03 aprile 2024

DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE (MESSA DEL GIORNO) - ANNO B -

DOMENICA 31 MARZO 2024

At 10,34a.37-43      Col 3,1-4      Gv 20,1-9

OMELIA

La gioia di ritrovarci questa mattina nella celebrazione dei Divini misteri vive della presenza del Risorto.

In certo qual modo ognuno di noi questa mattina è chiamato a essere quel discepolo che Gesù amava, che entrò, vide e credette, e queste espressioni che l'evangelista Giovanni ci offre questa mattina, sono espressioni che si richiamano al momento fondamentale della chiamata del discepolo venite e vedrete per cui, questa mattina, davanti al testo evangelico ci poniamo la domanda: come possiamo vedere il Signore risorto?

Sicuramente noi lo vedremo faccia a faccia nella grande esperienza del Paradiso quando chiuderemo gli occhi alla storia, si apriranno gli occhi nella bellezza del giardino del paradiso terrestre e lì vedremo il Signore, faccia a faccia, ma come - nel tempo - questa esperienza la possiamo effettivamente vivere?

Ed è molto bello come nel testo evangelico che abbiamo pocanzi ascoltato da Giovanni, il discepolo che Gesù amava, vide i segni della presenza del Maestro e vide e credette. Il Signore noi lo vedremo in pienezza quando faremo la grande scelta della nostra morte; in quel momento noi passeremo dalla storia all'eternità, dal cammino esistenziale legato allo spazio e al tempo, a una luminosità eterna che ci riempirà tutta la vita.  Ma questa esperienza gloriosa noi la costruiamo attraverso l'esperienza sacramentale.

Sarebbe bello se noi questa mattina tornando a casa potessimo dire: nei segni ho visto il Risorto!

Come in quelle bende e in quel drappo che avvolgeva il volto del Maestro il discepolo che Gesù amava vide e credette, anche noi questa mattina siamo chiamati a fare la stessa esperienza: vedere e credere!

E allora cerchiamo di chiederci: come è possibile entrare in questa esperienza? E allora nel Vangelo di Giovanni, il primo incontro del discepolo che Gesù amava, è avvenuto nella chiamata, quando Gesù ha detto venite e vedrete. Per cui la bellezza dell'esperienza del discepolo è quella di venire e vedere, seguire, andare dietro al Maestro. La bellezza di Gesù è che essa è collocata nel nostro cuore attraverso il seguire quotidiano, un seguire che nel brano che abbiamo ascoltato è diventato correre, è diventato arrivare per primo e ci ha ricordato la bellezza del vedere… e quando entrò vide i segni della realtà della Risurrezione.

Ora, come noi oggi possiamo vedere il Signore?

La Risurrezione è un fatto che è avvenuto ieri, ma il gusto del Risorto ci accompagna per tutto l'ambito della nostra vita e quindi dobbiamo riscoprire, per quello che ci è possibile, la bellezza di Gesù che è sempre con noi e cammina con noi. Innanzitutto attraverso la coscienza che lui è presente.

Quando vedo una creatura umana, vedo in essa la vocazione a diventare il volto di Gesù. Quando vedo un battezzato vedo il sacramento di Gesù e quindi, il primo elemento fondamentale, è abituarci a vedere il Risorto nella vita ordinaria. Venite e vedrete! …e rimasero con lui quel pomeriggio.

Il tempo della chiesa è il tempo della gustazione di una Presenza; la chiesa non è il luogo dei riti! La chiesa è il luogo di una Presenza. Il cristiano ha questo gusto e questa verità noi riusciamo a coglierla quando ne vediamo i segni come il discepolo che Gesù amava, come l'apostolo Pietro, attraverso l’assemblea del ritrovarci in chiesa.

Quando noi ci ritroviamo qui in chiesa vediamo il Risorto.

Non siamo qui per compiere dei riti, non siamo qui per una tradizione che c'è stata tramandata, siamo qui perché il Signore ci si manifesta in tutta la sua luminosità sacramentale, veniamo a vedere il Signore e questa visione che ci accompagna in questa celebrazione diventa la visione della Parola. Non abbiamo mai pensato perché il cristiano al termine delle letture fà delle professioni di fede: Parola di Dio! Rendiamo grazie a Dio! Lode a te o Cristo! Gloria a te o Signore! È la bellezza del “vedere”.

In certo qual modo quando ascoltiamo le Divine scritture vediamo il Maestro.

È molto bello come nel libro dell'Apocalisse si dica che all'inizio dell'assemblea noi vediamo la Parola. Ma noi diciamo: udiamo la Parola. Il testo dell'Apocalisse dice: vediamo la Parola! Siamo talmente innamorati di Gesù, siamo totalmente avvolti dalla sua persona che mentre ne udiamo la voce ne contempliamo la presenza personale. L'esempio più semplice che potremmo ricavare dalla vita è questo: quando noi ascoltiamo al telefono una persona che per noi è molto importante, mentre udiamo vediamo... La bellezza di questa Eucaristia è vedere il Signore: Parola di Dio! Rendiamo grazie a Dio! Lode a te o Cristo! Gloria a te o Signore!

Non si usa il vocativo per un assente e allora la bellezza di questa mattina è vedere il Signore nella sua parola. Anzi, e qui dobbiamo essere sinceri con noi stessi, ogni volta che udiamo la Parola, questo gesto è un Sacramento, il Signore penetra in noi e illumina il cuore e la mente.

Il Signore che ci parla: i segni della sua parola, linguaggio della sua presenza, ma soprattutto quando attorno a un tavolo egli dice: il Signore sia con voi! In quel momento ci appare il Risorto che rende grazie al Padre e si consegna al Padre nel linguaggio della Consacrazione eucaristica: è la bellezza di vedere sacramentalmente il Signore!

E la cosa è molto bella quando, al momento di accostarci ai Divini misteri, noi ascolteremo quelle parole: il corpo e il sangue di Cristo! In quel momento il Risorto si regala a noi nei segni del pane e del vino e in quel momento la nostra vita viene trasfigurata. Noi siamo venuti qui perché il Signore ci ha chiamati, venite! Abbiamo visto il Maestro che è dentro di noi ed è con noi in questa Celebrazione e adesso possiamo dire: vide e credette, senza il Signore non possiamo effettivamente vivere.

La bellezza di questa mattina è gustare una Presenza, non è un rito ma è un linguaggio di un'attualità, con la gioia di tornare a casa e dire: ho visto il Risorto! Se noi riuscissimo a entrare in questa meravigliosa esperienza ci accorgeremmo di essere persone radicalmente rinnovate, persone risorte con il Risorto. Cristo nostra Pasqua è risuscitato, è in mezzo a noi e conduce la nostra vita verso la pienezza della gloria e allora, accostandoci ai Divini misteri questa mattina, vediamo il Risorto nel Sacramento, gustiamone la presenza mentre siamo in attesa di contemplarne la gloria.

È molto bello come nel rito Ambrosiano la Celebrazione liturgica si conclude con quell’espressione: “Andiamo in pace. Nel nome di Cristo. Amen!” È il cammino verso la bellezza della gloria del cielo, quando non avremo più bisogno di un pane, non avremo più bisogno di vino annacquato per gustarne la presenza, non avremo più bisogno di una parola che ci guida, ma saremo trasfigurati in quella luminosità eterna che è il Signore nei nostri cuori. La sua luminosità diventerà vita della nostra vita e allora anche noi, come l'apostolo Pietro, diremo questa mattina: il Signore non è apparso a tutti, ma a noi che abbiamo mangiato e bevuto con Lui. Questa è l'esperienza che vogliamo vivere e condividere in una luminosità eterna che è la speranza nella nostra vita quotidiana.

 

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