16 aprile 2023

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA – ANNO A

DOMENICA 16 APRILE 2023

At 2,42-47   1Pt 1,3-9      Gv 20,19-31

OMELIA

L'esperienza della Resurrezione è l'anima della nostra storia.

Se noi siamo dei credenti, se siamo dei discepoli, se camminiamo nella speranza che viene dall'alto è perché abbiamo una relazione abituale con il Risorto. Dal brano evangelico che abbiamo ascoltato, nasce un interrogativo: “Come mai il Risorto appare il primo e l'ottavo giorno?”, e la risposta noi la possiamo ritrovare nel motivo per il quale l’evangelista Giovanni ha narrato questo episodio. I cristiani della seconda e terza generazione gli ponevano una domanda molto semplice: “Tu hai visto il Risorto e avendolo visto puoi dire a noi che dobbiamo vivere in un certo modo, ma noi il Risorto non l'abbiamo visto!”. Una obiezione che potrebbe nascere anche nel nostro spirito: il Risorto lo stiamo vedendo? E allora l'evangelista Giovanni ha narrato le apparizioni del Risorto con il linguaggio dell'assemblea eucaristica domenicale. La domenica è il giorno nel quale ci appare il Risorto. Se questa mattina siamo venuti a celebrare i divini misteri è perché nel nostro spirito, nell'io più profondo del nostro cuore, c'è un unico desiderio: vedere il Signore! La visione della fede, come ci ha detto la seconda lettura, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui, una visione della fede, ma che è una visione di un cuore innamorato. La domenica è la visione del Risorto, perché senza il Risorto non possiamo vivere.

E allora è bello soffermarci su un rito che noi tante volte trascuriamo, ma che è l'ebbrezza del vedere il Risorto: Gesù è apparso ai suoi discepoli il primo e l'ottavo giorno con quella espressione La pace sia con voi e noi, questa mattina, abbiamo iniziato la celebrazione dei divini misteri dicendo: Il Signore sia con voi! E quel saluto ce l'ha regalato il Risorto. La bellezza di ritrovarci questa mattina nell'Eucaristia è gustare un Risorto che ci ha salutati e ci ha salutati attraverso tre passaggi che noi dovremmo riuscire a percepire fino in fondo:

-       il saluto - mostrò le mani e il fianco,

-       il saluto - regalare la sua persona,

-       salutare, se noi ne vogliamo cogliere il senso, non è dire delle parole, ma è regalare se stessi all'altro in una comunione di vita.

Noi siamo un po' troppo esteriori, invece salutare è regalarsi! E allora è il Risorto che si regala a noi e si regala a noi non in modo indeterminato ma mostrando le mani e i fianchi: il mistero della Croce ricca di amore. Nel momento in cui il Signore ci ha salutati questa mattina, ci ha regalato il suo amore glorioso e crocifisso. Avevamo lo sguardo del cuore attirato alla sua persona: è la bellezza dell'Eucaristia!

Andiamo nella fede a vedere il Signore, il quale ci saluta. È una verità che tante volte noi trascuriamo, perché siamo abituati ai riti e i riti, se non stiamo attenti, logorano la fede se manca il vedere. È quello che dicevamo domenica scorsa entrò, vide e credette, quel discepolo che Gesù amava che è ognuno di noi; è molto bello questa mattina essere entrati in chiesa e il Risorto ci ha salutati regalandoci il suo mistero di amore, le mani e il costato secondo la bella visione di Giovanni e dal suo fianco uscì sangue e acqua. Quel saluto è l'amore trinitario che avvolge la nostra vita e ci rende persone che stanno gustando una presenza e noi, davanti a questa rivelazione, abbiamo risposto e con il tuo spirito! Lo spirito santo del Risorto!

Nel momento in cui abbiamo sentito - La pace sia con voi - e - il Signore sia con voi - in quel momento il Risorto ci ha regalato il suo spirito, quello spirito che ha reso al Padre nella sua morte e da Risorto si rivela in tutta la sua intensità: è la gioia di gustare il volto del Maestro. Ecco perché il cristiano quando va ai divini misteri, ha un unico desiderio nel cuore: vedere il Signore, attraverso la bellezza della fede. Beati quelli che, pur non avendo visto crederanno. È il vedere della fede, che è vedere l'Invisibile attraverso il linguaggio del visibile, dove la bellezza della nostra vita è il fascino dell'Invisibile. Il Vaticano II, quando volle enucleare il senso culturale della Divina liturgia, fece una affermazione molto forte: il primato dell'Invisibile sul visibile. È la bellezza della nostra esistenza che si lascia affascinare da un presente che non vediamo con gli occhi del fisico, ma con gli occhi del cuore e il cuore vede, l'occhio vede ciò che il cuore ama: è la bellezza del Risorto! Ecco perché il cristiano la domenica si ritrova in assemblea per gustare il Risorto.

Non per niente l'autore del libro dell'Apocalisse descrive la domenica come un giorno che è proprietà del Risorto. Ecco perché il cristiano nel cammino della sua esistenza ha l'ebbrezza della domenica, dell'assemblea domenicale per gustare una presenza, che è il criterio di fondo. Il rito è un linguaggio visibile che fa inebriare dell'Invisibile. È bello questa mattina tornare a casa e nello Spirito Santo poter dire nella fede: “Ho visto il Risorto e mi ha detto questo e quest'altro”. Ecco perché vogliamo condividere il mistero eucaristico questa mattina, guardando negli occhi del Risorto. La bellezza dell'Eucaristia voluta da Gesù è un grande mistero conviviale, dove il Risorto in persona celebra questa Eucaristia, è lui personalmente che ci dà il Suo Corpo nel segno del pane. Guardiamo quel pane nelle mani del presbitero, quelle mani sono le mani del Risorto che dà se stesso a ciascuno di noi: è la bellezza del i discepoli gioirono al vedere il Signore”.

 Ecco allora questa mattina Giovanni, davanti all'interrogativo che tante volte può nascere in noi - dove vediamo il Risorto, come vediamo il Risorto? -, ci dà la risposta: ogni primo giorno della settimana, nell'assemblea eucaristica, ecco che vedrete il Risorto, ne coglierete la gestualità e il vostro cuore sarà inebriato di Spirito Santo! Ecco la risposta: e con il tuo spirito!

Viviamo così il mistero che stiamo celebrando per essere inebriati da questa meravigliosa presenza, in modo che il cristiano non è l'uomo dei riti, ma è l'uomo che ha il gusto di una Presenza. Se noi avessimo questa profonda convinzione, la nostra vita avrebbe il gusto del Divino, cammineremo in novità di vita e potremmo regalare ai fratelli tanta speranza. Il Risorto gustato nell'assemblea liturgica è il Risorto regalato ai fratelli, in modo che si possa creare quella mentalità evangelica che nasce dalla gustazione settimanale della presenza reale del Maestro. Chiediamo allo Spirito Santo questa grazia in modo che il nostro essere cristiani sia una gustazione di una Presenza, in modo da camminare ogni giorno in quella luminosità di vita, perché il Signore divenga il Maestro del cuore, della mente e il principio di ogni azione e ogni sera diciamo al Signore: grazie che sei vissuto in me! Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola.

 

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