25 settembre 2022

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Am 6,1a.4-7            1    Tm 6,11-16    Lc 16,19-31

OMELIA

La presenza del Risorto nel cammino della nostra vita ci insegna a ritrovare l'equilibrio tra il vivere la nostra storia quotidiana e l'incontro glorioso in paradiso, il camminare nel tempo e tendere verso la pienezza della gloria. Potremmo incarnare la parola della chiesa di questa mattina con questa semplice formula: respirando l'eternità vivere con coraggio il presente, vivere in verità il presente per desiderare l'eternità. E’ un'esperienza questa alla quale Gesù oggi ci chiama per poter essere veramente il suo mistero e l'interpretazione di questo c'è stata data dal testo di Paolo al canto dell’alleluia: Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Contemplando il Cristo nella sua storicità sacramentale noi troviamo l'equilibrio tra il vivere la storia e l’entrare nell'eternità. Ricordiamo che l'uomo muore come è vissuto e il battezzato vive nel tempo pregustando incontro glorioso del paradiso. E allora il primo elemento che ci è suggerito da Paolo, soprattutto se abbiamo intuito la dinamica presente nel testo della prima lettera a Timoteo: Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna. Sullo sfondo della storia di Gesù ci sentiamo chiamati a vivere con coscienza di autentica povertà evangelica il momento storico. Amiamo il presente attraverso una profonda convinzione di povertà che potremmo riassumere in quattro meravigliosi passaggi:

-      amare la povertà dell’io

-      accogliere la povertà dell'altro

-      costruire la storia nella povertà degli avvenimenti

-      attraverso la povertà sobria delle cose materiali,

Una simile successione è il senso stesso della nostra vita. Noi siamo stati chiamati a vivere e il vivere è la bellezza di essere una povertà nelle mani dell’ineffabilità di Dio. Sicuramente entrare in questo ritmo di vita non è facile perché amarci personalmente, amare la fraternità, amare gli eventi storici, amare i limiti economici è un esercizio continuo, e Gesù ci ha insegnato questo: vivere il mistero della nostra umanità. L'uomo che sa amare la sua storia, che sa amare il suo presente sta già gustando l'eternità perché il presente è il fiorire dell'eternità. Noi qualche volta creiamo una rottura tra il vivere nel tempo e l'eternità beata, ma la parola di questa mattina è molto chiara: la tua eternità dipende dal tuo presente, un presente abitato da Cristo risorto dove, la presenza di Cristo risorto, è l'attualità di Gesù di Nazaret, essere gloriosi nel tempo amando la povertà della storia. E’ la meravigliosa sintesi esistenziale che noi dovremmo cercare di riscoprire continuamente. E’ bello costruire la vita ogni giorno incarnandola nelle nostre scelte, nelle nostre povertà, per essere arricchiti da una presenza che ci dà continuamente speranza Lui Gesù di Nazareth è in noi come Gesù Risorto. Una tale visione ci guida ad amare la storia con tutte le sue caratteristiche in un clima di eternità. E allora che cos'è l'eternità? Cos'è il paradiso? Cos'è questa grandezza a cui noi siamo chiamati? Essa non è altro che la realizzazione di quello che abbiamo amato nel cammino storico. Tutto ciò che viviamo nella storia diventa eternità. Ecco perché non dobbiamo rompere il passaggio dalla storia all'eternità, da questa vita a quello che ci sta aspettando, il Signore è presente Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. La bellezza della vita sta nell’ incarnare la sua persona umana per gustarne la luminosità divina. In questo noi intuiamo la bellezza della nostra esistenza. Usando un’immagine che può ritradurre questa esperienza si potrebbe dire amiamo intensamente il presente storico con un meraviglioso desiderio di eternità beata. L'uomo di oggi non vivendo più questo senso del mistero che lo avvolge ha paura del domani; l'uomo che sa introdurre il suo completo quotidiano in questa ineffabilità del mistero ha il coraggio delle sue povertà storiche perché c'è un desiderio interiore che gli fa desiderare continuamente una pienezza di gloria. Ecco perché Abramo risponde al ricco epulone con quella frase hanno la legge e i profeti! Hanno Mosè ed Elia, hanno la rivelazione di Dio. La bellezza della nostra esistenza è accogliere questa manifestazione quotidiana del Signore che apre orizzonti ad una pienezza di gloria: la manifestazione del Signore Nostro Gesù Cristo. Se noi cogliessimo tale verità anche a noi il Signore ci direbbe: “Vivi di eternità nel tempo. Abbi il senso dell'assoluto nel cammino quotidiano! La tua esistenza sia un progressivo innamoramento di una pienezza di vita che stai già gustando”. L'eternità si realizzerà quando Dio sarà tutto in tutti e in quel momento saremo immersi in una gloria che ci affascinerà per sempre. E allora amiamo le nostre povertà, sono riempite dalla presenza del Cristo, e quando noi riusciamo a costruire così l'istante, impariamo ad elaborare il cammino quotidiano, ci apriamo ad ampi orizzonti. Ecco perché è sempre bello ripetere: solo in Dio riposa l'anima mia da lui la mia speranza! E allora credo che questa mattina il Signore ci dica Vivi il tempo nella tua storia come un sacramento della presenza di Gesù di Nazareth che si comunica nella potenza della sua esperienza di Risorto per crescere ogni giorno in quella attesa di eternità beata dove il Signore ci manifesterà la pienezza della nostra vita. Nati da Dio camminiamo con Dio per essere eternamente in Dio.

E’ quello che stiamo celebrando in questa in eucarestia. L'Eucarestia è l'eternità nel tempo, l'Eucaristia è una pienezza che rende meravigliosi i nostri linguaggi poveri. Non avete mai badato ad un fatto molto semplice: noi portiamo un pane e un vino che non sfama e non disseta nessuno, ma nel momento in cui abbiamo il coraggio di portare il pane e il vino che non sfama e non disseta nessuno veniamo sfamati e dissetati in modo favoloso. E’ la bellezza di una povertà arricchita per grazia. Allora è bello ogni sera regalare a Gesù i limiti della nostra storia, e addormentarci nella coscienza che siamo arricchiti da una luminosa presenza come sempre ci ricorda la conclusione della divina liturgia di S. Giovanni Crisostomo: Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza. Nella celebrazione eucaristica ci troviamo nella pienezza di Dio, nella certezza che il giorno dopo ci sveglieremo ancora, non sappiamo se nell’eternità o nel tempo presente, ma per noi spiritualmente non fa differenza perché viviamo già il presente immersi in una eternità beata.  Partendo dall’immagine eucaristica della trasfigurazione di Gesù sul monte abbiamo anche noi Mosè e i profeti. Abbiamo sempre quest'esperienza eucaristica che è il linguaggio della nostra vita quotidiana per poter veramente dilatare quel senso di pienezza di gloria che è la bellezza della nostra esistenza. Entriamo in questo mistero, quale dolcezza gusteremo, quale soavità il Signore ci regalerà per poter gustare quella pienezza di vita quando insieme passeremo da questa assemblea sacramentale all'assemblea della liturgia del cielo quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi.

 

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