03 agosto 2025

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C -

DOMENICA 3 AGOSTO 2025                                                       

Qo 1,2; 2,21-23      Col 3,1-5.9-11      Lc 12,13-21

OMELIA

Gesù questa mattina convocandoci attorno a sé ci pone dinanzi una parola che nella cultura di oggi nettamente sta scomparendo: la bellezza feconda della Provvidenza. Questa parola dovrebbe accompagnare continuamente il cristiano il quale avverte nella sua vita l'azione stessa di Dio che lo accompagna giorno per giorno.

Ma come noi possiamo riuscire a cogliere il valore di questa identità che il cristiano è chiamato a fare propria, come Gesù ci ha detto questa mattina? E la risposta è molto semplice: andare a vedere chi siamo.

Se guardiamo attentamente la nostra esistenza essa è tutta nelle mani di Dio, e la gioia d'essere nelle mani di Dio, è la serenità del nostro cuore: creati nel mistero della Divina Provvidenza noi camminiamo nel tempo e nello spazio guidati dalla potenza dello Spirito Santo in vista di quell'incontro glorioso che sarà il paradiso.

Ogni respiro è un atto della Divina creatività.

L'uomo dei nostri giorni ha difficoltà a entrare in questo tipo di lettura perché l'uomo dei nostri giorni si organizza, vuol preventivare tutto. In certo qual modo vuol acquisire una tranquillità psicologica di fronte al tempo che egli sta vivendo. Ma Gesù stamattina ci dice che la bellezza della nostra vita è vivere l'istante. Infatti, se noi per un momento ci soffermiamo a comprendere il nostro istante, ci accorgiamo di una cosa molto semplice: ogni momento della nostra vita è un respiro che viene da Dio.

Fin dal mattino il Signore ci chiama a sé, ci alimenta nel senso della vita e ci dice: “Io sono con te!”. Ora questo aspetto che noi un po' oggi trascuriamo, perché viviamo della nostra creatività, è il principio di una grande libertà interiore.

È interessante il principio di fondo della nostra vita: diventati figli di Dio cresciamo ogni giorno in questo grande mistero. Noi ci svegliamo al mattino e diciamo “sono grazia”, “sono la fiducia di Dio in atto”, “sono la sua gratuità”. Ecco perché il cristiano fin da quando è piccolo è chiamato a pregare il Signore all'inizio della sua giornata. È un aspetto questo che noi troviamo in tutte le culture religiose - la coscienza che il soffio del mattino è un atto della bontà di Dio - che è fedele alla nostra esistenza. Ecco perché l'uomo nel cammino della sua vita è convinto che la sua esistenza nasce da Dio.

Ora tutto questo, che noi riusciamo a cogliere all'inizio della nostra giornata, noi lo riviviamo, lo rileggiamo e lo approfondiamo nel corso di essa; è quel respiro che è la fiducia di Dio nei nostri confronti, è la bellezza del camminare nella certezza che quel Dio che ci ha creato ci accompagna continuamente, in una gioia veramente inesauribile. Infatti se guardiamo attentamente la nostra storia noi ci accorgiamo che essa si costruisce su quel Dio che, dopo averci creati, ci accompagna attraverso la sua presenza. Ecco perché il cristiano, fin dal mattino, apre il proprio cuore al Signore, lo ringrazia della giornata che gli offre e cammina nel tempo nella certezza che non sarà mai deluso!

Anche per un principio che dovrebbe sempre accompagnarci: nati da Dio, diventiamo figli di Dio e percepiamo questa bellezza quando, nel tempo stabilito dal mistero della Grazia, saremo chiamati a gustare la bellezza del cielo.

La vita è giungere a contemplare la grandezza di Dio nella luce che viene dall'alto. Ecco perché il cristiano da una parte, vede la propria vita costruita nella Divina Provvidenza e, dall'altra sa che il suo cammino è nelle mani di Dio. Allora, qual è il desiderio più profondo che nasce nel nostro spirito e nel nostro cuore, per leggere in questo modo la nostra esistenza?

La convinzione profonda che ci accompagna continuamente è: Dio respira con noi.

È molto bello quando si educa un bambino alla vita, fargli comprendere che il respiro col quale costruisce la sua giornata è un atto creativo della Divina Provvidenza, è qualcosa che dentro di noi ci accompagna continuamente. Sicuramente qui c'è il grande intoppo di quello che chiamiamo il fenomeno della morte, ma se andiamo al Vangelo, cos'è la morte, se non il passaggio da questa vita all'eternità beata? Morire è entrare nella vita che non conosce tramonto. Ecco perché il cristiano è nella fiducia continua nel cammino della sua vita, perché sa collocare il suo istante in questo meraviglioso orizzonte. Creati da Dio camminiamo ogni giorno con lui, è quell'esperienza che ci qualifica continuamente e ci permette di camminare nella gioia che viene dall'alto.

E allora se il cristiano fin dal mattino rende grazie al Signore, tanto più la sera, quando raccogliendo le sue cose l'uomo si pone davanti a una convinzione: “Oggi sono vissuto nel Dio che non delude”. E la morte stessa, se noi cerchiamo di collocarla nella sua verità, è un aprirci a quell'orizzonte infinito che è il paradiso. Una delle difficoltà che noi cogliamo nella cultura di oggi è la gioia del Paradiso, la gioia di quell'incontro glorioso con Dio che riempie la nostra esistenza di quella meravigliosa realtà che è il Dio “tutto in ciascuno di noi”.

Come sarà bello il nostro incontro con Dio al momento della morte. La morte come esperienza dell'incontro con Chi fin dall'eternità ci ha chiamati e ci accompagna continuamente in una rilettura della nostra esistenza che si apre su orizzonti infiniti. Ecco perché Gesù in modo gioviale ci pone davanti alla domanda: “Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio. Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?. Ecco perché il cristiano continuamente vive in questo profondo senso del Dio che ci accompagna, del Dio che ci ama, del Dio che fa in noi cose meravigliose. E allora se noi riusciamo a immetterci in questa visione la morte diventa incontrare il Maestro in una gioia veramente inesauribile.

Come sarà bello quando contempleremo la Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo nel gaudio di una gioia che nasce da Dio e che in Dio si costruisce continuamente nella bellezza di gustare il volto del Padre, la gioia del Figlio, la creatività dello Spirito Santo che opera in ciascuno di noi.

Quindi questa mattina lo Spirito Santo attraverso le parole di Gesù ci vuole educare a vivere in un profondo senso della Provvidenza. Noi siamo molti tesi alla previdenza, dobbiamo cambiare semplicemente una vocale e allora, questa vocale ritraduce questa pazienza quotidiana di vivere il presente come dono, di condividerlo con i fratelli, in attesa del momento in cui diremo, con Gesù e come Gesù: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” e allora entreremo in quel gaudio meraviglioso che il Padre ci ha preparato, che nell'eternità ci allieterà e che nel cammino quotidiano diventerà la speranza di ogni frammento. Il cristiano non muore, ma dalla vita passa a quella Vita dove contemplerà la gioia di gustare la presenza del Maestro in una bellezza interiore che è eternità lassù, ma che fin da adesso entra nel nostro spirito, ci fa desiderare la bellezza di Dio e ci introduce in quella gioia che l'uomo storico non conosce, ma che il credente nel profondo del suo spirito sviluppa, in attesa di quell'incontro quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi.

 

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