10 aprile 2023

LUNEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA – ANNO A

10 APRILE 2023

At 2,14.22-33         Mt 28,8-15

OMELIA

La coscienza della presenza del Risorto in mezzo a noi è l'anima di questi giorni. Ieri attraverso la figura del discepolo che Gesù amava, segno sacramentale della nostra identità di discepoli, abbiamo gustato quella ricerca che ha portato il discepolo che Gesù amava a correre per poter vedere e credere. Oggi questa esperienza della presenza del Risorto si è ritradotta attraverso l'apparizione alle donne. Anche qui troviamo uno schema che dovrebbe caratterizzare la nostra esistenza.

Uno degli interrogativi che possono nascere davanti al mistero che stiamo celebrando in questi giorni è quello di chiederci come possiamo vedere il Risorto. E credo che l'esperienza delle donne, così come l'evangelista Matteo questa mattina ce l'ha narrata, ci possa aiutare per entrare in questa bellezza per cui il credente dice: - non solo Gesù è risorto, ma l'ho visto risorto - perché la bellezza della vita è essere affascinati da questa presenza che qualifica fondamentalmente la nostra storia. In questo incontro chi è il grande protagonista? La risposta è molto semplice: il Risorto! Quelle donne lo cercano, quelle donne da lui vengono incontrate, quelle donne ne annunciano la risurrezione. Abbiamo ben chiaro che il grande protagonista dell’incontro è il Risorto, luogo del desiderio, dell’esperienza della visione, della condivisione di una presenza. E questo è sicuramente un aspetto molto importante perché quando le persone ci pongono la domanda - perché lei è credente? - la risposta è una sola: gustiamo la presenza del Risorto! Noi diciamo ciò che viviamo, condividiamo ciò che vediamo, camminiamo in compagnia del Risorto. Solo questa animazione più profonda della nostra esistenza può diventare l'anima della nostra vita, ma dobbiamo essere innanzitutto ricercatori del Risorto, come le donne che vanno al Sepolcro, secondo un principio molto importante nella nostra vita: amare una persona è dirle “tu non morirai mai!”. Quelle donne affascinate dal Cristo, vanno da lui perché per loro egli è il vivente nel loro cuore.

La bellezza della nostra esistenza sta nell’ essere ricercatori del Risorto, è vivere nel profondo della nostra esistenza una presenza che è martellante nella nostra esistenza, viviamo del Risorto che ci attira a sé. Quando i martiri di Abitene dissero - senza l'Eucaristia non possiamo vivere - essi affermavano questa verità. La bellezza dell'Eucaristia è la sete del volto di Gesù. Noi qualche volta possiamo cadere nel dramma degli atei praticanti: “andiamo a un rito”. Dovremmo affermare: “Andiamo a vedere il Risorto il quale ci appare e ci riempie di gioia”.

È molto bello come l'evangelista Matteo attraverso tre verbi ci indichi questa meravigliosa presenza: essi si avvicinarono (a lui che le ha salutate), gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Tre verbi che noi dovremmo riuscire a rivivere, a rivisitare a livello personale per fare l'esperienza del Risorto. Ecco perché noi non dovremmo mai dire - sono andato a messa – ma: sono andato a gustare una presenza.

Gesù appare, alle donne che lo cercavano ecco Salute a voi! È il Risorto che appare e la bellezza di venire all'Eucaristia è gustare il saluto del Signore, che è la bellezza della nostra vita, questa sua signoria, meravigliosa, misteriosa, ma affascinante Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Sono tre passaggi di vita interior0e che noi viviamo continuamente nella celebrazione eucaristica, il Risorto è con noi, ed entrando in chiesa ci siamo avvicinati a lui. È una cosa questa che ci dovrebbe catturare, noi incontriamo chi abbiamo cercato, incontriamo colui che si lascia cercare, è la bellezza del cammino della fede che penetra dentro di noi e allora gli abbracciarono i piedi. Cos'è il rito? Il rito è abbracciare i piedi di Gesù, noi tante volte poniamo dei riti in modo asfittico, poniamo dei riti, cantiamo, parliamo, facciamo silenzio, ma tutta quella ritualità incarna il desiderio di voler abbracciare i piedi di Gesù, come Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. La sua presenza ci cattura e noi abbiamo il coraggio e la gioia di lasciarci catturare. Una messa è bella non perché ci affascina il rito, ma una messa è bella perché ci affascina la bellezza che è Gesù. In quel gli abbracciarono i piedi gustiamo la gestualità rituale. È molto bello il rito quando viene paragonato a una esecuzione musicale. Quando uno spartito musicale viene eseguito sentiamo delle note, ma in modo profondo ci lasciamo catturare da un mistero, la musicalità. Chi ha mai visto la musicalità? Eppure questa musicalità scaturisce attraverso la fecondità delle note. La presenza del Risorto si fa gustare attraverso la musicalità del rito nella sua semplicità ed essenzialità perché non ci deve far dimenticare il Risorto. E allora lo adorarono È molto bello come papa Benedetto nella GMG di Colonia fece un'affermazione molto bella quando spiegò la parola adorazione, l'adorazione è l'incontro di due parole: la condiscendenza del Cristo in mezzo a noi e noi entriamo nella relazione con lui. Cosa vuol dire adorare? Noi tante volte pensiamo la parola adorare voglia dire metterci in ginocchio, dire delle preghiere, stare in silenzio-. Giustamente il papa in quella omelia disse “adorare” in latino vuol dire bocca a bocca, è la bellezza dell'incontro di due cuori. In tal modo viviamo il gusto del Risorto. In questa intimità di cuori espressi godiamo del valore della ritualità del mangiare.

E allora quando noi ci lasciamo inebriare da questa presenza ecco il terzo passaggio: abbiamo l'entusiasmo di condividere. Quando l’evangelista Luca volle descrivere la bellezza della Pentecoste disse che la Pentecoste era stata un‘esplosione di gioia che ha catturato gli ebrei, che si dicevano: Chi sono costoro? L'incontro con il Cristo eucaristico in atteggiamento adorativo ci porta all'entusiasmo della gioia, usciamo dal rito luminosi, perché non abbiamo semplicemente celebrato un rito, ma ci siamo lasciati trasfigurare da una Presenza che ci affascina, che ci fa ogni giorno risorgere, che ci fa camminare in novità di vita. Ecco perché quelle donne andando ad annunciare, a condividere un'esperienza, ci dicono che la celebrazione eucaristica non è un rito concluso ma una vita che si sviluppa. Abbiamo pregato all'inizio della celebrazione che la fede che celebriamo nella divina liturgia deve diventare la vita? La vita del discepolo è l'entusiasmo d’ essere credenti, perché la bellezza della nostra vita è gustare continuamente una relazione serena, semplice, essenziale con il Risorto. E allora questa mattina la Chiesa attraverso l'incontro delle donne con il Risorto che è il protagonista della celebrazione si fa desiderare, ci incontra e ci manda, Ecco noi dovremmo riuscire a cogliere l'ebbrezza di lasciarci trasfigurare e uscire di chiesa con gli occhi luminosi perché viviamo la bellezza luminosa del Risorto. Viviamo così questa celebrazione con questa convinzione che il Risorto è in mezzo a noi. Papa Benedetto aprendo l'anno della fede fece un'affermazione molto bella e noi in questo tempo Pasquale dovremmo continuamente rivisitare: siate amici di Gesù, gustate il Risorto e siate persone libere nel fare tante attività, perché la bellezza è il Risorto che diventa quel desiderio profondo che diventerà tra poco eternità beata quando quel Risorto, che sacramentalmente incontriamo, diventerà la visione che ci riempirà di quella eternità beata. È sempre bello approfondire quell'espressione alla quale tante volte il rito ci abitua Beati gli invitati alla cena delle nozze dell'agnello, è il banchetto del paradiso. Uscendo di chiesa noi dovremmo avere la reazione che ebbero i legati del re di Kiev 1000 anni fa quando furono mandati a vedere dove fosse la bellezza del rito: entrarono nella chiesa di Costantinopoli e dissero “abbiamo visto il cielo in terra”. Ecco perché il rito bizantino. E allora la bellezza della nostra esistenza è lasciarci catturare dalla bellezza teologale e mistica del rito. Ecco l'Eucaristia che stiamo celebrando che è una musicalità di eternità dove noi entriamo in questa meravigliosa esperienza, il Signore ci trasfigura e ci dice: “Aspettami, quando verrai nella tua esistenza finale, allora mi vedrai, luminoso, nella bellezza dell'essere faccia a faccia”.


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