17 settembre 2023

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A

DOMENICA 17 SETTEMBRE 2023 

415° ANNIVERSARIO DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SANTO JESUS

SOLENNITÀ PATRONALE - Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie - Bergamo


Ap 5,6-14      Eb 1,3-12      Lc 24,35-48

OMELIA

Gesù questa mattina convocandoci attorno a sé ci dà un impegno molto deciso e importante: siate testimoni!

La bellezza dell'incontro col Cristo è la bellezza di essere testimoni. Allora chiediamoci, alla luce del Vangelo di Luca, cosa vuol dire essere testimoni? Luca ci dà la visione di questa testimonianza nel grande evento della Pentecoste: fraternità, entusiasmo, esperienza che genera stupore. Il “testimone” è il traboccare di una pienezza di vita e questo è sicuramente un aspetto importante soprattutto nella cultura di oggi quando si pone la domanda: come si può evangelizzare l'uomo contemporaneo? La risposta che danno gli studiosi è molto semplice: generare commozione nel cuore degli uomini. Essere testimoni vuol dire seminare una bellezza che non è dicibile, ma cantabile, un'esperienza che avvolge l'uomo e lo pone nella condizione di essere il sorriso luminoso di Gesù.

E allora, la bellezza dell'impegno che Gesù ci dà questa mattina, è di essere suoi testimoni, di avere la bellezza di una sua Presenza che determina il nostro comportamento. Come l'evangelista Luca ci aiuta a entrare in questa testimonianza in modo che l'impegno che ci viene offerto possa realizzarsi storicamente? La narrazione evangelica è molto importante: il Signore è presente in mezzo a noi, condivide con noi la sua Pasqua, è la realtà delle Scritture per dare all'uomo la speranza della vita. La testimonianza è una sintesi eccezionale di questi quattro aspetti che devono illuminare la nostra vita e condurci lentamente a intuire che Gesù è il Signore.

Innanzitutto la coscienza che Lui è presente, è in mezzo a noi. È molto bello come gli Evangelisti, quando narrano le apparizioni del Risorto, usino tutti l’espressione si manifestò in mezzo, in mezzo a loro è la Presenza! La bellezza della nostra vita di credenti è gustare una Presenza.

Questa mattina siamo qui convocati per gustare questa Presenza.

Quante volte ce lo siamo detti: “Perché vado ai Divini misteri? Per vedere il Signore!”. In Lui l'uomo ritrova veramente se stesso, e quindi la bellezza - ci dice l'evangelista - di ritrovare il Signore risorto nasce dalla profonda convinzione che Lui è presente, è qui in mezzo a noi. É quel primato dell'Invisibile sul visibile a cui tante volte abbiamo accennato: venite all'Eucarestia per gustare una Presenza. Ecco perché il rito in genere deve essere semplice e sereno, perché ci deve permettere di percepire questa meravigliosa Presenza che è il Signore.

Il secondo aspetto per cui noi riusciamo a entrare in questa Divina presenza è la convivialità.

Gesù per farsi riconoscere invita i discepoli a dargli da mangiare: l'Eucaristia! Ecco perché la bellezza della nostra vita è essere conviviali di Gesù. Come possiamo sperimentare la sua presenza in mezzo a noi se non attraverso la convivialità? Lui è qui al centro, presiede alla tavola e ci regala se stesso. La convivialità è una vitalità interiore che si ritraduce nel linguaggio del mangiare e del bere. Lui è presente in mezzo a noi in modo dinamico, ci attira a sé e condivide con noi la bellezza della sua presenza eucaristica. É bello mangiare con il Risorto perché il Risorto avvolga la nostra vita; e di riflesso, come noi possiamo entrare in questo mistero? E allora: la Parola del Signore, le Scritture, la testimonianza della Chiesa che parla di Gesù, addirittura utilizzando il testo dell'Apocalisse è il Risorto in persona che ci sta parlando. Non stiamo leggendo dei testi scritturistici, stiamo ascoltando una Persona che illumina la nostra vita e dà senso alla nostra storia e allora la bellezza di questa testimonianza è dare al mondo una visione nuova.

Il testimone legge la storia come la storia di Dio, perché noi siamo chiamati a testimoniare la presenza del Signore, il quale è la pienezza del rivelarsi di Dio. Andiamo sempre al bel testo della lettera agli Ebrei: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”, attraverso il suo Figlio, e allora dall’essere testimoni attraverso queste quattro semplici stimolazioni che ci vengono dal Vangelo noi cogliamo che la bellezza della nostra vita è testimoniare una Presenza senza della quale noi non riusciamo a vivere, una Presenza che illumina il cammino, stimola i passi e nello stesso tempo ci orienta verso una pienezza. Ma come noi possiamo entrare in questa bellezza esistenziale? Se noi guardiamo l'icona che abbiamo davanti è tutto un canto di risurrezione. Noi oggi siamo qui riuniti per gustare una Presenza che ci apre su una bellezza spirituale, sulla Gerusalemme celeste, è la visione dell'Apocalisse che abbiamo ascoltato, dove l'uomo si lascia illuminare da questa Presenza per ritrovare il senso della propria vita. Ecco perché al di là del discorso devozionale la Parola di questa mattina ci dice: contempla una Presenza, fa’ della tua vita la sua incarnazione perché gli uomini possano ritrovare la speranza nella vita e regalare una Presenza.

Quando nell'ultimo giorno incontreremo il Signore gusteremo quello che sacramentalmente noi oggi stiamo vivendo, la sua Presenza, la Presenza che ci guida, che ci illumina, una Presenza che cammina con noi in vista di questa gloria finale che è il paradiso. Entriamo in questa esperienza e allora ci accorgeremo di una cosa molto semplice: è bello credere perché è bello lasciarci innamorare da Gesù e in questa meravigliosa luce camminare nel tempo, con tanta fiducia e tanta speranza, convinti che il Signore che è in noi ed è con noi sarà il premio della nostra vita quando lo vedremo faccia a faccia, nella gloria che non avrà mai fine.



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