17 ottobre 2021

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

Is 53,10-11              Eb 4,14-16   Mc 10,35-45

OMELIA

La bellezza della vita di comunione sta tutta nel crescere giorno per giorno nella conoscenza di Gesù. Oggi ci ritroviamo qui nei Divini misteri perché insieme, nella preghiera e nel rito, vogliamo crescere nella conoscenza del Maestro. E’ il senso più profondo della nostra storia. Leggendo in modo positivo le affermazioni di Giovanni e Giacomo chiediamo al Maestro come noi dovremmo continuamente porci interiormente per poter costruire la nostra esistenza per gustare la sua intimità. La conoscenza di Gesù è direttamente proporzionale a come noi entriamo nella sua vita interiore. L'uomo è il cuore che pulsa per diventare sempre più l'immagine di Gesù, e Gesù ci dà una meravigliosa risposta:

bere il calice che egli beve,

essere battezzati nel suo battesimo,

gustare la libertà di Dio Padre.

Nel momento in cui vogliamo entrare nella intimità del Maestro egli ci offre questi tre momenti che sono i momenti culminanti della sua vita. Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa significhi bere al calice e immediatamente alla nostra intelligenza nascono due episodi della vita di Gesù: l'ultima cena e l'Orto degli Ulivi.

Quando Gesù entra nel dramma dell'Orto degli Ulivi, gli evangelisti sinottici pongono sulle labbra del Maestro l'espressione: Padre se è possibile passi da me questo calice, non però la mia, ma la tua volontà sia fatta; un calice di cui gli Evangelisti hanno parlato nell'ultima cena, alcune ore prima nelle tenebre dell'Orto degli Ulivi. Sono le parole della consacrazione del vino: prese il calice e rese grazie lo diede ai suoi discepoli e disse prendete e bevete, questo è il calice del sangue versato per voi!

La bellezza dell’entrare nell'intimità di Gesù è vivere il mistero esistenziale espresso dalla concretezza e dall'immagine del calice. Ci ritroviamo nell’oggi misterioso del Padre. E’ interessante vedete come gli evangelisti mettano in stretto rapporto il calice eucaristico con il calice dell'Orto degli Ulivi perché la bellezza dell'essere nell'intimità del Maestro vuol sottolineare che siamo all'unisono con la sua interiorità esistenziale: Padre non la mia, ma la tua volontà sia fatta. La bellezza di essere cristiani è entrare in questa intimità del Maestro che ci introduce nella sua sensibilità: abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. L'Orto degli Ulivi è, in certo qual modo, l’espressione più esatta del senso di quel calice.

Il cristiano al mattino, quando si alza, dice: “Accolgo il calice del tuo mistero e attraverso il calice del tuo mistero voglio entrare nella tua intimità!” L'Eucaristia è l'intimità con Gesù, il cristiano che celebra l'Eucaristia dice anche Padre se è possibile passi da me questo calice, tuttavia voglio pienamente accogliere la tua volontà.

Il primo elemento che emerge dalla parola proclamata questa mattina vuol dire entrare nell'interiorità di Gesù, che si offre nelle mani del Padre. E’ il cristiano che al mattino dice: non la mia, ma la tua misteriosa volontà sia fatta! Se sappiamo assumere tale vitalità spirituale, si rivela necessario poi entrare in un secondo passaggio: essere battezzati con il battesimo, con il quale egli viene battezzato: entrare nel mistero della sua morte, sepoltura e risurrezione. Quando noi sentiamo la parola "battesimo" immediatamente pensiamo al sacramento, ma dovremmo pienamente entrare nella mentalità di Gesù. L'esperienza battesimale evidenzia dinamicamente l'essere introdotto nel Mistero dell'amore del Padre, come è appunto la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù. Ecco perché il cristiano ogni volta che va all'Eucarestia, e chiede a Gesù, nella convivialità: come posso entrare nella tua interiorità? egli risponde: Vivi oggi il mistero dell'Orto degli Ulivi entrando nel battesimo che è la mia morte, sepoltura e risurrezione! Ecco il grande progetto di vita.  Ecco perché noi ci ritroviamo nell'Eucaristia perché l'Eucaristia è la sintesi rituale-sacramentale di questo mistero. Dovremmo in certo qual modo imparare che andare all'Eucaristia non è andare a un rito, ma è entrare nella storia di Gesù, ma soprattutto nel suo aspetto culminante che è la celebrazione della croce gloriosa. Tanto è vero che alcuni autori affermano che la narrazione della Passione del Signore è nient'altro che la narrazione nella successione del tempo dell'Ultima Cena. La bellezza dell'Ultima Cena è vivere l'interiorità oblativa di Gesù come ci ha insegnato molto bene il testo della lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato. Ma se questo è il grande progetto al quale Gesù ci chiama, Gesù ci dice una cosa molto bella – ed è il terzo elemento - Il calice lo berrete. Essere battezzati, sarete battezzati, ma entrare nella mia intimità e con quella del Padre è per coloro per i quali il Padre lo ha preparato: è la grandezza della libertà di Dio Padre. Per entrare nella bellezza di essere discepoli dobbiamo gustare la libertà di Dio. Noi tante volte quando entriamo nel cammino della fede possiamo inconsciamente cadere in questa mentalità: Signore ti offro un rito, ti offro un sacrificio, ti offro un'azione buona… e tu dammi il paradiso! Quanti fanno così !? Ma la bellezza di essere cristiani non si costruisce sul principio - ti do perché tu mi dia - ma la bellezza della fede è entrare nella libertà di Dio, nella libertà di Dio siamo stati creati, nella libertà di Dio siamo stati redenti, nella libertà di Dio siamo stati santificati perché l'uomo che entra nella libertà di Dio è un uomo libero. Se noi fossimo veramente penetrati da questa mentalità interiore, la bellezza della nostra vita sarebbe l’oggi della sua gratuità. Quando noi poniamo la nostra esistenza come l’oggi della sua gratuità, in quel momento la nostra vita canta: l'anima mia magnifica il Signore! Entriamo in questa esperienza, anche se non è una cosa semplice, perché noi siamo persone troppo complicate, ma se noi veramente ci innamorassimo della persona di Gesù il suo mistero diventerebbe la nostra esistenza e allora potremmo sedere uno alla destra e uno alla sinistra, essere nella sua intimità nella liturgia del cielo. Facciamo nostro quello che Gesù ci ha regalato e allora ogni giorno berremo il calice della divina volontà, entreremo lentamente nel culmine della sua storia, come sono appunto la sua morte e Risurrezione per gustare la libertà del Padre. Questi offre a coloro che come il Figlio a lui si affidano, d'essere immersi nella luminosità eterna. L'Eucarestia è gustare questa meta: la libertà di Dio. Chiediamo allo Spirito Santo che ci aiuti a intuire qualcosa di questo mistero. Nati dalla libertà delle tre Persone Divine, costruiamo la nostra esistenza collocando la nostra libertà nella libertà trinitaria e allora quando noi moriremo entreremo nella gioia della libertà di Dio. Il Padre dirà a noi, come ha detto al Figlio siedi alla mia destra perché la bellezza della vita è cantare la gratitudine perché siamo tutta e sola grazia. Tale sia il mistero che vogliamo condividere per entrare nella conoscenza di Gesù lasciandoci trasfigurare. Se giorno per giorno cresceremo in questa conoscenza, in noi nascerà una grande nostalgia, la nostalgia di poterlo vedere luminoso nella gloria del Padre. Questa è la grande speranza che dobbiamo continuamente alimentare dentro di noi per giungere a quella comunione gloriosa con Gesù che è il paradiso che tutti stiamo aspettando. In comunione fraterna impariamo a conoscere, camminando insieme veniamo progressivamente trasfigurati, nella dinamica finale gusteremo la gloria eterna.


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