DOMENICA14 SETTEMBRE 2025
Nm 21,4b-9 Fil 2,6-11 Gv 3,13-17
OMELIA
Gesù oggi convocandoci attorno a sé orienta lo sguardo del nostro cuore al
mistero della sua croce per ritrovarvi il senso di fondo della nostra vita.
Infatti è molto bello riandare alla liturgia della Chiesa e ricordare il
principio Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito. La croce è il dono dell'amore di Dio per l'umanità. Allora come
possiamo cogliere la bellezza di questa espressione del senso della nostra
esistenza quotidiana?
Innanzitutto dovremmo avere lo sguardo del cuore sempre rivolto al
Crocifisso, dove non c'è semplicemente una persona che muore, ma una persona
che ama. Contemplare il Crocifisso è sentirci intensamente amati da Dio.
Ecco perché tutta la bellezza della contemplazione di Gesù ci porta a
gustare questa sua esperienza: egli è venuto nella storia per amare l'uomo e lo
ha amato fino a donare la sua esistenza, perché l'uomo sia veramente se stesso.
Ma cosa vuol dire che Gesù ha amato l'uomo fino in fondo?
Quando noi ci accostiamo al mistero della Rivelazione noi ci accorgiamo
di un fatto molto semplice: Dio ama l'uomo, l'uomo centro dei suoi interessi,
l'uomo capolavoro del suo amore. Il cristiano ritrova veramente se stesso
gustando questo mistero: l'uomo capolavoro dell'amore di Dio e quindi, in
questo orizzonte, noi possiamo cogliere alcune sfumature che ci danno una enorme
speranza: Dio avendo amato l'uomo gli regala il proprio Figlio, anzi lo
introduce in un mistero di luce eterna. Infatti quando Pilato nel racconto
della passione di Gesù incide quella espressione sull'albero della croce ha
dentro di sé un principio di rivelazione molto interessante: Gesù Cristo figlio
di Dio è l’incisione messa sulla croce. Ma cosa voleva dire in quella
espressione - il figlio di Dio - se non la certezza che nel mistero di Gesù
nasceva una nuova umanità? Guardare Gesù crocifisso è guardare il sorgere di un
uomo nuovo. Ecco perché il cristiano guardando la croce si sente intensamente amato.
Esiste una attrazione di cuore che porta l'uomo a lasciarsi continuamente
avvolgere da questo amore proprio di Gesù e allora, se noi partiamo da questo
punto di vista, possiamo cogliere una realtà molto stimolante a livello
interiore: guardare Gesù, ritrovare la luce della vita, scoprire la gioia della
propria umanità, ritrovare la speranza nella quotidianità.
L'importante è, come ha detto molto bene il testo di Giovanni, che il
nostro sguardo sia sempre rivolto a Gesù. Ecco perché Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in
lui non muoia, ma abbia la vita eterna, entrare in una profonda esperienza di
attrazione nel mistero della Croce, una attrazione che porta l'uomo a rileggere
la sua vita in un altro modo.
Non vediamo nella croce un morto, nella croce vediamo un Dio innamorato
dell'uomo e, in questa visione, noi scopriamo la speranza. È sempre bello
ritornare al Salmo "Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi
i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte
le sue angosce". È un'attrazione
che rifà l'uomo e gli dà la speranza della vita.
Ecco perché il cristiano guarda sempre al Crocifisso perché nel momento
in cui lo guarda sente la propria vita fondamentalmente rigenerata. Ma un
secondo aspetto emerge contemplando il Crocifisso e ce lo ha detto molto bene
Gesù nel Vangelo: Dio non ha mandato il figlio nel mondo
per condannare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui, è entrare in quella attrazione che permette
a Dio di avvolgere l'uomo nel suo amore misericordioso che non ha confini.
Guardare il Crocifisso è guardare un Dio che ci ama.
Ecco perché il cristiano nel cammino della sua esistenza è sempre
affascinato da questa esperienza; è molto bello come nella celebrazione
liturgica del Venerdì Santo siamo invitati a baciare il Crocifisso e, in quel
gesto rituale, noi ritraduciamo una esperienza di fondo della vita: il nostro
cuore è innamorato del Crocifisso, è innamorato di colui che ama. Nella
bellezza della vita cristiana questo criterio è essenziale ed è fondamentale:
l'uomo è un amato da Dio!
Ecco perché il cristiano guardando il Crocifisso avverte nel profondo del
proprio spirito la novità della vita, un’esistenza totalmente trasfigurata. E
allora se noi partiamo da questa visione che l’evangelista Giovanni ci offre in
modo meraviglioso, nasce la convinzione che la bellezza della fede è gustare una
Presenza che fa di noi i suoi capolavori.
Noi tante volte dimentichiamo questo mistero che ci avvolge in modo
esaltante totalizzante: Dio ama l'uomo, Dio dà la vita per l'uomo, Dio
accompagna l'uomo nella bellezza della gloria del cielo.
Se noi entrassimo in questo tipo di esperienza, in questo tipo di visione,
saremmo uomini ricchi di speranza! Ecco perché la festa di oggi è la festa del
canto alla gioia del Crocifisso perché in lui ritroviamo la bellezza
dell'essere amati. Non per niente - e questo lo sperimentiamo sempre - l'evangelista
Giovanni introducendo l'ultima cena dice che Gesù avendo
amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, fino all'infarto del cuore! E quando noi entriamo
in questa esperienza noi ci ritroviamo persone essenzialmente amate: è la
verità che la festa di oggi ci offre in modo meraviglioso, non siamo legati a
tante cose esteriori, ma se guardiamo esattamente il Crocifisso ci sentiamo
uomini profondamente rifatti da un amore inesauribile.
È quello che ci ha voluto dire Giovanni quando nel racconto della
passione di Gesù inventa quella espressione che mette sull'albero della Croce -
Gesù Cristo figlio di Dio - e in quel “Gesù” l'evangelista Giovanni ha fatto un
grande atto di fede, soprattutto andando a leggere il testo dall'aramaico, noi
cogliamo questa sfumatura Dio ama
talmente l'uomo da ricrearlo continuamente, è l'esperienza che ha fatto
Mosè sul monte Oreb quando Dio gli è apparso come colui che è il principio
della vita dell'uomo.
Qual è il tuo nome che io possa parlarne ai miei connazionali? E Dio dà
quella meraviglia di risposta nella quale sottolinea quell'amore inesauribile
di Dio che rende l'uomo suo capolavoro. Ecco perché il cristiano nella festa di
oggi è inebriato dall'essere amato da Dio e quando l'uomo, nel profondo del
proprio cuore si sente amato, la vita assume dimensioni diverse, scaturisce la
speranza, si percepisce la gioia dell'esistenza, si ha la sensazione di avere
un Dio così vicino a noi da darci speranza in ogni attualità della nostra
esistenza.
Ecco perché giustamente Giovanni ci ha detto: Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito. Siamo capolavori dell'amore di Dio e, tutto
questo, noi lo stiamo vivendo nel mistero eucaristico. Quando noi andiamo a
celebrare l'Eucaristia non andiamo a un rito, ma entriamo in una esperienza; la
bellezza dell'Eucarestia è sentirci amati radicalmente da Dio attraverso la
semplicità dell'essere attorno allo stesso tavolo con il Maestro.
La festa di oggi è la gioia di entrare nella grandezza di Dio per essere
creature completamente rinnovate. E allora, se noi veramente entriamo in questa
visione, la bellezza della fede è molto semplice: lasciamoci amare da Gesù,
guardiamo il Crocifisso con semplicità di cuore, gusteremo la creatività di Dio
nei confronti dell'umanità e cammineremo in quella umanità gioiosa che è il
mistero di Gesù.
Lasciamoci prendere da questa bellezza e allora percepiremo la gioia di
essere cristiani, di essere amati da Colui che ha donato la vita perché noi
fossimo veramente uomini secondo i suoi disegni.
Questa sia l'esperienza che vogliamo vivere e condividere in questa
Eucaristia in modo che nel momento in cui ci accosteremo al Pane eucaristico,
in quel momento percepiremo nelle nostre persone quella creatività nuova che ci
rende la gioia di Dio nei confronti dell'uomo e, quando noi facciamo questa
esperienza, la vita diventa diversa, il cuore respira, camminiamo in novità di
vita e siamo in attesa di quel meraviglioso banchetto del cielo quando Gesù
stesso passerà a darci da mangiare se stesso, in un gaudio eterno che ci ricolmerà
di gioia per tutta l'eternità beata.
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