16 ottobre 2022

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C -

Es 17,8-13   2Tm 3,14-4,2                     Lc 18,1-8

Domenica scorsa la Chiesa ci ha riuniti perché ricordassimo la dedicazione di questa comunità cristiana. Nell’aula della celebrazione liturgica scopriamo d’essere persone che appartengono al Signore e tale esperienza vuol dire imparare ad essere in stato di preghiera. E’ molto bello come il profeta Isaia abbia detto la mia casa è casa di preghiera perché la bellezza di essere comunità cristiana è essere fraternità orante. In continuità con tale verità questa mattina la Chiesa ci offre la parabola sulla necessità di pregare continuamente. Ci sentiamo dunque stimolati ad intuire come sia bello soffermarci ad intuire cosa voglia dire pregare continuamente. Su tale orizzonte emergono tre possibili sottolineature:

  la vocazione a pregare continuamente

  esercizio dell'essere creature, in una perseveranza continua,

  in attesa di lasciarci incontrare dal Signore quando verrà sulle nubi del cielo.

Innanzitutto il pregare e il pregare continuamente, come ci suggerisce il testo evangelico, è l'esercizio dell'essere creature. Della nostra identità creaturale. Dobbiamo sempre distinguere tra il “pregare” e “il dire le preghiere”, il dire le preghiere è un linguaggio storico, il pregare è la vocazione all'interno della persona, il pregare è l’esercizio della gioia dell'essere creature nelle mani del Creatore. Ecco perché l'immagine che Gesù ha usato nella parabola della preghiera è quella della vedova? Chi è la vedova? E’ la donna che è stata “depauperata” del marito, e l'evangelista Luca è innamorato della tipologia delle donne vedove. Per ben quattro volte nel Vangelo di Luca viene citata tale esperienza; Anna figlia di Fanuele, la vedova di Naim, la donna Siro-fenicia e la vedova della parabola odierna. Tale tipologia aiuta a comprendere il valore di essere vedove; donne che vivono del desiderio dell’intimità con lo sposo. Infatti qual è il fondamento del nostro pregare? E la risposta ce la dà quel testo molto bello della creazione dell’uomo: facciamo l'uomo a nostra immagine perché diventi progressivamente nostra somiglianza. Pregare è respirare quotidianamente la gioia coraggiosa di essere creature nelle mani del Creatore, pregare è collocare la nostra esistenza nella signoria di Dio, e pregare è prendere coscienza continuamente che siamo l’oggi della divina provvidenza trinitaria. Il pregare è la gioia di vivere in relazione con il Signore ritrovando e riscoprendo in modo continuo la nostra esperienza d'essere capolavori della relazione con Dio. Come conseguenza il pregare continuamente, è nient'altro che prendere giorno per giorno una coscienza progressiva dell'appartenenza della nostra identità al mistero creativo di Dio che è Padre Figlio e Spirito Santo, pregare è respirare l'agire trinitario nella nostra persona. Vivere è pregare in alto, e il pregare in alto ci dà la bellezza e il coraggio del vivere. L'idea di Gesù espressa nella parabola del pregare continuamente è nient'altro che l'esercizio, gioioso e coraggioso, di essere creature nelle mani del Creatore e pregare continuamente è divenire la luminosità della presenza di Dio che trasfigura le nostre persone collocandole nelle mani della Provvidenza che ci guida continuamente.

Partendo da questo primo elemento per cui non esiste uomo che non preghi, perché ogni uomo è chiamato a respirare quotidianamente il dono di esistere, emerge il secondo passaggio nelle immagini della vedova. Infatti dicevamo che l'evangelista Luca ami le immagini della vedova poiché ritraduce una profonda condizione esistenziale che nell'ordine della fede possiamo ritradurre così: senza il Signore non possiamo vivere! Pregare è una professione di fede: Tu sei il mio Signore! Anche se a livello emozionale possiamo avere la sensazione di non riuscire a pregare, tuttavia il coraggio di vivere, il coraggio di camminare nella storia, il camminare nel coraggio di appartenere a Dio è un meraviglioso pregare. Le preghiere sono il linguaggio storico di una vocazione all'interno della nostra vita solo in Dio riposa l'anima mia! Ecco perché la preghiera più bella è il silenzio di un cuore orante che nel cammino quotidiano si affida, si fida cantando la propria gratitudine a Dio. Il pregare continuamente è gustare il dono della ferialità della vita. E questo aspetto è sicuramente importante da riscoprire perché ci accorgiamo che la preghiera continua è respirare l'atto creativo di Dio che ci ama in modo inesauribile e infinito.

Allora attraverso questo itinerario quotidiano si realizzerà la risposta alla domanda che Gesù ha posto al termine di questo brano evangelico ma il figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede sulla terra? Troverà persone che lo stanno aspettando?

L'uso delle immagini della vedova a tale riguardo risulta estremamente significativa. L’anima del battezzato, espressa nella dinamicità della donna vedova, nell'incontro con il Signore, realizzerà la propria storia. E’ quel desiderio di eternità beata che è dentro di noi. Creati a immagine di Dio abbiamo la vocazione ad essere oranti per venire trasfigurati nella bellezza divina. Camminando nella gioia coraggiosa di essere creature nelle mani di Dio diventiamo sua immagine per potere, al termine della nostra vita, gustare eternamente la visione della Trinità beata. La verità del pregare è il desiderio che cresce continuamente di poter vedere la gloria di Dio, è un camminare dove il futuro è la vivacità del presente nella coscienza che siamo capolavori costruiti dal Padre, dal Figlio e dello Spirito Santo per poter veramente entrare in questa visione beata. L’invito a pregare continuamente riassume tutto ciò che siamo, tutto ciò che bramiamo, tutto ciò che noi facciamo, tutto ciò che noi desideriamo. E allora il momento della morte sarà l'incontro desiderato per vedere eternamente il Signore in una visione inesauribile che qualifica le nostre persone.

Ecco perché ci troviamo nell'Eucaristia. L’Eucaristia è una preghiera vivente, attraverso il linguaggio del rito, perché è nient'altro che vivere in atto nelle mani del Signore e vivendo nelle mani del Signore, il Signore non ci delude. La presenza sacramentale del corpo e del sangue di Gesù è la nostra preghiera concretizzata. Quando noi andiamo ai doni eucaristici è il Signore che ci ha ascoltati, ha accolto il nostro desiderio di ricrearci nel cammino del quotidiano, in attesa del banchetto glorioso Beati gli invitati alla cena delle nozze dell'Agnello. Il pregare continuamente non è altro che desiderare in modo continuo ed inesauribile la gustazione dell'eternità beata. Qui siamo nel provvisorio, pregare continuamente è desiderare quell'incontro definitivo quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. La odierna celebrazione eucaristica rappresenta il massimo incontro nuziale con il Cristo nello Spirito Santo in un inno di lode al Padre. E allora chiediamo allo Spirito Santo questo desiderio dello sviluppo della vita divina dentro di noi in modo da orientare la nostra storia in questa bellezza gloriosa che sarà la realizzazione della nostra vita. In tale dinamica spirituale scopriremo allora che la persona sommamente amata, la potremo raggiungere ella convivialità del paradiso, con essa godere di quella visione gloriosa dove la Trinità allieterà profondamente il nostro spirito. Ecco il pregare continuamente: il cuore amato che ama desidera un compimento di gloria nella realtà del Paradiso nella Gerusalemme del cielo in quella pienezza di gloria quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. Il pregare continuamente si riveste di beatitudine eterna e tale è la gioia che vibra nei nostri cuori.

 

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