09 luglio 2023

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

DOMENICA 09 LUGLIO 2023

Zc 9,9-10      Rm 8,9.11-13         Mt 11,25-30

La Chiesa nel suo cammino attraverso il quale ci introduce lentamente nella personalità del Maestro, ci fa percepire il senso della sua identità attraverso la preghiera, nella quale si rivela da una parte il mistero di Gesù e dall'altra ci è comunicata la grande speranza: "Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".

E allora cos'è questa preghiera di Gesù? Noi ci accorgiamo di tre passaggi che potremmo cogliere nella dinamica della preghiera, perché l'uomo prega così come è, e così come è prega; quindi entrare nella preghiera di Gesù è scoprire la sua identità. Il primo elemento è: “Padre”, lo stretto rapporto che esiste tra Padre e Figlio e, in questo, noi troviamo la bellezza propria del mistero di Gesù, che nel cammino della sua vita è stato sempre in comunione con il Padre. Nelle narrazioni evangeliche spesse volte ci è descritto Gesù che si trova in silenzio, in preghiera con il Padre, perché la sua esistenza è stata tutta costruita con il Padre. Ricordiamo sempre l'ultima parola che Egli ci ha rivolto stando in questo mondo Padre nelle tue mani consegno il mio spirito, la sua vita costruita nel mistero del Padre e in questo mistero Egli si ritrova perfettamente se stesso ed ecco perché ci ha detto Ti lodo Padre, Signore del cielo e della terra. Cos'è la lode? Se guardiamo attentamente la lode è l'espressione dell'uomo che si lascia affascinare dal Verbo, è l'uomo della pura gratuità, è l'uomo che nella notte diventa un canto all'esistenza. Gesù ci introduce nel suo mistero perché noi possiamo veramente entrare nella Signoria del Padre. La lode è la bellezza che trasforma e affascina la nostra vita; una cosa è lodare, una cosa è ringraziare, una cosa è supplicare.

 La lode è l'anima trasformata e trasfigurata in una profonda esperienza di comunione. Spesse volte noi dimentichiamo questo primo elemento fondamentale: l'uomo che prega vive in stato di comunione con Dio, ha la gioia di appartenergli e ritrova la bellezza di essere se stesso. Quindi, guardando Gesù che prega il Padre, noi ritroviamo la sua identità, ritroviamo la bellezza del suo rapporto divino-umano e scopriamo l'itinerario nella nostra vita: essere persone affascinate dal suo mistero. Davanti a questa bellezza che ci deve prendere, ecco, Gesù ci invita a vivere quattro atteggiamenti che sono espressi nell'invito che Egli ci rivolge questa mattina e la domanda è: come noi possiamo entrare in questa bellezza di Dio, in questa bellezza che ci trasfigura continuamente e ci dà la speranza?  E allora quattro verbi:

-   venite a me

-   prendete il mio giogo

-   imparate da me

-   troverete ristoro per la vostra vita,

i quattro verbi dell'uomo che entra nel mistero di Dio.

Innanzitutto quel “venite”: lasciarci attirare. L'uomo prega perché è attirato da un mistero più grande di lui. Il pregare è un fascino che entrando nelle nostre persone guida i nostri passi, Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, è la bellezza di ritrovare la gioia di noi stessi. Lasciarci attirare, non è l'uomo che va a Dio, ma è Dio che attira a sé l’uomo per fargli gustare la bellezza e la profondità della vita. Ecco perché ogni uomo nella sua vita prega, a modo suo, con le sue caratteristiche, perché la caratteristica di una creatura è di lasciarsi attirare nel mistero di Dio e, in questa attrazione, noi ritroviamo la bellezza della nostra storia Venite a me - Prendete il mio giogo sopra di voi, assumere la sua storia. Anzi, se noi entriamo in profondità è Lui in noi che assume la nostra storia, per cui in certo qual modo, il nostro assumere la storia di Gesù è dirgli grazie, perché Lui è dentro di noi. Quando Gesù ci ha invitato a pregare, ci ha detto di pregare come ha pregato lui Padre - Abbà, entrare nel suo mistero e quindi prendere la sua storia, metterla sulle nostre spalle e camminare in novità di vita e allora imparare la dimensione relazionale. Il pregare è l'uomo che recupera il senso della sua identità; in certo qual modo il pregare è l'uomo che dice a se stesso: devo diventare alunno della fonte della mia vita. Ecco perché la bellezza del pregare è ritrovarci nel silenzio di Dio, è accoglierlo nella sua verità e identità. E allora il quarto passaggio e troverete ristoro per la vostra vita, il pregare come tranquillità dell'uomo interiore. Ecco allora che Gesù questa mattina attraverso questi tre passaggi Padre - ti rendo lode - venite a me, ci vuole regalare l'equilibrio della nostra vita: ogni uomo è una creatura orante, sia che lo voglia, sia che non lo voglia, perché, in certo qual modo, la presenza del Signore in noi è così forte che ci attira continuamente a sé. Pregare non è dire, pregare è lasciarsi attirare da questa meravigliosa presenza che ci affascina sempre di più e ci dà il senso più profondo della nostra storia quotidiana. Ecco perché Gesù questa mattina ci dice imparate da me, troverete la verità della vostra esistenza.  In certo qual modo Gesù questa mattina attraverso questa lettura, ci fa imparare a pregare, che non è dire, che non è fare delle formulazioni, ma è porci in una presenza, lasciarci abitare dal mistero, lasciarci guidare dallo Spirito. Il pregare è il ristoro dell'anima perché la persona ritrova veramente se stessa. Ecco perché il cristiano quando prega, rivela la propria identità, come Gesù, che nella sua preghiera di questa mattina ci rivela la grandezza del suo rapporto con il Padre e ci si rivela come la speranza per la nostra esistenza. Partendo da questi due elementi, noi riposiamo in Gesù, ritrovando veramente la nostra identità, un'esperienza più profonda della nostra esistenza. Ecco perché questa mattina siamo davanti a un mistero più grande di noi che ci semplifica! Noi tante volte quando preghiamo abbiamo il problema di cosa diciamo, come diciamo, o quanto diciamo. Dovremmo imparare qualcosa di più semplice, riposare in una presenza che ci cattura, ci assume e ci pone nell'atteggiamento di camminare nella serenità del cuore, Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro, prendete la vostra vita come io ho preso la mia e allora troverete ristoro per le vostre anime. Guardare a Gesù per entrare nel riposo di Dio, è quello che noi stiamo celebrando nell’Eucaristia. L'Eucaristia è il fascino di Gesù che ci attira, è il fascino di Gesù che ci dice la pienezza del suo amore, il fascino di Gesù che ci dice: “Abbi fiducia e coraggio nel cammino quotidiano della tua storia!”

Questa sia la speranza che Gesù questa mattina ci vuole regalare. Noi possiamo camminare in autenticità di vita e allora, nel momento in cui faremo la comunione, in quel momento troveremo quello che Gesù ci ha detto: Venite, prendete, imparate, trovate, è la bellezza della nostra storia nel mistero di Gesù. Questa sia la nostra forza, la nostra speranza, perché il pregare è la cosa più difficile sicuramente, ma anche la più semplice. La più difficile perché ci porta a collocare la nostra vita nel mistero di Gesù, ma anche la più semplice, perché nasce da uno sguardo del cuore che ci prende continuamente, ci attira e ci affascina. Questa sia la speranza che vogliamo vivere in questa Eucaristia per camminare in una vera novità di vita.  Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro, prendete il mistero della mia vita nella vostra vita e potrete camminare in autentica novità di storia. Questa sia la speranza per cui l'Eucaristia che tra poco accoglieremo, sia veramente l’anima del nostro pregare, la gioia di una presenza che ci dà fiducia e speranza nel travaglio quotidiano nella vita di tutti i giorni.

 

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