20 dicembre 2020

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

2Sam 7,1-5.8-12.14.16              Rm 16,25-27                      Lc 1,26-38

OMELIA

La Chiesa lentamente ci ha preparati alla grande manifestazione del Signore e, attraverso il dialogo che abbiamo poc'anzi ascoltato nel brano evangelico dell'annunciazione dell’angelo a Maria, noi troviamo la metodologia interiore per poter veramente giungere in questa luminosità divina nella quale l'uomo ritrova autenticamente se stesso e per entrare nella comprensione del “come” noi possiamo prepararci a questo meraviglioso incontro. È veramente interessante entrare nell'inizio del dialogo tra l'angelo e Maria: lì scopriamo la modalità interiore perché possiamo veramente arrivare all'evento del Natale, illuminati dalla grandiosità semplice dell'agire del Dio della rivelazione. Ricordiamo sempre che quando l'evangelista Luca traccia il volto di Maria, nello stesso tempo traccia il volto della Chiesa e traccia il volto di ogni uomo. Il racconto risulta significativo anche per il concreto vissuto dei nostri giorni. Un simile dialogo non appartiene al passato, questo dialogo è la vita del nostro presente, ma questo dialogo innanzitutto nasce da Dio.

In quella immagine dell'Angelo noi troviamo la condiscendenza di Dio nei confronti dell'uomo. Non è l'uomo che dialoga con Dio, ma è Dio che dialoga con l'uomo. Dio innamorato dell'uomo entra in relazione con lui per rivelargli le meraviglie della sua storia, storia divino-umana. In questo dialogo appaiono la bellezza e la benevolenza della libertà di Dio che si comunica alla storia dell'uomo. L'altra figura è Maria, con la caratteristica che l'evangelista ci presenta, non solo con una semplice e generica affermazione “vergine”, ma con un articolo determinativo “la vergine”. Ci troviamo inseriti in un dialogo tra la gratuità di Dio che entra nella storia, e la verginità dell'uomo che si apre alla libertà divina. Infatti, la bellezza della verginità è un fatto interiore dove l'uomo si apre sul mistero, si apre alla gratuità dell'evento divino, dove l'uomo nella consapevolezza di se stesso si apre a quello che Dio vuole da lui: è la bellezza della rivelazione. La rivelazione è il meraviglioso rapporto tra la gratuità divina che entra nella storia e un uomo che, nella sua libertà, con il cuore ricco di stupore, si apre all’accadimento divino. E tutto questo è un dialogo interiore. Spesse volte davanti a questo evento noi siamo catturati dall'arte figurativa, che ha collocato l'incontro in un tempo e in uno spazio. Un simile dialogo avviene invece tra l'invisibile creatività dello Spirito e l'uomo interiore che è aperto a questa azione divina nella sua vita. È il meraviglioso incontro tra due libertà: da una parte la libertà di Dio che entra nella storia con tutta la bellezza della sua gratuità e dall'altro la libertà creata dell'uomo che si apre al fascino di Dio. E in questo dialogo troviamo la bellezza dei tre contenuti espressi dalle parole dell'angelo: “Rallegrati/ piena di grazia/ il Signore è con te”. Sono tre aspetti che ci fanno chiaramente intendere che l'incontro con la gratuità meravigliosa di Dio nell'evento del Natale è un capolavoro della iniziativa di Dio.

Innanzitutto, quel “Rallegrati!” esprime la gioia di Dio che vuol farsi uomo, è la bellezza di questa gioia divina. Dio, innamorato dall'eternità della creatura umana, si cala in Maria. È Dio che esulta di gioia in noi: “Rallegrati, il tempo della rivelazione dell’amore di Dio è giunto!”. In questo dialogo l'uomo vive la gioia di Dio. Noi qualche volta dimentichiamo la bellezza di Dio che entra nella grandezza dell'uomo, ricolmandolo della sua gioia.

La gioia del Natale è la gioia di Dio regalata all'uomo perché questa gioia di Dio è l’uomo che, sia che lo sappia sia che non lo sappia, è il darsi della pienezza dell'amore di Dio. L'affermazione “piena di grazia” evidenzia il fatto che quel “piena di grazia” ritraduce la volontà divina di rifare l'uomo, e l'uomo che nel profondo della sua esistenza si sente amato da Dio. Chi nella sua vita si apre all'amore ineffabile di Dio si apre alla gioia dell'essere amato, percependo nel profondo della propria persona una grandezza che solo il vergine riesce a cogliere fino in fondo. Chi non è distratto da tante cose contingenti gusta una simile ricchezza.

Tutto questo si ritraduce nella grandezza della terza espressione: Maria è chiamata ad essere regalo per l'umanità. Quando l'angelo dice “il Signore è con te” e noi ne ricerchiamo l’origine scritturistica, troviamo che la formula “il Signore è con te” è l’espressione della missione a cui Maria e l’uomo sono chiamati. Maria è la gioia di Dio che ricolma la persona perché regali agli altri questa bellezza gaudiosa di Dio. Dio si rivela a ciascuno di noi perché ciascuno di noi sia gioia per chi gli è accanto. La gioia di Dio ci ricolma della pienezza dell'Amore, perché possiamo essere diffusivi nella grande libertà della nostra esistenza di questo grande amore. Noi possiamo andare incontro al Signore ed entrare nella rivelazione della sua gloria perché il nostro cuore è aperto, è libero, non si lascia condizionare dalle contingenze della storia e diventa il luminoso capolavoro da far regalare a chiunque la Provvidenza ci faccia incontrare, perché la manifestazione di Dio ha come finalità la bellezza della fraternità. E allora, se noi cogliamo questo contesto, ci accorgiamo perché tante volte davanti alla manifestazione gloriosa e luminosa di Dio noi siamo assenti. Dovremmo sempre andare all'inizio del Vangelo di questa mattina e ritradurlo con uno stile di vita. Siamo sicuramente consapevoli che abbiamo dei grandi limiti, ma nello stesso tempo siamo gaudiosi per la grande fiducia che Dio ha nei nostri confronti. Cerchiamo di entrare in questo grande mistero e scopriremo che tutto questo non è un'illusione.

Il racconto che abbiamo ascoltato è sempre attuale nel mistero eucaristico che stiamo celebrando. L'evangelista Luca, quando compone il suo Vangelo, ha sempre come sfondo il mistero eucaristico. Le tre parole con le quali l'angelo si rivolge a Maria sono le grandi tre parole dell'Eucaristia davanti al nostro cuore aperto alla grandezza divina. Qui noi ci ritroviamo per gustare la gioia Dio, Dio che entra nel nostro quotidiano e ci ricolma di grazia. Il Risorto diventa la nostra vita nel mistero del suo Corpo e del suo Sangue, per dirci che, uomini rifatti dalla gioia di Dio, dobbiamo regalare questa gioia nella semplicità dell'ordinario. La bellezza di Maria è l’ordinarietà. Dio è meraviglioso in un cuore innamorato che vive l'istante nell'ordinarietà di tutti i giorni. È la semplicità del mistero eucaristico: insieme con il Risorto essere ricolmati di una gioia ineffabile che ci fa pregustare quell'incontro veramente meraviglioso, quando il Tutto sarà tutto in ciascuno di noi.

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