25 dicembre 2020

NATALE DEL SIGNORE - MESSA DEL GIORNO – SOLENNITA’

Is 52,7-10                Eb 1,1-6                    Gv 1,1-18

OMELIA

Il desiderio di vedere la gloria di Dio oggi si è realizzato. Il cammino di ricerca della luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, ha avuto il suo compimento sacramentale. Oggi siamo nella gioia non tanto perché è apparso un bambino, ma perché si è rivelata la gloria di Dio, la bellezza di Dio che diventa uomo. Il testo centrale di questo capolavoro divino, che è rappresentato dal prologo di Giovanni, è la contemplazione del Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi abbiamo contemplato la sua gloria. La bellezza di entrare nel Mistero, il desiderio di essere immersi nella gloria di Dio si realizza. Chiediamoci qual sia il mistero che oggi inonda di gaudio e la risposta è chiara: ci dice la bellezza dell'essere cristiani.

Il primo aspetto che dobbiamo percepire, in questa grande formulazione dell'evangelista, è dato dall'espressione: “Il Verbo si fece carne!”. In un simile linguaggio troviamo il realizzarsi del progetto del Padre. Non dice Giovanni che il Verbo si è fatto uomo, ma “si fece carne”, perché la parola “uomo” è un concetto, la parola “carne” esprime l'uomo nella concretezza della sua esistenza. Dio si è fatto la storia degli uomini. L’ha assunta in tutta la sua verità e l'umano è stato santificato. La grandezza dell'evento dell'Incarnazione sta in un Dio che si è fatto veramente uomo, con tutte le caratteristiche e le sfumature dell'umanità. Noi qualche volta non entriamo nella bellezza di questo mistero di sentirci uomini nell'Uomo per eccellenza, un uomo con la sua intelligenza, con la sua volontà, con il suo cuore, con la sua sensorialità, con la sua sensibilità. La gioia di essere oggi a celebrare il mistero, introducendoci o lasciandoci introdurre in questa meravigliosa esperienza, si esprime nel gustare la gioia di essere uomini: amare la nostra umanità con tutte le sue sfaccettature. Avvertiamo in tutta la sua luminosità la gioia di essere uomini! Dal momento che il Verbo si è incarnato, ogni volta che desideriamo ritrovarci uomini andiamo alla scuola di Gesù, entriamo nel suo mistero: è il silenzio dell'uomo che si lascia attirare nella persona di Gesù per sottolineare quanto sia bello gustare l'essere uomini! In una simile sensazione avvertiamo che il nostro essere uomini costituisce il luogo della nostra santificazione.

L’evangelista Giovanni non si è fermato soltanto ad evidenziare questa affermazione che ci dà la bellezza dell'essere uomini, ma ha detto anche: “E venne ad abitare in mezzo a noi”. Anzi, se dovessimo entrare nel testo greco, il significato sarebbe ancora più profondo: venne ad abitare “in noi”. Entrando in questa esperienza di abitare “in noi”, scopriamo come il Verbo abbia voluto dimorare nella nostra esistenza, nella nostra casa. È bello come quel “venne ad abitare” sia l'immagine della gloria di Dio che riempie il tempio, è la gloria di Dio che entra nella nostra storia, che è una casa con tutte le sue relazioni, con quella vita normale come è stata quella di Gesù. Egli è divenuto veramente uomo relazionandosi con tutti gli uomini. È questa una verità che ci dovrebbe far intuire che la santificazione dell'uomo passa attraverso il gusto di Gesù di vivere l'ordinarietà nella vita in tutte le sue esperienze quotidiane, dove questa bellezza riveste le nostre persone. La gioia del Natale ci stimola a vedere il contesto della casa come l'abitazione di quel Verbo che è in noi, che è in mezzo a noi e che, attraverso noi, si realizza con ogni fratello. L'uomo è se stesso perché la sua vita è un meraviglioso rapporto interpersonale: il Verbo diventa veramente uomo per dialogare con l'uomo, per far passare attraverso la relazione quotidiana della sua presenza quel senso divino che è l'essere uomini.

E allora “noi abbiamo contemplato la sua gloria” Quel “contemplare la sua gloria” non è altro che la continuità dell'Incarnazione, che ci introduce nell’esperienza del Padre. Noi abbiamo contemplato la sua gloria, ci siamo lasciati introdurre in questa luminosità divina, nella quale ritroviamo la bellezza dell'essere uomini. È quella armonia che il mistero dell'Incarnazione ci offre, introducendoci nella bellezza del volto del Padre. Celebrare il Natale è cantare la gioia della nostra umanità tutta immersa nel Divino, per essere veri e autentici.

Se noi non cogliessimo la bellezza dell'Incarnazione in questi tre momenti, il nostro Natale si ridurrebbe a Gesù Bambino, ai determinati tempi del presepe, niente di più. Ecco allora perché l'evangelista Giovanni, in quella espressione, ci ha detto la sua gioia di regalarci il senso della vita: amare l'essere uomini, perché Dio ha amato diventare uomo con tutte le sfaccettature della persona umana. Non per niente si dice che il Vangelo è un meraviglioso trattato di pedagogia divino-umana: andare al Vangelo è entrare nel mistero del Vangelo, è entrare nel mistero dell'essere veramente uomini. Questa è la grande gioia, che oggi noi celebriamo nella semplicità, nella essenzialità, nella verità d’ essere noi stessi.

Questi tre aspetti che l'evangelista ci ha offerto, noi li stiamo celebrando nell'Eucaristia: il Verbo si fa carne, diventa la nostra storia, anima le nostre persone e viene nella nostra esperienza attraverso la convivialità, la bellezza di abitare, la bellezza di una casa, una tavola con delle sedie. È il Verbo incarnato che si realizza con noi per farci accedere a quel meraviglioso rapporto Padre - Figlio che è il mistero: “Questo è il mio corpo dato per voi, questo è il mio sangue versato per voi". La celebrazione dell'Eucaristia significa il canto alla gioia di essere uomini. Se noi percepissimo questa verità, ci accorgeremmo che la bellezza del Natale è una luce che nel buio della storia dice: “Abbi la gioia di essere te stesso!” Preghiamo perciò in questa celebrazione, perché il dono di Dio Trinità nell'evento dell'incarnazione oggi divenga un'esperienza luminosa per ciascuno di noi, in modo che ogni volta che nella nostra esistenza appaiono momenti di tristezza, questo testo di Giovanni ci dia tanta luce. Nella nostra tristezza il Verbo si fa carne, condivide la nostra storia e ci introduce nella comunione che Gesù ha con il Padre. In questo modo respiriamo il Divino nel cammino della storicità umana. Questa sia la gioia che vogliamo condividere oggi, non in tante cose esteriori o luminosità di questo mondo, ma nella luce che è il Verbo: un simile evento ci dà la gioia di essere noi stessi, in attesa di quella gioia veramente inesauribile, quando, dal compimento sacramentale che noi stiamo celebrando potremo giungere a contemplare quella luce eterna, nel grande banchetto della liturgia del cielo. Il racconto del prologo del vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato è sempre attuale nel mistero eucaristico che stiamo celebrando.

Nessun commento:

Posta un commento