28 febbraio 2016

III DOMENICA DI QUARESIMA - Anno C -

Es 3,1-8.13-15                   1 Cor 10,1-6.10-12                      Lc 13,1-9
OMELIA
Il cristiano è chiamato a vivere la luminosità di Cristo. L'identità del discepolo la cogliamo sempre più entrando nell'esperienza della trasfigurazione nella quale l'uomo lentamente entra nella luminosità stessa di Dio, ma quando l'uomo fa questa esperienza di luce e vuole desiderare di entrare in questa meravigliosa ricchezza deve imparare la parola che è risuonata nella Parola di questa mattina: la conversione.

La conversione è il dilatarsi della luminosità divina dentro di noi.

Davanti a questa parola infatti è importante che cerchiamo di avere una profonda sensibilità evangelica, poiché la conversione scaturisce dalla fecondità di Dio dentro di noi, è il fiorire di una presenza che è radicata nella nostra persona e che lo Spirito Santo, giorno per giorno, crea dentro di noi.

Ce lo ha detto molto bene l'apostolo Paolo quando, sullo sfondo dell'esperienza dell'esodo, ci ha detto cosa vuol dire essere discepoli se non essere iniziati a Gesù Cristo e l'iniziazione a Gesù Cristo è niente altro che la persona del Maestro che cresce dentro di noi.

Quando pensiamo all'iniziazione cristiana pensiamo al battesimo, alla cresima e all'eucaristia e ci accorgiamo che l'itinerario penitenziale sacramentalmente non appartiene all'iniziazione cristiana perché l'espressione penitenziale è il fiorire, è l'emergere di questa creatività di Dio dentro di noi. La conversione è la presa di coscienza delle meraviglie che Dio opera in noi e che diventano lo stimolo per essere luminosi della luminosità di Dio; solo chi avverte la grandezza di Dio entra in un processo di conversione.

Chi sceglie la contemplazione si converte.

Chi non sceglie la contemplazione farà tante opere buone, ma non si convertirà mai.

La bellezza sulla quale costruire la nostra storia è la convinzione che la Trinità è talmente creativa in noi che attraverso la nostra libertà in noi genera meraviglie.

In questa visione è molto chiara la rivelazione che Dio ha fatto di se stesso a Mosè: quando Dio ha voluto rivelare il suo nome, un nome letterariamente intraducibile, ci ha detto fondamentalmente questo: io sono il respiro di un innamorato passionalmente dell'uomo.

È una verità questa che dovremmo, nel nostro piccolo, ritrovare continuamente.. la conversione nasce dal gusto dell'uomo di lasciarsi invadere dalla creatività divina.

Infatti  - e qui noi entrando nell'esperienza della rivelazione -  intuiamo alcune favolose sottolineature che rendono la conversione come il gusto della libertà interiore, nella quale l'uomo, è chiamato lentamente a costruire la propria luminosità divina.

Usando un'immagine cara alla letteratura rabbinica, il vestito luminoso che ha avvolto Adamo ed Eva, prima del peccato, deve diventare l'abito voluminoso dei tempi messianici e noi, nell'itinerario della nostra esistenza, abbiamo questa radicale vocazione : entrare in quella luminosità divina che è già il principio dell'eternità beata.

Attorno al nome di Dio la conversione diventa veramente segno di grande speranza.

Qual è il senso di quella parola, di quelle quattro consonanti attraverso le quali Dio ha rivelato se stesso? E la risposta è molto semplice: quelle quattro consonanti derivano dalla parola “soffiare” e l'uomo è nato dal soffio di Dio  - stando al racconto della genesi - e allora l'uomo può esistere se non respirando?

Ma cosa vuol dire respirare se non vivere in atto la creatività continua di Dio? Ogni respiro è un atto dell'amore appassionato di Dio. Quando l'uomo si sente raggiunto da questo amore appassionato di Dio non può non lasciarsi coinvolgere in questa relazione amorosa e non vivere la conversione come gratitudine.

La gratitudine è la verità della conversione!

Se uno pensasse di convertirsi facendo tante opere sta adorando l'idolo dell'io.

La bellezza della conversione è un fascino che penetra talmente nelle nostre membra come il respiro, come l'amore e che ci permette progressivamente di far spuntare quella vita nuova che è la vita stessa di Gesù. È molto bello come la Chiesa dopo averci collocato nel clima della luminosità ci dia il compito della conversione perché quella luminosità divina divenga la nostra luminosità. Tutto questo, se andiamo alla scuola della tradizione ebraica, è molto chiaro: Dio quando si è rivelato a Mosè si è rivelato attraverso quattro consonanti, ma l'uomo non può parlare solo con le consonanti. L'uomo ha bisogno delle vocali per esprimersi e, le vocali le costruisce l'uomo, le vocali sono la personalizzazione delle consonanti. Davanti a questa grandezza dell'amore appassionato di Dio la conversione è l'uomo che con gratitudine compone quelle vocali per poter fare della propria vita una autentica professione di fede.

Se entriamo in questo orizzonte la conversione è nient'altro che respirare l'amore che anima, che purifica la nostra vita,  è gustare progressivamente l'abito di luce di Adamo ed Eva nel giardino terrestre, la conversione è il cammino che nella gratitudine costruiamo giorno per giorno di fronte alla gioia di essere gratuitamente e favolosamente amati da Gesù.

La conversione è crescere nel canto della libertà.

Di conseguenza ci accorgiamo come il tempo quaresimale è il tempo nel quale progressivamente entriamo in quella sensibilità di Gesù che è la bellezza della nostra vita. In un simile contesto ci accorgiamo che questa è la bellezza del Vangelo: la conversione è un fatto di cuore: la conversione del cuore che ama lasciarsi amare amando come colui che lo sta amando.

Ed è la grande verità della nostra vita!

È quel gioioso tormento che stiamo vivendo in questa eucaristia. La bellezza dell'eucaristia è quella inquietudine quotidiana di non essere la luminosità di Cristo. Celebrare l'eucarestia vuol dire accogliere il Signore morto e risorto in quel pane e in quel vino e lasciarci favolosamente amare, e quando il cuore è abitato da questo meraviglioso amore scatta la voglia di costruire l'esistenza feriale come un vivace processo di conversione.

Viviamo questo mistero in questa quaresima lasciandoci coinvolgere nell'amore eucaristico di Gesù, non sottomettiamoci a sottolineare eccessivamente le tante cose che facciamo in Quaresima che possono essere gratificazioni psicologiche dell'io per camminare in questa libertà del cuore che diventa sempre più la luminosità di Gesù. E' il sorriso a cui tante volte abbiamo accennato che rappresenta la luce di Dio nel nostro cuore. Il sorriso di Dio è la vera conversione che sta operando dentro di noi.

Dal mistero eucaristico fiorisce ogni giorno quella conversione che è il rivestirci quotidianamente della luminosità del Cristo per esserne il gaudioso testamento.
 
 
 
 
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