Is 61,1-2.10-11 1Ts 5,16-24 Gv 1,6-8.19-28
OMELIA
La viva contemplazione della bellezza di Dio, espressione della benevolenza che viene dall'alto, stimola il nostro cammino verso la venuta gloriosa del Signore. La possibilità di vivere sacramentalmente, in un intenso clima teologale, la bellezza di Dio cresce nella fecondità del desiderio, che affina sempre più in noi il gusto della bellezza, goduta personalmente ed ecclesialmente nel mistero dell'incontro con il Maestro. Ma la domanda che ci nasce dalle parole del Battezzatore è molto stimolante: chi stiamo attendendo? Cosa sta desiderando veramente il nostro cuore? Giovanni ci ha posto in un cammino di ascesi, di salita, per poter andare incontro al Signore in tutta la sua verità: aprire il cuore alla libera signoria divina. La volontà d'avere Giovanni accanto a noi nel processo dell'attesa rende vivo il contenuto verso il quale stiamo andando. Una simile convinzione, in questo tempo di attesa, è importante, perché l'incontro con Gesù non è ovvio. Ricordiamo sempre il principio degli antichi, secondo il quale alle cose ovvie non si dà mai troppa attenzione. Si rivela importante porci questa mattina la domanda di fondo: “Chi è Gesù?”. Se noi non entriamo in questa meravigliosa esperienza di attesa aperta alla libera rivelazione divina, il Gesù che noi potremo incontrare sarà veramente Gesù? È un interrogativo che deve penetrare dentro di noi, perché la sete che Giovanni ha messo in noi è una sete che ci apre sull'infinito, su qualcosa che il cuore desidera, ma che ancora non conosciamo. È veramente importante perciò questa mattina, mentre siamo in attesa della venuta gloriosa del Maestro, chiederci intensamente: “Perché desideriamo Gesù? Chi è Gesù nella chiesa e nel mondo contemporaneo? Cosa significa Gesù per me?
Innanzitutto,
è stimolante chiederci perché desideriamo
Gesù. Penetrando nel profondo nascosto del nostro cuore e intuendo le mozioni
dell'affetto, scopriamo che Gesù è il dono del Padre perché noi tutti possiamo
essere veramente uomini. Il desiderio intenso di costruire la nostra umanità ci
fa desiderare Gesù. L’uomo è un insaziabile ricercatore del vero. Noi qualche
volta cadiamo nel rischio di un Gesù che è a nostra portata di mano, così
corriamo il grande rischio di manipolarlo. La bellezza di Gesù può essere
scoperta soltanto da chi ha un cuore assetato di verità. Il tempo dell'attesa è
il tempo nel quale noi ci poniamo in ricerca. La figura di Giovanni ci permette
di superare gli schemi ovvi per entrare nell'avventura di Dio. È aprire lo
sguardo su un infinito, che è il principio importante della nostra esistenza. È
il cuore che desidera essere se stesso, riposare nel mistero del vero uomo che
è Gesù.
Per entrare
in un simile itinerario di attesa, superiamo tutti gli schemi che la cultura di
oggi ci può presentare. C’è un'affermazione molto bella di qualche anno fa del
Cardinale Giacomo Biffi, il quale disse: “Cos'è il Natale se non il compleanno
di Gesù? Ma Gesù è al centro del nostro interesse esistenziale del Natale?".
Con questa provocazione riusciremo a superare tante visioni erronee del Natale.
Quanti desiderano di essere ricreati? Quanti desiderano la bellezza di un cuore
innamorato di Dio? Quanti desiderano quell'incontro glorioso che riempirà la
nostra esistenza della vera luce che non tramonta? Si rivela necessario entrare
nell'insegnamento di Giovanni verso questa ricerca: “Chi è Gesù?”. Ecco perché
il cristiano non guarda tanto a Gesù Bambino, che in certo qual modo rovina il
mistero della rivelazione di Dio, perché, come ha detto molto bene Paolo nella Lettera
ai cristiani di Tessalonica, noi dobbiamo conservarci irreprensibili per la
venuta del Signore nostro Gesù Cristo e purificare il cuore dalle nostre attese,
accedendo all'ottica dell'innamorato di Gesù. In un simile itinerario esistenziale,
quello che noi dovremmo riuscire a conquistare è il superamento dei nostri
punti di vista, per potere cogliere ciò che è essenziale: scoprire la
profondità della persona di Gesù! Egli è una persona nella quale l'uomo ritrova
le soluzioni ai suoi perché esistenziali. Quanti interrogativi nascono nella
nostra esistenza e, quanto più si va avanti nello scorrere del tempo e nel
complicarsi della cultura contemporanea, tanto più gli interrogativi aumentano
e sono ormai di casa, ma l'uomo non può fermarsi agli interrogativi e brama
ritrovare una soluzione: attendere il Signore che viene, attendere la luce che
illumina le nostre tenebre. La grande risposta che Dio che viene ci dà non è di
tipo teoretico, non è di tipo illuministico, non è di tipo pragmatico, ma di
tipo relazionale e la relazione con il Signore è più importante del capire.
Dobbiamo desiderare di incontrare il Signore, perché a contatto con la sua
presenza, nella profondità del suo mistero, noi diamo verità ai nostri desideri,
che sono poi uno solo: essere noi stessi con Gesù, entrando nella gioia di
esserlo. Saremo veramente autentici. È la bella espressione che abbiamo
poc'anzi ascoltato nel testo del profeta Isaia: "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza.". Ecco
il nostro desiderio: essere persone che si lasciano prendere dalla persona del Maestro,
per poter ritrovare in lui le risposte agli interrogativi presenti nella vita.
Gesù ci dà la grande risposta: "Vivi
con me e lasciami vivere in te e sarai un uomo luminoso!". Ecco perché
questo tempo di attesa della grande manifestazione del Signore deve riempirci
di autentica esultanza. Nel Signore ritroviamo la bellezza di essere uomini e
desideriamo il Maestro, per dare pienezza di gioia ed esultanza alla nostra
storia umana. Se noi entreremo veramente in questo cammino, ecco la gioia di
cui ha parlato Isaia: sarà la gioia dell'incontro nuziale con il Maestro e
tutto questo noi lo stiamo vivendo.
L'Eucaristia
ci è stata regalata come scuola di attesa della pienezza della vita. L’Eucarestia
è la sete di proiettarci al di là dell’Eucaristia di oggi, per tendere all'incontro
finale con il Maestro, perché noi dovremmo riuscire a percepire la bellezza del
salmo 121: “Quale gioia quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore”. Questo desiderio vissuto nella
celebrazione eucaristica dà senso alla vita; questo desiderio diventa la luce
delle tenebre della storia; questo desiderio ci apre ad orizzonti nuovi e non
ci lasciamo intimorire dalle paure della cultura di oggi. E allora cerchiamo di
fare nostro l'interrogativo che rivolgono a Giovanni gli scribi e i farisei: “Chi
sei tu?" – “Sono il testimone della Verità, mi colloco in un cammino di
attenzione, perché possiate attendere la luminosità di Dio nella vostra vita".
Questa è l'Eucaristia che stiamo celebrando: la scuola settimanale di un cuore
innamorato che attende quando, come diremo prima della comunione, potremo assiderci
al banchetto di nozze dell'Agnello, in quella convivialità eterna, che è la
vera gioia dell'uomo. Oggi pregustiamo, domani godremo in pienezza; oggi
desideriamo, domani avremo il compimento, ma non dimentichiamo di desiderarne
il compimento: desiderare con purezza per veramente incontrare il Signore;
desiderare purificando il cuore, perché il Signore sia veramente la letizia
delle nostre persone assetate di gioia, di verità e di autenticità esistenziale.
Nessun commento:
Posta un commento