At 6,8-10.12; 7,54-60 Mt 10,17-22
OMELIA
La gioia del Natale ci ha fatto riscoprire la gioia di essere uomini nel Verbo incarnato. Nel Verbo che è venuto ad abitare in mezzo a noi, noi tutti siamo andati a scuola della vera umanità. Contemplare Gesù è diventare ogni giorno uomini nuovi e di questa novità il cristiano è chiamato a dare testimonianza come ci insegna la figura di Stefano. Come il Verbo, incarnandosi, è diventato testimone della mirabile comunione con il Padre, così Stefano, attraverso lo stile della sua vita, è diventato testimone della verità di Gesù. Allora intuiamo che la testimonianza non è nient'altro che l’incarnarsi in una pienezza di vita. Infatti, davanti alla domanda “Come possiamo essere testimoni di Gesù nella cultura di oggi?”, dobbiamo partire dalla convinzione che noi siamo partecipi di una pienezza. È molto bello che la tradizione degli Atti degli Apostoli caratterizzi la figura di Stefano come colui che è pieno di Spirito Santo, è pieno di fede, è pieno di sapienza, è pieno di fortezza. La sua vita è stata l'incarnazione di questa pienezza.
Ora, cristiano è una pienezza. Lo cogliamo
attraverso una citazione molto facile che abbiamo ascoltato ieri nel prologo di
Giovanni: “e dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e
grazia su grazia”. Il segno di questa pienezza è la contemplazione che
l'autore del Vangelo di Giovanni ci ha regalato: “e dal suo fianco uscì sangue ed acqua”. Ognuno di noi è la pienezza
dell'oblazione amorosa di Gesù. Se noi guardiamo attentamente, il cristiano è
pienezza di Spirito Santo, dove la pienezza di Spirito Santo si traduce nel far
traboccare questa vita divina nello stile della vita ordinaria. Quando - per
grazia - abbiamo celebrato il sacramento della cresima, in quel momento abbiamo
avuto la pienezza. Se lo Spirito Santo già c'era stato donato nel battesimo,
nella esperienza della cresima noi abbiamo la pienezza dello Spirito, per poter
vivere l’intimità con il Padre. La bellezza del cristiano è vivere l'intimità
con il Padre e per noi vivere di intimità con il Padre è essere secondo il suo
cuore, per essere uomini autentici. Andiamo sempre al fatto che siamo stati
creati dal Padre. Il senso della nostra vita umana è nella testa del Padre, che
ci ha regalato il Figlio perché in lui, vero uomo, potessimo nello Spirito
Santo realizzare la nostra umanità. Il cristiano è testimone feriale di una
pienezza. Nell'esistenza tante volte siamo dominati dalle paure, dalle paure di
dire la persona di Gesù, che non è un dire verbale, ma è un dire nello Spirito
Santo quelli che sono i suoi doni. La pienezza divina in noi si traduce nei
frutti dello Spirito Santo: cordialità, gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di noi stessi. È quella armonia che è stata
seminata in noi e questa armonia è stata seminata in noi perché siamo la
pienezza di Gesù. Avremo notato come l'evangelista Luca, narrando il martirio
di Stefano, narra la morte di Gesù in croce. Gli stessi atteggiamenti e le
stesse parole perché quello che è stato Stefano è ognuno di noi, per
testimoniare il Maestro in un mondo che ha perso il gusto di essere uomini, dove
l'apparire e il produrre sono il criterio delle scelte quotidiane. Dimentichiamo
che il valore di fondo è la docilità allo Spirito. Chi è il martire, se non
l'ebrezza di un'esistenza nello Spirito Santo che non ha paura di andare
controcorrente? la bellezza dello Spirito Santo che fa sognare un mondo nuovo e
non si lascia drogare dal contingente. la
bellezza di una creatività divina che dalla morte fa risorgere a vita: noi
siamo il sacramento della pienezza dello Spirito Santo! Intuiamo perché la
Chiesa universale, dopo la solennità del Natale, celebra la festa di Santo
Stefano fin dai suoi inizi, perché il gusto d'essere uomini in Gesù ci porti a
vivere il nostro feriale nello stile della vita di Gesù. Allora veramente celebreremo
il Natale: l’essere testimoni della Verità, in quella comunione con il Padre
che determina il quotidiano nel suo criterio originale. Non rimaniamo legati ai
fiumi culturali, entriamo nel cuore di Gesù! bella la frase, sempre del Vangelo
di Giovanni, quando dice: “Colui che ha
visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è veritiera”. Incarna la
quotidiana comunione con il Padre.
Questo grande evento noi lo stiamo vivendo:
che cos'è l'Eucaristia? Noi abitualmente, davanti all’acclamazione, Mistero
della Fede, diciamo: “Annunciamo la tua
morte”. Qual è il senso di questa acclamazione, se non proclamare con il
vissuto una mentalità diametralmente opposta alla mentalità contemporanea. Il cristiano
ha la mentalità dell'essere controcorrente, per dire la novità di Dio che ha fatto
dell'uomo il suo capolavoro. Ecco perché l'Eucaristia è un gioioso tormento, perché è il gusto di essere in una pienezza in un
mondo che non vuole gustare tale luminosità. E allora in questa festa di Santo
Stefano sappiamo ritrovare la bellezza di essere uomini con la mentalità di
Gesù, perché anche noi come Stefano siamo pieni di fede, di sapienza, di
fortezza e di Spirito Santo. Anche di noi la gente dovrebbe dire quello che i contemporanei
dicevano di Stefano: aveva un volto quasi di un angelo. È la mentalità celeste
incarnata nel feriale. Questa sia la grande speranza che emerge dalla parola di
questa mattina, in modo che la gioia del Natale sia il sorriso del mondo nuovo
che non si lascia prendere dal tradizionalismo, ma si apre ad orizzonti nuovi,
a quella luminosità di gloria che è la bellezza, la forza e la sapienza della
nostra vita quotidiana.
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