14 luglio 2024

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 14 LUGLIO 2024

Am 7,12-15      Ef 1,3-14      Mc 6,7-13

OMELIA

Nel cammino quotidiano della vita il cristiano ha come riferimento costante la vocazione a essere Chiesa.

Il Signore rimane nel tempo e nello spazio attraverso la sacramentalità del popolo di Dio in cammino, verso la pienezza della gloria.

Ma cosa vuol dire essere Chiesa? Essere comunità che cammina in novità di vita. E credo che l'evangelista Marco questa mattina ci metta in luce tre aspetti che rinnovano continuamente la nostra storia e ci aiutano a vivere il mistero dell’essere “Chiesa”:

- la presenza di Cristo che opera i suoi miracoli,

- la comunione attraverso gli apostoli,

- per realizzare il criterio di una Chiesa autentica che è la conversione.

Il Cristo, la comunità, la conversione.

Sono i tre aspetti sui quali vogliamo questa mattina soffermarci per prendere coscienza che cosa vuol dire essere Chiesa. Innanzitutto la bellezza di essere Chiesa è la presenza del Maestro. Gli inviti alla povertà di cui il Vangelo parla, le opere meravigliose che essi compiono nel loro ministero, ci dicono la presenza di Gesù. Noi tante volte dimentichiamo questo principio fondamentale a cui noi dobbiamo continuamente richiamarci: il Signore è in mezzo a noi! La bellezza di essere Chiesa è gustare una Presenza.

Tutto ciò che è esteriore è solo sacramento di qualcosa di molto più grande, la divina presenza del Maestro che cammina con noi continuamente. E allora partendo da questo principio quando noi parliamo di Chiesa parliamo di Sacramento di Cristo. È molto bello come al Concilio Vaticano II, quando si delinea il mistero della Chiesa, si parte dalla signoria del Maestro. Lui è il fondamento di tutto. Una Chiesa che non si richiami continuamente alla presenza del Maestro non è una Chiesa, è una struttura.

Ecco il dramma di Papa Benedetto il quale, davanti alla crisi culturale odierna, dice che la bellezza della fede è ritrovare Gesù amico che cammina con noi e ci dà la sua presenza e la sua parola.

La Chiesa è Lui in cammino. Ecco perché il cristiano è un innamorato di due componenti essenziali al mistero della comunità cristiana: il fascino di Gesù, e la bellezza di essere fratelli e sorelle in un unico mistero.

Egli è nient'altro che l'anticipazione di quella gloria che attende tutti noi. Il Signore ci chiama, ci convoca, per farci veramente gustare una comunione che è anticipazione della gloria eterna.

Ma qual è il segno vivo della nostra appartenenza? C'è una parola che caratterizza l'annuncio del Vangelo: la conversione.

Ricordiamo sempre come l'evangelista Marco inizi la narrazione del suo Vangelo: annunciare la Parola, chiamare a conversione, porre l'atto di fede. Essere una comunità che ruota attorno alla Parola dove questa Parola diventa il principio di conversione. In certo quel modo la conversione è abitare nella vita del cristiano, perché la conversione è sostanzialmente un grande atto teologale: Gesù presente, Gesù vivente, Gesù che entra nelle nostre persone e determina lo stile della nostra vita.

La conversione è il gusto di una Presenza; ecco perché Gesù ha detto che i discepoli sono chiamati affinché la gente si converta. Ma qual è il criterio a cui noi dobbiamo richiamarci, se dobbiamo giocare continuamente con questo trinomio? Il punto di partenza, ricordiamocelo, si chiama Gesù.

Ecco perché - dicevo prima il dramma di Papa Benedetto - è che Gesù è il grande sconosciuto. Gesù centro del cosmo e della storia, Gesù è colui nel quale l'uomo ritrova il senso della sua vita, Gesù la persona che dà la speranza nelle tribolazioni del quotidiano. Essere presi dalla sua persona…

D'altra parte, al termine della nostra vita, quale sarà il gaudio che ci avvolgerà fino in fondo e ci darà la bellezza dell'eternità beata, se non la presenza di Gesù?

Innamoriamoci della sua persona, lui è il criterio del nostro istante e a lui continuamente dobbiamo richiamarci, lui è il Signore della vita, per cui la Chiesa è quella che annuncia la presenza del Risorto, una Chiesa senza il Risorto è una struttura che lascia il tempo che trova.

E allora come noi potremmo veramente gustare questo Risorto?

La conversione che, prima di essere un atto morale, è una esperienza mistica, è l'uomo che si lascia prendere dal mistero, che condivide con i fratelli questo mistero e ne assume tutte le caratteristiche.

La conversione è gustare una meravigliosa Presenza. Per cui il Signore entrando in noi, lentamente, fa fiorire questa attualità perché noi diventiamo veramente creature nuove. Questa è la bellezza della nostra vita e allora se noi nel cammino quotidiano costruiremo così la nostra esistenza, al termine della nostra vita, il Signore ci verrà incontro e ci dirà: “Sono la gioia del tuo cuore!” La Chiesa è un Sacramento che ci orienta e ci apre all'eternità beata, è la tensione di fondo che anima la nostra vita: Gesù in noi, Gesù con noi, Gesù che opera continuamente per noi.

Questo sia il mistero che ci accompagna continuamente e allora davanti alla domanda che di nuovo noi ci poniamo – Signore, come possiamo entrare nella bellezza del cielo? - la risposta è molto semplice: “Innamorati di me, vivi la comunione con i fratelli e dà alla tua esistenza quel cuore nuovo che nasce dalla potenza creatrice dello Spirito Santo!”.

Non è quello che stiamo celebrando? Cos'è l'Eucaristia? Se non il Signore in mezzo a noi, il Signore che si regala a noi, il Signore che ci dice: “Sei un mio capolavoro!” E se noi riusciremo a costruire così la nostra storia il Paradiso si aprirà al nostro sguardo e potremo camminare in autentica novità di vita.

Accogliamo questo annuncio che il Signore ci regala continuamente, avvertiremo la gioia di essere creature nuove e si aprirà davanti a noi quell'orizzonte di gloria eterna quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi, in attesa di quella comunione gloriosa di tutti a cantare, seguendo l'Agnello ovunque vada, cantando il canto nuovo. Liberamente noi comprenderemo quanto più ci innamoreremo della persona di Cristo Gesù.

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