29 novembre 2015

I DOMENICA DI AVVENTO - Anno C -

Ger 33,14-16                     1Ts 3,12-4,2            Lc 21,25-28.34-36
OMELIA
La celebrazione della solennità di Cristo Re ha posto dinanzi al nostro sguardo la pienezza della vita; contemplando il Cristo nella pienezza della sua persona l'anima è trasportata ad entrare in quel mistero. Davanti alle realtà affascinanti dell'esistenza, nell'uomo cresce il desiderio di voler vedere il Signore. La contemplazione genera la volontà di una immedesimazione; il desiderio di immedesimazione non è nient'altro che l'acquisizione progressiva di questa pienezza. È il senso del tempo dell'avvento.

Il Signore in pienezza è in mezzo a noi e ci fa "desiderare" perché possiamo giungere a gustare eternamente il suo mistero.  Di fronte a questo meraviglioso orizzonte nasce l'interrogativo: come possiamo crescere in questo desiderio che è il senso della nostra vita? Noi siamo stati battezzati nell'acqua e quell'acqua genera la sete per godere eternamente quella pienezza! La parola che Gesù questa mattina ci ha consegnato ci può aiutare a come crescere in questa sete perché possiamo veramente e lentamente crescere nel desiderio del volto del Signore.

Il primo passaggio c'è stato offerto dalle promesse di Dio. Uno dei drammi in cui l'uomo può cadere soprattutto nell'esperienza religiosa è l'illusione; l'uomo religioso è sempre tentato dall'illusione e, davanti a questo possibile pericolo, l'attesa si costruisce sulle promesse di Dio. Dio ci parla continuamente perché possiamo veramente dilatare in modo vero, autentico e fecondo questo meraviglioso desiderio. La parola profetica continuamente rigenera la nostra speranza.

Dio ci parla ed entra in noi per farsi desiderare. Dio ci parla in Gesù che è presente in mezzo a noi, Dio ci parla attraverso la bellezza feconda della celebrazione dei divini misteri, Dio ci parla attraverso la rivelazione della parola, Dio ci parla attraverso la storia. Dio vuole che vediamo il suo volto e continuamente entra in dialogo con noi perché possiamo veramente crescere in questa attesa. Ma perché Dio vuole stimolarci in questo desiderio del suo volto? E qui troviamo un aspetto caro soprattutto all'antico testamento, ma che noi dovremmo spiritualmente acquisire: Dio, il Padre, in Gesù ci parla continuamente perché è innamorato di noi e vuole essere in viva relazione con ciascuno di noi : è geloso di noi.

Questo è un grande tema sul quale poche volte ci soffermiamo: il tema della gelosia di Dio. Infatti chi siamo noi? Se guardiamo attentamente la nostra esistenza, sappiamo che essa è tutta di Dio. La nostra esistenza è nelle sue mani. Gesù ci accoglie dal Padre e non vuole che ci stacchiamo da lui. Quante paure ha l'uomo contemporaneo, ma tante paure  gli sorgono nel cuore perché pensa di essere il signore della sua vita. Chi è signore della vita dell'uomo se non Dio stesso?  La conseguenza che potremmo ricavare è che questo cammino di attesa è costruito tutto da Dio. Dio non vuole che ci perdiamo, Dio non vuole che ci dimentichiamo di cercare il suo volto, Dio vuole che il nostro cuore cresca nell'innamoramento del suo volto; la nostra vita è tempo di gelosia. Dio non vuole che ci stacchiamo da lui.

Se nel cammino del tempo la sua presenza è velata, la sua presenza è velata perché lo si desideri sempre più e vogliamo scoprirlo. Quante volte ci poniamo l'interrogativo come possiamo nel cammino della nostra esistenza avere questi orientamenti verso il Signore e ci preoccupiamo chissà cosa dobbiamo fare. Gesù ci dice: "Non devi fare niente di tua iniziativa, ma devi godere di essere nelle mie mani!”  Gesù lentamente plasma la nostra storia e mette in noi la vivacità della vita. Scaturisce in noi una tensione spirituale: " il tuo volto, Signore desidero, il tuo volto continuamente ricerco ". Il senso della ricerca del volto è crescere nella comunione di vita. 

In questo contesto ci accorgiamo che Dio ci parla continuamente perché possiamo godere il gusto della appartenenza.

Dio in noi attende la sua venuta. In questo clima si sviluppa uno degli aspetti più belli della nostra esistenza: il desiderio. Un uomo senza desideri è una statua!

Il cuore dell'uomo è un desiderio continuo. Il Signore ci dà lo slancio e lo stimolo perché questo desiderio non si fermi mai. L'uomo davanti a questo orizzonte si ritrova in alcune circostanze con questo interrogativo: "ma io sto veramente desiderando il volto del Signore?".  La storia diventa la grande purificazione della vita.

La Chiesa, dopo averci regalato attraverso il profeta il senso della novità di vita e attraverso l'apostolo Paolo la visione della gloria nella quale desideriamo tutti entrare, ci ha preparato con il testo evangelico  a comprendere il significato degli sconvolgimenti naturali, perché non possiamo desiderare secondo le nostre modalità di sicurezza spirituale e intellettuale. Il dramma della vita è che noi siamo schiavi dei nostri desideri, che pensiamo che la vita siano i nostri desideri. Per correggerci il Signore ci plasma, e ci plasma continuamente, perché vuole ribaltare i nostri desideri facendoci crescere in sintonia con quello che vuole lui!  Per volere quello che vuole lui, dobbiamo lentamente abbandonare i nostri desideri. Dobbiamo passare dai tanti desideri che affollano la nostra esistenza per avere un unico desiderio. Questa flessibilità spirituale per crescere nella unificazione dei nostri desideri è la grande libertà dell'uomo! L'uomo troppo rigido è un uomo che ha paura, che non sa desiderare con libertà del cuore, l'uomo troppo rigido ha paura di vivere.

Il Signore nel cammino della nostra esistenza genera di continuo terremoti esistenziali, crea tante difficoltà, molteplici interrogativi per lentamente allontanarci da quelli che sono i nostri desideri, ma che non sono i suoi desideri. Dio che è geloso ci tormenta continuamente perché vuole liberarci progressivamente dalle nostra schiavitù.

Usando un'immagine, ci libera un poco alla volta dalla zavorra che ci impedisce di volare verso l'alto, come una mongolfiera…  Noi tante volte siamo troppo legati alla zavorra di noi stessi e non riusciamo più a volare, l'uomo è grande perché vola nell'immensità dell'orizzonte di Dio. In questo dobbiamo desiderare solo lui perché solo lui è la meta della nostra esistenza. Dobbiamo passare dall'uomo che immagina i suoi desideri all'uomo che diventa puro desiderio e che si lascia condurre da quella parola che determina il nostro cammino quotidiano. L'uomo che non desidera è già morto anche se è giovane! In questo, il tempo dell'avvento, è la personalizzazione progressiva del desiderio del volto di Dio per giungere a contemplarlo nella gloria del cielo.  Se riuscissimo in semplicità ad entrare in questo itinerario interiore ci accorgeremmo quale libertà del cuore opera in noi! Dio ci fa delle promesse, ci prende per mano, ci libera da noi stessi e ci dà l'ebbrezza di desiderare in purezza di cuore il suo volto, compimento della nostra esistenza umana.

Questo desiderio lo stiamo vivendo.

È molto bello vedere la nostra celebrazione eucaristica come l'espressione di una vita interiore: "il tuo volto Signore io cerco non nascondermi il tuo volto". Chiunque si accosta alla celebrazione eucaristica gusta la rivelazione divina.

Ora, nell'eucaristia Gesù si è rivelato nei segni, ma  dal segno egli ci fa desiderare la sua persona. L'eucarestia è la scuola quotidiana del desiderio dell'eternità beata.  Con questa intensità del cuore viviamo quest'eucarestia nel tempo di avvento che ci fa bramare la bellezza di Dio.  Allora saremo sorridenti, docili, pazienti, attenti, gioiosi, armonici. La bellezza verso la quale stiamo camminando ci sta già trasformando. Questo sia il senso del nostro cammino dell'avvento in modo che abbiamo lo sguardo sempre rivolto verso l'alto perché dall'alto nasce quella luce che riscalda e illumina il cuore che dà speranza in ogni tribolazione della vita.
 
 
 
 
 

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