01 novembre 2016

SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI - T.O. – Anno C

Ap 7,2-4.9-14                    1Gv 3,1-3                Mt 5,1-12
OMELIA
Domenica scorsa Gesù ci insegnava che la bellezza della vita è cercare il volto di Dio Padre attraverso un continuo dialogo tra la persona del Maestro e ciascuno di noi.

Il gusto della salvezza è il gusto del desiderio del volto di Dio.

Davanti a questo cammino, qualcuno potrebbe avere il dubbio: cadere in un contesto di grande illusione religiosa, e davanti a questa possibile tentazione, la festa di oggi ci illumina introducendoci in una meravigliosa esperienza di comunione. La festa dei santi è la festa di una comunione nella quale l'uomo ritrova autenticamente se stesso e quando c'è intensa comunione non c'è mai illusione.

La condivisione, in una ricerca, è certezza di una profonda verità. Allora intuiamo che il cammino di ricerca del volto di Dio nasce da una comunione, che è il meraviglioso rapporto Padre e Figlio nello Spirito Santo. In questo si delinea una grande meta: la grande comunione di cui ha parlato l'autore dell'Apocalisse attraverso la comunione che dovrebbe animare il nostro cammino nel tempo e nello spazio. L'uomo non è mai solo nei progetti divini!

L'uomo è meraviglioso perché nella fede si trova in una grande comunione con tutti i fratelli nel tempo e nello spazio e contemporaneamente con tutti i santi del paradiso; è una comunione tra i santi che stanno divenendo tali, e siamo tutti noi, e i santi che hanno raggiunto la pienezza della gloria. La ricerca del volto di Dio è un dialogo nella Trinità tra la bellezza di essere fratelli nel tempo in comunione con i fratelli del cielo. Questa comunione ce l'ha chiaramente espressa il bel testo della prima lettera di Giovanni quando l'autore sacro dice: fin da ora siamo figli.

È molto bello come l'autore sacro utilizzi il plurale perché la bellezza della nostra esistenza è essere figli nel Figlio dove tutti noi partecipiamo alla santità di Dio, è la bellezza della fraternità per condividere nel cammino concreto la bellezza della gloria reciproca. In questo la Chiesa è profezia per l'uomo di oggi.

Purtroppo l'uomo contemporaneo è drammaticamente verità a se stesso, è chiuso in se stesso, nelle sue sicurezze più o meno valide ed è un potenziale suicida esistenziale. L'uomo è grande perché è comunione e la bellezza della festa dei santi ci porta a gustare questa meravigliosa fraternità, la certezza che noi non camminiamo mai da soli!

In Gesù siamo figli, in Gesù gustiamo la creatività del Padre, in Gesù abbiamo l'energia dello Spirito per crescere in grande fraternità. Fin da ora siamo fratelli.

In questo fatto scopriamo che la bellezza della vita è costruire giorno per giorno un dialogo, eternità-storia, storia-eternità. L'uomo non è mai solo e questo primo elemento che cogliamo dalla parola della prima lettera di Giovanni ci dà un grande slancio. L'uomo innamorato del tu diventa noi ed in noi c'è il gusto dell'io, ma tutto questo ha un valore altamente profetico. Tutto ciò che è nella Chiesa è profezia! Noi tante volte pensiamo che la Chiesa sia una serie di cose che si devono fare, la Chiesa non è il luogo dei solipsismi, la Chiesa é la bellezza di dire al mondo - e qui è l'importanza della storia - che noi siamo fratelli di tutti. Nel cuore di ognuno di noi c'è il mondo intero e il mondo intero vive di ciascuno di noi. Il mondo intero non è semplicemente un'esperienza orizzontale, ma il mondo intero è cielo e terra, ecco noi camminiamo nel tempo accompagnati in meravigliosa comunione con chi è in paradiso. Essi non sono semplicemente lassù essi sono quaggiù.

Qualche volta cadiamo nella trappola del tempo e dello spazio: diciamo che Gesù è lassù e noi siamo quaggiù, diciamo che i santi sono lassù e noi siamo quaggiù, non è affatto vero!

La bellezza è che come il Cristo è quaggiù, è in mezzo a noi, i fratelli del cielo sono quaggiù: è la bellezza di dire all'uomo: non sei solo! L'invisibile ti dà il gusto di questa comunione eterna. E allora la ricerca del volto di Dio è nient'altro che un cammino fraterno dove cielo e terra continuamente dialogano tra di loro perché noi che siamo in cammino possiamo giungere a contemplare il volto di Dio. Allora intuiamo quella bella immagine che ha usato il libro dell'Apocalisse: “questi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione”. In quel momento la tribolazione era la persecuzione neroniana, oggi è la cultura contemporanea che diventa una grande tribolazione perché non spaziamo più su quel meraviglioso infinito amando con gioia coraggiosa la nostra quotidianità che è il luogo in cui abitano tutti i santi perché la nostra storia feriale é abitata dalla Trinità, la nostra quotidianità è già il cielo che comincia: fin da ora siamo figli! E allora diventiamo profeti nella tribolazione della bellezza della comunione.

L'uomo oggi ha paura di fraternità, il cristiano oggi è chiamato a spalancare il cuore a una fraternità che non ha confini perché ha sapore di eternità beata. La festa di oggi è una festa estremamente importante per dare speranza all'uomo che si sta autodistruggendo nelle sue solitudini storiche.

Questa verità la stiamo vivendo nell'eucaristia.

Nell'eucaristia c'è il Signore, nell'eucaristia ci sono tutti quelli che appartengono al Signore, nell'eucaristia c'è l'umanità di ieri, di oggi e di domani. Nell'eucaristia, in questa meravigliosa comunione, gustiamo la vita storica perché in essa veniamo inebriati della gioia dell'eternità beata e allora inevitabilmente, mentre nel tempo costruiamo le nostre comunioni fraterne, abbiamo in senso vero, una grande nostalgia: presto saremo nella comunione della Gerusalemme del cielo.

Come l'uomo nel cammino della sua vita è un assetato di verità, la comunione terrestre è una sete condivisa di comunione eterna. Quando moriremo, diremo: finalmente siamo giunti in quella comunione nella quale gusteremo l'eternità, ma ora la stiamo contemplando in modo sacramentale.

La festa dei santi non ci porta fuori dalla storia, la festa dei santi dà senso alla storia, ci fa intuire che la bellezza della comunione fraterna nel tempo è pregustazione fraterna del paradiso quando anche noi insieme ai 144.000 della prima lettura, cioè l'umanità intera, seguiremo l'Agnello cantando il canto nuovo che solo i 144.000 stanno gustando. Viviamo questo clima e non lasciamoci appesantire dalle piccinerie della storia per entrare in questa eternità che già stiamo vivendo. Se tante volte può nascere la preoccupazione: " la mia ricerca è un'illusione ?" la risposta che nasce dal cuore è molto semplice: in  una comunione così grande non c'è nessuna illusione, c'è una fraternità che ci dà il gusto di cercare perché in questa fraternità contempleremo il cielo, la gloria della Trinità con tutti i fratelli che in Cristo Gesù ci dicono veramente vale la pena essere figli del tempo per essere figli gloriosi del cielo glorioso che non ha nessun limite.
 
 
 
 
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