OMELIA
Attendere il Signore che viene è crescere giorno per giorno nel desiderio di conoscere Gesù, convinti che quanto più conosciamo Gesù tanto più conosciamo la nostra identità di uomini.
Gesù
non è qualcuno che è accanto a noi, egli abita in noi e opera con noi. Gesù è
il criterio sul quale costruiamo giorno per giorno le nostre scelte, poiché in
lui abbiamo la nostra consistenza esistenziale.
La
bellezza della fede in Gesù è il canto alla nostra autentica umanità. Questa
mattina, seguendo il percorso luminoso dell'avvento che ci accompagna alla
conoscenza di Gesù vogliamo con Giovanni e i suoi discepoli rivolgere a Gesù
una domanda: "chi sei?" Una domanda che appartiene a chiunque voglia
essere discepolo del Signore perché senza questo interrogativo la presenza di
Gesù non incide più nella nostra storia.
Alle
cose ovvie purtroppo non si dà più peso. Se con i discepoli di Giovanni andiamo
a chiedere a Gesù "chi sei? sei tu che realizzi l'uomo? sei tu colui nel
quale ogni creatura riscopre la sua armonia?” e "come ti possiamo
conoscere?”, le parole del Maestro ci illuminano. Dal brano evangelico abbiamo
visto che come segno di riconoscimento della sua personalità Gesù ci ha dato i
suoi miracoli. Chi vuole veramente conoscere Gesù deve entrare nel mistero dei
suoi miracoli poiché è lì, che Gesù rivela la sua identità. Il miracolo non è
semplicemente Gesù che guarisce, Gesù che dà la vita, Gesù che infonde speranza
nel cuore dell'uomo, ma Gesù è colui che “diventa” tutti gli interrogativi
della storia.
L'evangelista,
utilizzando il testo di Isaia e ponendo sulle labbra di Gesù quei segni
messianici, ci dice qual sia la strada per conoscere veramente Gesù. È’ molto
bello come Gesù sia nato in un popolo che non conosceva la filosofia, è nato in
un popolo che non faceva grandi speculazioni o grandi programmazioni economiche,
Gesù è nato in un mondo molto concreto, legato alla storicità, all'esistenza
quotidiana e a quelle che sono le sue normali caratteristiche. Gesù è diventato
uno che ha assunto la concretezza della vita degli uomini perché la speranza è
niente altro che assumere l'altro, assumere la storicità dell'altro,
innamorarci della problematica dell'altro per infondervi la speranza. Gesù ha
amato diventare storia e l'ha amata fino in fondo, perché non poteva seminare
novità di vita se non diventando uomo con gli uomini con tutte le problematiche
degli uomini. In questo abbiamo una grande risposta davanti all'interrogativo: "Chi
sei Gesù?"
Entrando
nella storia di Gesù, intuiamo il significato della "via santa",
usando l'espressione del testo del profeta. In questa via santa scopriamo come
il cammino di Gesù entri nella storia e
assuma la concretezza della vita dell'umanità con tutti i suoi interrogativi.
Un simile itinerario del Maestro rappresenta la via attraverso la quale Dio
rivela il suo volto all'uomo. Ecco perché la prima parte del Vangelo si è conclusa
con quella bella espressione “e beato è colui che non trova in me motivo di
scandalo”. E' nell'entrare nelle povertà degli uomini che Gesù rivela la
grandezza del suo mistero di amore.
Quando
siamo davanti all'esperienza del religioso, possiamo correre il rischio delle
cose esteriori, del trionfalismo, di una storia fuori dalla storia. Gesù si è
rivelato diventando storia. Chi non ama il suo quotidiano in tutta la sua
verità, problematicità, se uno non soffre la sofferenza del quotidiano non
conoscerà mai Gesù. Questo, è qualcosa che dovremmo percepire in profondità
perché ci accorgiamo, oggi, come l'esperienza cristiana sia drammaticamente
lontana dalla storia degli uomini e quando il cristiano è fuori dalla storia
degli uomini non conoscerà mai Gesù. Ecco un primo elemento che possiamo
cogliere questa mattina dalla parola che Gesù ci sta rivolgendo: la verità
della conoscenza di Gesù è innamorarci come Gesù degli uomini, vivendo lo scandalo della storia come luogo
in cui seminare la speranza.
Se
Gesù ci dà questo metodo rispondendo all'interrogativo degli inviati di
Giovanni il battezzatore, la conseguenza per la nostra vita è molto semplice:
chi si pone la domanda chi sia Gesù deve incominciare a cercare il senso della
figura del Maestro, immergendosi nel vissuto feriale.
Conoscere
Gesù e cercarne il volto sono una cosa sola.
La
gioia di non conoscere è il gaudio di cercare.
Qualche
volta crediamo che l'esperienza religiosa ci dia delle sicurezze, ma queste non
sono sicurezze né della fede né sicurezze psicologiche. La bellezza di
conoscere Gesù è cercare con il metodo di Gesù di innamorarci dalla storia. Nel
momento in cui noi non ci innamorassimo più del concreto, ci allontaneremmo da
Gesù. Qualche volta siamo più praticanti che credenti, più persone dei riti che
persone del cuore, più solipsisti spiritualmente che persone che amano la
comunione fraterna nelle relazioni. La bellezza di conoscere Gesù è entrare in
questo metodo: la storia di oggi è vita della nostra vita e, nel momento in cui
seminiamo nella nostra esistenza questo stile di vita, lentamente conosceremo
Gesù. E lo potremo veramente conoscere quando, abbandonata la fisicità storica,
che è stata pedagoga per il Mistero e che è pedagogia per conoscere Gesù,
saremo rivestiti di quell'abito di gloria di cui parlavamo l'altro giorno nella
solennità dell'Immacolata.
La
storia ci denuda, ma la storia ci dice la bellezza d'essere rivestiti della
gloria di Dio. Allora l'uomo percepisce che conoscere Gesù è entrare in una affascinante
avventura. Ecco perché il cristiano è innamorato di Gesù e quando uno è
innamorato desidera conoscere l'amato. La bellezza della vita è conoscere Gesù,
ma con i metodi di Gesù, con la storia di Gesù, non con quello che noi
presumiamo essere Gesù. Allora la vita diventa dinamica, non è più scontenta,
ma ha l'entusiasmo, l'esuberanza di mettersi sempre in cammino perché conoscere
Gesù è ritrovare la bellezza e il gusto della nostra umanità. Noi non siamo
uomini religiosi, siamo dei credenti che sentono la vocazione a realizzare in
Gesù la propria umanità.
In
questa eucaristia chiediamo allo Spirito Santo di farci entrare nella mentalità
di Gesù che è scandalo per la cultura contemporanea, ma ciò che è scandalo,
nella croce è verità per l'esistenza umana. L'eucarestia è la scuola
settimanale per cercare Gesù, per innamorarci di Gesù, per imparare da Gesù, in
quel corpo dato e in quel sangue versato, la bellezza della nostra umanità.
Quando un cristiano può dire di essere veramente discepolo del Signore se non
quando nel cammino quotidiano, tante volte anche monotono, scopre l'incontro
con la sapienza del Cristo? Solo chi può dire che è bello, nella fede, cantare
la gioia di essere uomini è veramente alunno pieno del vangelo. Quando percorriamo tale strada, abbiamo una
certezza: la luminosità di Dio che ha avvolto Maria avvolgerà anche le nostre
persone. La conoscenza di Gesù, celebrata nell'eucaristia, incarna la nostra
condivisione dell'agire del Maestro che ci svela la sua presenza stimolandoci a
crescere nel desiderare il suo volto. Ciò avrà luogo solo nella Gerusalemme del
cielo.
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