14 agosto 2022

XX DOMENICA T.O. - ANNO C -

Ger 38,4-6.8-10    Eb 12,1-4     Lc 12,49-53

OMELIA

Domenica scorsa Gesù ci apriva il quadro della nostra esistenza come Chiesa: un piccolo gregge che attende la rivelazione della gloria, un piccolo gregge che ha come orientamento di fondo il mistero di Cristo. Potremmo dire che la liturgia di questa mattina sia un po' l'effetto di questo orientamento: volgere lo sguardo su colui che hanno trafitto. E allora scopriamo come questo cammino verso il mistero della gloria passa attraverso due atteggiamenti che hanno caratterizzato la vita di Gesù. Innanzitutto Gesù che è orientato a entrare nel mistero più profondo della volontà del Padre. Nell'affermazione che abbiamo colto nel testo di Luca è molto chiaro: Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto, è la vita di Gesù orientata a Gerusalemme, orientata a vivere il mistero del Padre. Ricordiamo sempre la bella affermazione di Gesù a Giuseppe e a Maria Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? E questo battesimo è entrare nelle due dinamiche di fondo della sua vita: amare intensamente il Padre, in un amore incondizionato all’uomo. Se noi apriamo lo sguardo verso Gesù noi percepiamo come la sua esistenza sia orientata in questa duplice direzione, il battesimo è l’ingresso in un mistero, l’ingresso nel cuore di Gesù innamorato del Padre e innamorato dell'uomo. E’ il grande desiderio della sua vita perché solo in questo modo può nascere la pace nel mondo intero. Ricordiamo sempre la bella affermazione degli Angeli nel Vangelo di Luca Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace agli uomini amati dal Signore! e quindi se noi vogliamo giungere a questo orizzonte di trasfigurazione nel suo mistero di gloria dobbiamo volgere lo sguardo su Gesù, il quale, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi si sottopose alla croce disprezzando il disonore e siede alla destra del trono di Dio. Vivere queste due dinamiche.

Quando noi diciamo che Gesù è vero Dio e vero uomo diciamo queste due dinamiche, tutto nel Padre per essere totalmente dentro alla realtà dell'uomo, per cui guardando Gesù noi entriamo nella direzione per realizzare veramente noi stessi, guardare al Maestro, e nel momento in cui guardiamo al Maestro riusciamo a cogliere la paradossalità della sua frase Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione, con quelle immagini della conflittualità all'interno della famiglia, tutta un'immagine per dire che Gesù è il grande rifiutato dagli uomini. Se noi guardiamo all'uomo la grande vocazione dell'uomo è contemplare il Padre in una meravigliosa fraternità. Ma l'uomo non ha più la gioia di guardare in alto e non ha più la gioia di sentirsi fratello, in una cultura frammentariata come la nostra, in una cultura “liquida” come la si usa dire, ecco l'uomo ha perso la gioia di essere uomo innamorato dell'uomo, e tutto questo perché la sua esistenza non è nel Padre. Amare Gesù è orientare la nostra vita in questa duplice direzione - il Padre e l'uomo - e allora se noi vogliamo ritrovare la pace dobbiamo entrare nel cuore di Gesù, e la pace è un dono, è la vita all'interno di Dio, la pace è comunione tra gli uomini, la pace è rivivere nelle realtà fraterne la bellezza della vita all'interno della Santissima Trinità, la pace è regalare all'uomo la gioia di essere tale costruendo la sua esistenza nel mistero stesso di Dio. Ecco perché il cristiano davanti ai grandi interrogativi della vita di oggi deve ritrovare questa dimensione. Noi abbiamo superato il principio che la storia ci insegna: - se vuoi la pace prepara la guerra; il cristiano: - se vuoi la pace volgi lo sguardo a Gesù -.

Ecco perché la mattina di Pasqua Egli apparendo ai discepoli dice la pace sia con voi e allora questa visione ci porta a un itinerario che noi chiamiamo di conversione, di fascino progressivo della persona di Gesù nella nostra esistenza, la conversione è far crescere, far maturare, far vivificare la presenza di Cristo nella nostra vita e allora entreremo nella conflittualità storica, ma entreremo nella bellezza del cuore interiore. L'essere affascinati da Dio è la grande speranza della nostra vita per cui la conversione è nient'altro che la convinzione dell'uomo che non può allontanare mai lo sguardo del suo cuore dalla personalità del maestro come grande criterio della sua vita, e tutto questo è possibile solo come ha detto l'autore della Lettera agli Ebrei, avendo percezione di questa bellezza divina che avvolge la nostra esistenza, e quando noi entriamo nella convinzione di questa bellezza divina che ci avvolge e rende testimoni  gloriosi della liturgia del cielo allora abbiamo quel coraggio di dire: in te Signore riposa il mio spirito! E allora entriamo nel battesimo di Gesù, in quella dinamica interiore che l'uomo confuso di oggi lentamente sta dimenticando per entrare nella bellezza di Dio e allora, quando diciamo che Gesù è la nostra pace, ritroviamo la convinzione Sono l'innamoramento della sua persona, il vivere i suoi sentimenti ci dona la pace, è un grande dono! E tutto questo noi lo stiamo vivendo: l'Eucarestia è un grande dono, dove ci è donata la pace che nasce dalla sua morte e risurrezione. E’ molto bello come nella Liturgia Bizantina dopo ogni parola di consacrazione - Questo è il mio corpo dato, Questo è il mio sangue versato - i fedeli cantano: Amen! E in quell’Amen si esprimono due cose che generano la Pasqua. Amen! Quello che hai detto Gesù è la nostra fede, ma soprattutto quello che hai detto tu, Gesù, è la nostra vita. Tu hai detto questo è il mio corpo dato per ottenere la pace, tu hai detto questo. Noi oggi per avere la pace diciamo la stessa cosa. Questo è il mio corpo dato per l’umanità. Questo è il sangue versato. Amen! Questa è la mia vita regalata per la comunione degli uomini e allora, quello “Scambiatevi un segno di pace”, quello “scambiatevi l'oblazione amorosa di Gesù”. Se noi cogliessimo la profondità di questo mistero riusciamo a intuire come Gesù ha detto non sono venuto a portare la pace, ma la guerra, la conversione continua, il ribaltamento continuo del modo di costruire la nostra esistenza, è la capacità un giorno di ritrovarsi innamorati di Gesù e dell'uomo. È quello che celebriamo nella Divina Eucaristia. Amen! Il tuo corpo dato sono io, Il tuo sangue versato sono io, Scambiatevi un segno di pace! E allora ritrovando questa esperienza interiore Gesù ci dice: se vuoi giungere alla gloria del cielo, in quella comunione dei santi in cui la tua vita sarà realizzata, abbi lo sguardo su di me. Se noi avremo lo sguardo su Gesù cammineremo in novità di vita, avremo le conflittualità storiche, avremo la conversione costante del cuore, ma la nostra esistenza si aprirà su un mistero più grande che ci avvolge e ci assume per darci la bellezza e il gusto della vita. Chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucarestia di accedere a questo grande mistero in modo che, se vogliamo la pace, essa non nasce tra i dialoghi tra gli uomini ma tra l’intenso dialogo tra Dio e l'uomo, attorno a quella croce meravigliosa e gloriosa da cui nasce il mondo intero. Accostiamoci alla sorgente, il Cristo Glorioso, il mondo gusterà la vera pace potremmo un giorno camminare in autentica novità di vita.

 

Nessun commento:

Posta un commento