06 gennaio 2021

EPIFANIA DEL SIGNORE

 Is 60,1-6                   Ef 3,2-5.5-6     Mt 2,1-12

OMELIA

Celebrare la solennità dell'Epifania significa entrare in quel mistero nascosto da secoli in Dio e che si è rivelato nella storia nel grande evento della Incarnazione e della Pasqua. In questa rivelazione noi oggi veniamo invitati a introdurci in uno stile particolare di vita: essere dei ricercatori della verità e del senso della nostra esistenza. Stiamo gustando la gioia di entrare nel mistero avvolti dalla gratuità di Dio che cammina con noi. Prendiamo consapevolezza che siamo chiamati ad essere dei ricercatori del vero significato della nostra esistenza.  La figura dei Magi in certo qual modo ci aiuta ad entrare in questo percorso esistenziale attraverso tre tempi molto chiari:

  • la ricerca dell'uomo come esperienza normale di vita,

  • per entrare nella di fedeltà di Dio che è Gerusalemme,

  • fino ad assumere il mistero Pasquale di Cristo Gesù.

Questi sono i tre passaggi che l'evangelista Matteo ci regala questa mattina perché possiamo entrare in un fecondo itinerario di cammino verso il mistero di Gesù Cristo Figlio di Dio. L'uomo è continuamente in viaggio per cercare giorno per giorno il senso della sua vita, ed è interessante come il linguaggio dell'evangelista ci aiuti a percepirne e a scoprirne il metodo. Una chiara constatazione è che la stella brilla di notte, la stella è la luce che viene dall'alto e che penetra nel cuore dell'uomo il quale in un profondo atteggiamento di silenzio avverte la creatività di Dio dentro di sé. Come la luce della stella guida l'uomo nell'oscurità della storia, così la potenza di Dio nell'oscurità del quotidiano entra nel cuore dell'uomo e lo conduce verso il valore portante della propria esistenza. L'uomo è un ricercatore che si lascia attirare giorno per giorno nella novità evangelica della vita. Chiunque voglia penetrare il mistero nascosto da Dio nel tempo, deve far proprio questo camminare. Potremmo da questo punto di vista dire che la vita dell'uomo è un viaggiare di novità in novità per accedere a qualcosa di grande e di incomprensibile nella notte della storia: Dio parla all'uomo e il cuore dell'uomo, abitato da Dio, si pone in ricerca. Ogni volta che l'uomo cessasse di vivere questa vocazione di continuo cammino perderebbe il senso più vero della propria storia. L'uomo autentico fin dal mattino quando appare la luce sente nel suo cuore il desiderio di dare senso alla propria esistenza. Il sorgere del sole gli infonde quel coraggio che viene dall'alto e che gli permette di proiettarsi in avanti. E' quello che Paolo dice nella Lettera ai Romani prendendo un testo del libro della Sapienza quando afferma che attraverso il contatto con il visibile ci apriamo alle esperienza dell'invisibile. Guai se il cristiano si fermasse alle forme tradizionali e non si aprisse a nuovi orizzonti. Egli ha la vocazione ad andare al di là e a percorrere vie nuove per potersi veramente aprire a quella ineffabilità di Dio che è sempre un fascino per ogni umana creatura. Nei salmi così si esprime l'orante: “Cantate al Signore un canto nuovo perché Dio compie meraviglie” e queste meraviglie l'uomo le scopre ricercando e ponendosi sempre in stato di cammino. Quando l'uomo si pone in questa condizione esistenziale deve ovviamente abbandonare il contingente e proiettarsi in avanti, abbandonare il passato in una meravigliosa apertura verso la novità che è il futuro.

Questa novità appare nell'incontro con le autorità e gli abitanti Gerusalemme. Qui si sperimenta la fedeltà di Dio perché vi abita la Gloria di Dio. L'uomo che nel cammino lentamente si svuota di sé entra nella fedeltà divina. Ecco perché l'evangelista Matteo colloca l'incontro dei Magi con i capi e il popolo a Gerusalemme per dire che, questo cammino che parte dall'uomo naturale, giunge alla vita quando si entra in questo mistero della fedeltà divina: qui Dio parla. E' molto bello come nel testo che abbiamo ascoltato ci appaia la citazione dell'Antico Testamento dal secondo libro di Samuele e dal profeta Michea. L'uomo, che si spoglia delle sicurezze storiche, ritrova la bellezza della vita. Il Dio che parla è il Dio che prende per mano l'uomo e lo conduce alla finalità del suo itinerario: incontrare la vera luce.  In tal contesto riappare la stella. La stella presente e operante nel cuore di ogni uomo diventa la stella della parola del Dio fedele che prende per mano l'uomo accompagnandolo nella luce del Mistero che abita nella persona umana. La bellezza di Dio appare quando la stella si ferma sul luogo dove abitava Gesù con Maria. In un atteggiamento di purezza di cuore dobbiamo cercare di intuire una meravigliosa verità: "La stella naturale ti ha posto la ricerca del senso della vita. La stella della Parola ti ha indicato la strada perché tu potessi essere illuminato. La stella ora ti porta all'incontro con il Cristo che condivide con i Magi la sua Pasqua". In tale contesto entriamo nell'atteggiamento dei Magi, un immagine che in genere non ci è molto usuale. Normalmente vediamo i Magi che offrono i loro doni. Ma come possono offrire doni a qualcuno che non conoscono? Essi si presentano con le mani vuote per accogliere il dono di colui che stanno cercando. Nel momento dell'incontro, il protagonista è Gesù che vive nella Chiesa, egli ha regalato il suo dono: la sua persona. La stella li ha condotti per essere trasfigurati dalla presenza del Cristo morto, sepolto e risorto: morto nell'incenso, sepolto nella mirra, risorto nell'oro. Si è realizzato un meraviglioso scambio: l'atto di fede offerto a Gesù da parte dei Magi e la risposta del Cristo che con i segni della passione ha trasfigurato la loro vita. E' quello che ci insegna un'orazione sulle offerte del tempo natalizio: " Accogli i nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro tra la nostra povertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso". Tra poco così pregheremo:" Guarda, o Padre, i doni della tua Chiesa che ti offre non oro, incenso e mirra, ma colui che in questi santi doni è significato, immolato e ricevuto: Gesù Cristo nostro Signore ". Ci accorgiamo allora che, sull'esempio dei Magi, la conclusione della nostra ricerca sarà veramente luminosa quando noi saremo trasfigurati dal mistero glorioso del Signore portando nel nostro corpo quelle stimmate di amore che è il senso vero della vita. Intuiamo di conseguenza che l'entrare nel mistero è camminare come uomini che si lasciano condurre dalla Parola per essere trasfigurati nel Cristo morto sepolto e risorto.

Quando noi entriamo nel mistero di Cristo in quel momento abbiamo ritrovato il senso della vita che non sono tante cose, ma una relazione trasfigurante con colui dal quale è per il quale siamo chiamati a vivere. E' il mistero eucaristico che stiamo celebrando. Come infaticabili cercatori di Dio siamo venuti in chiesa, luogo della sua fedeltà, ed egli ci ha parlato. Nel fascino della sua parola, ci accostiamo alla commensalità perché Cristo morto, sepolto e risorto, attraverso il segno della convivialità trasfiguri la nostra vita e ci dica: "Ecco il senso della tua esistenza, vivi cercando continuamente la bellezza della vita nel mio Mistero in una ricerca che avrà termine solo quando tu mi vedrai faccia a faccia." Ecco la bellezza della festa di oggi: essere ricercatori di Dio che è un'avventura, è un dialogo che siamo chiamati a portare avanti perché la nostra vita ritrovi veramente un significato. Allora la festa dell'Epifania è la manifestazione dell'amore pasquale di Dio che ci regala il suo Figlio perché nello Spirito Santo abbiamo quella luce interiore da accogliere continuamente per poter camminare con questo, superando tante tradizioni, per entrare nella vera tradizione del Dio innamorato dell'uomo, perché l'uomo sia sempre un innamorato che cerca il volto di Dio.

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