03 ottobre 2021

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

Gen 2,18-24            Eb 2,9-11      Mc 10,2-16

OMELIA

Il discepolo è chiamato ogni giorno a costruire la sua esistenza nello stile della vita di Gesù. Un simile orientamento fa sì che quando abbiamo come criterio un simile itinerario esistenziale non esiste problema che non venga letto e interpretato partendo dalla storia di Dio. È quello che ci insegna oggi l'evangelista Marco: gli interrogativi della vita li dobbiamo leggere collocandoli nella storia di Gesù, nella storia della rivelazione propria della salvezza. A Gesù è posto un problema, e come lo risolve Gesù? Il Maestro si accosta alla tradizione dell'Antico Testamento, andando alla parola di Dio, andando al Dio che si rivela. Ecco perché l'evangelista Marco in modo molto intelligente dopo l'aver dato la risposta a quei Farisei, ci presenta quella bella aggiunta dell'amore di Gesù per i bambini. Ci ritroviamo di riflesso di fronte a un chiaro orientamento: noi possiamo veramente diventare storia di Dio nella scelte quotidiane se impariamo a leggere la nostra esistenza, in qualunque situazione ci potremmo trovare, aprendo il nostro cuore alla divina rivelazione.

L'evangelista Marco rispetto agli altri sinottici ha delle note tutti particolari nei confronti di quei bambini dei quali è il regno dei cieli: E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. E' lo stile che Gesù usa per ciascuno di noi.

Davanti agli interrogativi della vita lasciamoci avvolgere dal mistero della gratuità di Dio. Quando l'uomo entra in questa dolcezza divino-umana e si lascia plasmare dal cuore innamorato del Cristo, riesce a leggere la storia come storia di Dio. In certo qual modo, quando vogliamo costruire la nostra esistenza e a essa vogliamo dare un significato, cerchiamo sempre un criterio esistenziale a cui riferirci. Nel quotidiano abbiamo sempre una filosofia. Oppure ci accostiamo a un modo di leggere la storia partendo dalla prassi contemporanea. Il cristiano ha un unico parametro: "Così dice il Signore!" . Il desiderio di voler comprendere cosa voglia comunicarci il Signore non vuol dire che il Signore ci dia delle norme e poi ci lasci.  Partendo dall'affermazione che dei bambini è il regno di Dio, possiamo chiaramente comprendere che occorre lasciarci plasmare dalla storia di Dio innamorato dell'uomo. Ecco perché il cristiano davanti a qualunque problema si pone nelle braccia di Gesù e gli dice: “Dimmi la storia del Padre perché io possa vivere nel mistero del Padre!” e allora ecco che Gesù ci risponde con il racconto della Genesi, con la storia di Dio. E' quello che ci dicono le letture bibliche di oggi.

L'uomo che è discepolo del Signore, si ritrova nello Spirito alunno, alunno docile, docibile, duttile, perché il cristiano è la storia vivente di Dio. Quando si celebra un battesimo il rito che precede l'infusione dell'acqua è la benedizione dell'acqua battesimale, per un motivo molto semplice: quella benedizione è la narrazione della storia di Dio nei costanti riferimenti all'acqua. L'uomo è creato dalle acque della creazione, viene rinnovato attraverso le acque del diluvio, scopre la propria liberazione interiore attraverso le acque dell'attraversata del Mar Rosso, ritrova la bellezza della sua vita nelle acque del battesimo del Giordano per essere poi abbeverato dall'acqua che esce dal costato di Cristo che diventa il senso delle acque battesimali. Il battezzato è la storia vivente di Dio. Se noi partiamo da questa considerazione, che siamo l'oggi del Dio che si rivela nella storia della salvezza, ecco che anche il caso presentato a Gesù, deve essere letto come storia di Dio. Tutto è un capolavoro della Grazia. Ecco perché, ed è molto bello come nel rito bizantino il ministro del matrimonio è il sacerdote, perché il sacerdote è Dio - il Padre - che prende Eva, la regala ad Adamo, per cui il rapporto tra i due è cantare la gratitudine al Dio che personalmente li unisce, regalandoli l'uno all'altra e viceversa. Questa è una verità che alla fine noi abbiamo perso perché non siamo più capaci di leggere la vita con la storia di Dio. E allora se noi partiamo da questa visione, ecco che l'uomo, se veramente impara a leggere la storia personale con la storia di Dio, qualunque situazione della vita ha una risposta. Tale atteggiamento è importante nella cultura di oggi estremamente complessa, ma se noi ci lasciamo avvolgere dall'amore di Gesù, ci accorgiamo che come egli ha avvolto quei bambini, ogni situazione ha una risposta di speranza, perché siamo avvolti dal Dio che è innamorato di noi. La Scrittura non condanna nessuno, la Scrittura dà speranza a tutti. Ecco perché il cristiano quando vuol leggere in profondità la sua esistenza, non va ai principi tradizionali che sono culturalmente determinati, ma va con purezza davanti al Signore, il Cristo - Parola del Padre - e contemplandolo si leggono le Scritture, e le Scritture, se lette e contemplate con il mistero di Cristo, aprono il cuore sempre alla speranza. Ecco perché rileggere il Vangelo di questa mattina sullo sfondo dell'esperienza della Genesi e con quella bella sottolineatura della Lettera agli Ebrei noi scopriamo che siamo un capolavoro di gratuità. E quando l'uomo è nella gratuità di Dio, quel Dio fedele ti offre sempre una luce perché tu possa camminare nella speranza. Il cristiano non ha la rigidità dei principi, ma il cristiano ha la duttilità, docilità, docibilità alla creatività affettiva del Maestro il quale ci avvolge della sua luce affettuosa e in qualunque situazione ci dice: “Cerca di vivere, io sono con te”. Se noi riuscissimo ad accogliere questa parola, il cristiano, in qualunque situazione si venisse a trovare, saprebbe che c'è sempre speranza nello scorrere del quotidiano, non esistono situazioni irreversibili, e allora la bellezza del matrimonio è Dio che nella sua libertà gratuita regala l'uno all'altro, per cui o si è contemplativi o non ci si sposa in chiesa, perché chi si sposa deve essere la vivente storia di Dio che dà speranza tutti gli uomini.

Noi ci ritroviamo ogni domenica nell'Eucaristia per imparare la storia di Dio. Non leggiamo semplicemente dei testi scritturistici, ma veniamo coinvolti personalmente nella storia di Dio, una storia di Dio che non è solo fatta di parole, ma che diventa corpo e sangue del Signore, una storia che rifà la persona rendendola suo capolavoro: è la bellezza della fede! Ecco perché dobbiamo ritrovare questo respiro che ci dà la capacità - per pura grazia - di leggere la vita con la storia di Dio. Citando un esempio, San Francesco quando voleva ritrovare il nucleo del suo carisma ebbe due illuminazioni eccezionali: alla Porziuncola ascoltò il capitolo decimo di Matteo proclamato nella celebrazione eucaristica, e capì il dono della povertà. Aprì poi personalmente il Vangelo e disse: devo diventare Gesù, guardandolo come unico criterio di vita! Dovremmo imparare questo stile di vita e allora Gesù questa mattina ci dice: “Io ti parlo sempre, sii un bambino che si lascia avvolgere da questa gratuità del Padre, e allora nella tua vita non ci saranno situazioni irreversibili, ma ci sarà sempre la speranza”, quella che permette all'uomo di ritrovare se stesso. Quel corpo e quel sangue sacramentali sono Gesù in noi, con noi e per noi, ed egli ci sottolinea di nuovo: "Leggi con me in me la tua storia e nella tua storia sarai sempre fecondo e chi è con me è nella mia storia, camminerà in novità di vita al di là di tanti criteri di tipo semplicemente umani o massmediatici". Gesù nell'Eucaristia ci dona sempre la sua speranza.

 

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