24 settembre 2023

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A

DOMENICA 24 SETTEMBRE 2023

Is 55,6-9      Fil 1,20c-24.27a      Mt 20,1-16

OMELIA

Il cristiano nel cammino quotidiano si pone sempre la grande domanda: che senso ha la vita?

Una domanda che, in un modo o in un altro noi ci facciamo continuamente perché sappiamo esattamente che la vita ha un inizio e un termine e a quello che noi stiamo compiendo noi dobbiamo dare un significato. E allora credo che la parabola possa essere intesa come risposta a questo grosso interrogativo: la bellezza della vita è un dono, un dono che noi dobbiamo accogliere, far fruttare perché giunga alla sua pienezza, contemplare l'autore della vita! Infatti una delle domande che potremmo porci è: che significato diamo a quel dare una moneta?  E allora possiamo intravedere la dinamica della vita. Quando noi siamo stati concepiti ci è stata regalata una “moneta”: la chiamata alla gloria di Dio. Nasce un bambino perché possa eternamente contemplare la gloria delle tre Persone Divine, ed è questo il senso di fondo della vita: nati per gustare eternamente la gioia dell'esistenza!

Di riflesso, se partiamo da questa interpretazione, noi riusciamo a cogliere il senso dell'atteggiamento di quel padrone il quale dà a tutti gli operai la stessa moneta perché tutti hanno avuto la stessa identica vocazione, la vocazione di contemplare la gloria di Dio. Il tempo corre, nel tempo ci si impegna, attraverso il tempo si giunge alla gloria eterna. I medievali avevano inventato questa formula: Dio ci chiama alla vita per farci godere eternamente la gioia del paradiso. Vivere è crescere progressivamente in questa visione del Paradiso che ci attende e ci attende continuamente.

Allora davanti a questa visione, come noi dobbiamo concepire la vita, in quella “moneta” che ci viene offerta? Tre passaggi che danno valore e senso alla vita, nel suo significato più profondo, che non è semplicemente quello che facciamo, ma il senso che diamo a quello che operiamo. Tre passaggi ci permettono di entrare nel mistero della vita e di trovare la bellezza e la sua ricchezza feconda:

- il senso della gratuità,

- il valore del rendimento di grazie,

- la bellezza della supplica.

Gratuità, gratitudine, impegno.

Innanzitutto dobbiamo ricordarci che la vita è un grande dono, è Dio che entra nella nostra storia. Ogni istante che noi respiriamo è Dio che ci chiama alla vita. Il senso della nostra storia è Dio che ci pone continuamente in questa vocazione nella quale noi gustiamo l’atto del suo amore; è quell'andare a lavorare nella vigna, la vita come impegno storico, per vivere profondamente un dono. E allora, se noi curiamo questo primo aspetto, ecco che nasce il secondo termine: il senso della gratitudine. Come noi riusciamo ad accogliere la bellezza di un dono se non nel momento in cui rendiamo grazie? Al mattino noi ci svegliamo e siamo il respiro creativo di Dio, incominciamo il lavoro cantando la gratitudine per questo dono. É un rapporto favoloso che si ritraduce nella parabola: io ti chiamo alla bellezza della vita regalandoti la possibilità di vivere che è lavorare. Quindi la bellezza della nostra storia come un dialogo tra il Dio creante e l'uomo che nella gratitudine cammina in novità di vita, quindi il senso della gratuità. Ecco perché l'uomo tante volte ha difficoltà a vivere, perché non ha questo senso della gratuità, il respiro - atto dell’amore Trinitario -, quindi la percezione che il nostro camminare giorno per giorno scaturisce dalla creatività Divina. E allora la gratitudine dove la gratitudine è nient'altro che la situazione gioiosa dell'uomo del dono della vita. La gratitudine è la fecondità dei doni che il Signore ci offre in continua novità di vita e, davanti a questo grande deserto che è la nostra storia, ecco l'uomo si pone in stato di supplica perché l'uomo è intrinsecamente povero, siamo un dono, un dono da offrire in gratitudine, la creatura è povera e ama i propri limiti. Quando Gesù nelle Beatitudini disse Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli, beati quelli che nel cammino della loro vita hanno coscienza dei loro limiti perché nella coscienza dei loro limiti percepiscono questa creatività divina che continuamente agisce e opera nella vita quotidiana. Ecco perché il cristiano nel cammino della sua storia non ha più volto, solo “grazie!”. Il canto della gratitudine è nella mia povertà, io supplico e l'uomo che supplica nella fede vive di gratitudine e di riflesso ha la gratuità di Dio. É una circolarità fondamentale nel cammino della nostra storia. Noi spesse volte dimentichiamo questo fondamento della nostra storia e ci impressioniamo davanti agli avvenimenti dimenticando che nella nostra vita Dio non smette mai di operare e allora, se noi riusciremo a costruire in questo modo il nostro istante, al termine della nostra vita ci sarà data quella moneta - vieni nella gioia del tuo Signore - è quella aspirazione all'eternità che dovrebbe essere presente dentro di noi. Come certe volte il lavoro è la condizione per poter sopravvivere - lo stipendio -, così l'uomo cammina nel tempo nella gratitudine del dono della vita in vista della pienezza della gloria e allora non c'è problema, nella prima, terza, sesta nona ora, il problema è uno solo: vivere di gratitudine, nella coscienza che siamo un mistero per giungere a una pienezza di gloria, vedere il Signore faccia a faccia, perché noi quando ci poniamo la domanda: - Ma in fin dei conti cosa vuol dire vivere? - la risposta è: “Vivi l'atto creante di Dio con un profondo senso di gratitudine nella prospettiva dell'eternità beata”.

Se noi imparassimo a respirare questa grande meta, questo denaro che il Signore ci regala, allora riusciremmo a vedere diversamente gli avvenimenti della storia, respireremo speranza, la nostra vita sarà tutta un’attesa, vedere il Signore faccia a faccia. Ecco allora quella moneta, creati per lodare eternamente Dio e questa meta che è il paradiso teniamola sempre ben viva dentro di noi, soprattutto nei momenti di scoraggiamento, nei momenti nei quali nascono gli interrogativi della storia, nei momenti in cui l'uomo si pone la domanda cosa significa vivere e allora vivere è vivere il dono con gratitudine in attesa della sua pienezza. É quello che noi stiamo vivendo nell’Eucaristia. L'Eucaristia non è semplicemente assumere il Corpo il Sangue del Signore, ma è entrare nella gustazione di una Presenza, l'Eucaristia è farmaco di immortalità. Quando noi ci accosteremo all'Eucaristia gusteremo l'eternità beata e davanti ai nostri interrogativi ritroveremo la bella speranza di crescere giorno per giorno in novità di vita. Ecco perché è bella l'Eucaristia, perché ti fa fare la sintesi quotidiana tra il tempo e l'eternità, dove l'eternità dà senso al tempo e ci permette di vivere in novità di vita. Entriamo in questo grande mistero, il Signore qui in mezzo a noi ci ama, ci guida e ci sostiene, l'importante è vivere quei tre atteggiamenti: il senso della gratuità, il canto della gratitudine, la potenza della supplica. Allora la vita avrà un senso e tutto sarà una grande attesa di quell’eternità quando Dio sarà tutto in tutti, ci trasfigurerà e ci metterà in quella luce gloriosa che è la bellezza di tutta la nostra storia. Viviamo così questa Eucaristia e quando il Signore ci chiamerà diremo: “Finalmente posso ritirare quella moneta, godere eternamente del tuo volto o Padre, insieme a tutti i fratelli in una gioia che non ha limiti e confini e che è l'esultanza del nostro spirito, un gaudio che sarà tutta la nostra eternità beata.

 

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