfalismo, di una storia fuori dalla storia. Gesù si è rivelato diventando storia. Chi non ama il suo quotidiano in tutta la sua verità, problematicità, se uno non soffre la sofferenza del quotidiano non conoscerà mai Gesù. Questo, è qualcosa che dovremmo percepire in profondità perché ci accorgiamo, oggi, come l'esperienza cristiana sia drammaticamente lontana dalla storia degli uomini e quando il cristiano è fuori dalla storia degli uomini non conoscerà mai Gesù. Ecco un primo elemento che possiamo cogliere questa mattina dalla parola che Gesù ci sta rivolgendo: la verità della conoscenza di Gesù è innamorarci come Gesù degli uomini, vivendo lo scandalo della storia come luogo in cui seminare la speranza.

Se Gesù ci dà questo metodo rispondendo all'interrogativo degli inviati di Giovanni il battezzatore, la conseguenza per la nostra vita è molto semplice: chi si pone la domanda chi sia Gesù deve incominciare a cercare il senso della figura del Maestro, immergendosi nel vissuto feriale.

Conoscere Gesù e cercarne il volto sono una cosa sola.

La gioia di non conoscere è il gaudio di cercare.

Qualche volta crediamo che l'esperienza religiosa ci dia delle sicurezze, ma queste non sono sicurezze né della fede né sicurezze psicologiche. La bellezza di conoscere Gesù è cercare con il metodo di Gesù di innamorarci dalla storia. Nel momento in cui noi non ci innamorassimo più del concreto, ci allontaneremmo da Gesù. Qualche volta siamo più praticanti che credenti, più persone dei riti che persone del cuore, più solipsisti spiritualmente che persone che amano la comunione fraterna nelle relazioni. La bellezza di conoscere Gesù è entrare in questo metodo: la storia di oggi è vita della nostra vita e, nel momento in cui seminiamo nella nostra esistenza questo stile di vita, lentamente conosceremo Gesù. E lo potremo veramente conoscere quando, abbandonata la fisicità storica, che è stata pedagoga per il Mistero e che è pedagogia per conoscere Gesù, saremo rivestiti di quell'abito di gloria di cui parlavamo l'altro giorno nella solennità dell'Immacolata.

La storia ci denuda, ma la storia ci dice la bellezza d'essere rivestiti della gloria di Dio. Allora l'uomo percepisce che conoscere Gesù è entrare in una affascinante avventura. Ecco perché il cristiano è innamorato di Gesù e quando uno è innamorato desidera conoscere l'amato. La bellezza della vita è conoscere Gesù, ma con i metodi di Gesù, con la storia di Gesù, non con quello che noi presumiamo essere Gesù. Allora la vita diventa dinamica, non è più scontenta, ma ha l'entusiasmo, l'esuberanza di mettersi sempre in cammino perché conoscere Gesù è ritrovare la bellezza e il gusto della nostra umanità. Noi non siamo uomini religiosi, siamo dei credenti che sentono la vocazione a realizzare in Gesù la propria umanità.

In questa eucaristia chiediamo allo Spirito Santo di farci entrare nella mentalità di Gesù che è scandalo per la cultura contemporanea, ma ciò che è scandalo, nella croce è verità per l'esistenza umana. L'eucarestia è la scuola settimanale per cercare Gesù, per innamorarci di Gesù, per imparare da Gesù, in quel corpo dato e in quel sangue versato, la bellezza della nostra umanità. Quando un cristiano può dire di essere veramente discepolo del Signore se non quando nel cammino quotidiano, tante volte anche monotono, scopre l'incontro con la sapienza del Cristo? Solo chi può dire che è bello, nella fede, cantare la gioia di essere uomini è veramente alunno pieno del vangelo.  Quando percorriamo tale strada, abbiamo una certezza: la luminosità di Dio che ha avvolto Maria avvolgerà anche le nostre persone. La conoscenza di Gesù, celebrata nell'eucaristia, incarna la nostra condivisione dell'agire del Maestro che ci svela la sua presenza stimolandoci a crescere nel desiderare il suo volto. Ciò avrà luogo solo nella Gerusalemme del cielo.
 
 
 
 
-

Nessun commento:

Posta un commento