05 settembre 2021

XXIII Domenica del Tempo ordinario

Is 35,4-7     Gc 2,1-5     Mc 7,31-37

OMELIA

Accogliere Cristo Gesù come ospite nel cammino della nostra vita vuol dire lasciarci trasfigurare da Lui. Davanti a questo orizzonte che l’evangelista ci offre, l’interrogativo che in noi può nascere, è quello del come noi possiamo veramente entrare in questa trasfigurazione che il Maestro opera nella nostra esistenza. E il racconto evangelico che abbiamo udito, è un po' l’itinerario che la Chiesa antica ha costruito per far entrare i discepoli nell’ autentica esperienza di Gesù e tutto questo perché il vissuto del discepolo sia veramente la figura trasfigurante del Maestro.

Nel brano che abbiamo poc’anzi udito, emergono 4 passaggi che sono il percorso che ognuno di noi è chiamato per poter veramente entrare nella ospitalità ricreante del Risorto:

entrare nella solitudine di Gesù,

accogliere la sua umanità attraverso i gesti che il Maestro ha compiuto,

orientare verso l’alto lo sguardo,

essere sotto l’azione del Padre in una creatività continua dello Spirito Santo,

in modo che attraverso questo itinerario si possa essere creature nuove.

 

Il primo passaggio è dato dal fatto che Gesù prenda questo sordomuto e lo porti nella sua solitudine. È un aspetto molto importante nel cammino della fede. Il cammino della fede nasce da una relazione intima e profonda con il Maestro. Entrare nella sua solitudine è entrare in un clima di amore divino-umano che deve qualificare la persona del discepolo. Il discepolo deve gustare l'essere amato da Gesù. Il credente, come persona, è chiamata ad entrare in questa dinamica relazionale, perché la bellezza della fede è un rapporto che Gesù stabilisce con l'uomo, l’uomo povero che si lascia guidare, si lascia costruire per poter veramente essere la novità di Dio. E questa novità passa attraverso l'incontro con l’umanità di Gesù. Quei gesti che Gesù pone con le sue mani, con la sua saliva, con l’imporre le mani, è niente altro che l’attrazione che avviene nel discepolo nell’umanità di Gesù. Avviene un meraviglioso dialogo in quella solitudine, l'uomo che si lascia attirare nell'umanità di Gesù perché possa veramente diventare veramente un uomo. Il senso più profondo della guarigione non è un fatto semplicemente fisico, ma ritrovare e riscoprire la bellezza della nostra umanità nell'umanità di Gesù. La gestualità del Maestro è una condivisione della bellezza del Verbo che si fa uomo, si fa storia, si fa carne, diventa la realtà concreta della creatura per regalarle la novità della vita. Ogni gesto sacramentale di Gesù è l’incontro tra l’uomo che desidera essere uomo e l’umanità divino-umana di Gesù che trasfigura l’uomo. Ogni gesto sacramentale della Chiesa è un incontro di umanità, perché la bellezza della guarigione è la bellezza di ritrovare e di riscoprire la bellezza della nostra umanità. Ma questa gestualità è compiuta nell’intimità con il Padre. È molto bello come l'evangelista Marco, nel descrivere l’atteggiamento di Gesù che compie dei gesti lo vede rivolto al Padre.  La sua umanità incarna il darsi della libertà creatrice di Dio.

Qui scopriamo la Signoria del Padre, la libertà del Padre, il Padre che comunica all'uomo, attraverso l’umanità di Gesù, la bellezza di essere uomo. Già nell’atto creativo l'uomo è nato dalla grandezza di Dio. In certo qual modo l’uomo, nell’atto della sua creazione è già ospite di Dio. Per cui il Padre, attraverso l'umanità di Gesù, vuol rifare profondamente l’uomo per dargli la bellezza della sua esistenza umana.

E come Il Padre ha creato l’uomo attraverso il soffio dello Spirito, ecco il gesto di Gesù, in quel soffiare e con quelle parole, “APRITI” Gesù dà alla luce   l'uomo nuovo. Io credo che se noi, in semplicità, dovessimo guardare questo atteggiamento di Gesù, ci accorgeremmo che la novità che Gesù ha portato nella storia è l’incontro tra l'amore di Dio che diventa carne e la povertà dell'uomo che si lascia trasfigurare dalla presenza del Divin Maestro. La bellezza della fede è la semplicità di un rapporto, un rapporto accolto, un rapporto nel quale l'uomo si sente profondamente amato in un clima che va al di là dei linguaggi storici per entrare in quel mistero di Dio che fa nuove tutte le cose. Noi qualche volta abbiamo ridotto l’esperienza della fede in ragionamenti complicati. La bellezza della fede è la creatività di un rapporto nel quale il Verbo incarnato rende la creatura umana creatura nuova. E’ la bellezza della fede che fa respirare uno stile veramente creativo nel cammino della storia, con un cuore ricco di speranza e di luminosità interiore. Ecco perché la bellezza di quella professione di fede con la quale l'evangelista Marco conclude l’episodio: lo stupore davanti alla figura di Gesù “ha fatto bene ogni cosa, fa parlare i muti e udire i sordi”. In questo miracolo Gesù pone l’uomo in una dinamica di parlare e di udire. Costruire una vera ed effettiva esperienza di comunione, dove l'uomo si sente veramente rifatto, rinnovato, rigenerato. La fede non è complicare la vita, ma la fede è vivere con fiducia la propria povertà immersa in questa figura di Gesù nella quale noi ritroviamo la grandezza e la bellezza della nostra umanità. Ogni miracolo di Gesù è la sua incarnazione, ogni miracolo di Gesù è far ritrovare all'uomo la libertà della sua umanità, ogni miracolo di Gesù è il sacramento che noi stiamo celebrando.

La bellezza dell'Eucaristia è entrare nel mistero di Gesù attraverso questa ospitalità che Egli dà a ciascuno di noi per essere trasfigurati nel suo mistero di amore.

In quel mangiare noi veniamo ricreati della nostra umanità e ritroviamo la bellezza e la gioia di quello stupore che rende l'uomo vero ed autentico, che gli permette di camminare nella serenità quotidiana certi che il Signore non delude mai. Viviamo questa esperienza, questo metodo che l'evangelista Marco offriva ai primi cristiani della comunità. Entrare in questo rapporto di umanità con l’umanità per ritrovare quel soffio divino che viene dall’alto e che fa nuove le nostre persone. Questo è lo stupore dell'incontro con Gesù, da qui il coraggio della vita e di riflesso quella speranza per camminare giorno per giorno, in quella novità di vita che ci apre orizzonti a credere che la bellezza della vita è essere incontrati dall’uomo per eccellenza che è Gesù per essere uomini autentici.


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