02 novembre 2020

TUTTI I SANTI – SOLENNITÀ

Messa del Giorno

Ap 7,2-4.9-14                     1Gv 3,1-3                 Mt 5,1-12a

OMELIA

La bellezza della quotidiana imitazione di Cristo nasce da un grande mistero di comunione: la comunione che ogni uomo ha con Cristo Gesù e con ogni fratello. La comunione con tutti i santi è la comunione con l'intera umanità. Infatti, quando noi usiamo il termine “santo”, immediatamente al nostro orecchio risuonano due parole.

Innanzitutto, nel libro del Levitico, in cui si è affermata la grande legge della vita cristiana, troviamo: “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo”. Ogni uomo appartiene a Dio e questo ci porta ad affermare che la santità è intrinseca alla creatura umana. La bellezza di essere santi è la gioia di appartenere a Dio. Ogni uomo, per il fatto che è uomo, è chiamato ad essere santo, perché ogni uomo è un capolavoro della creatività divina. È importante considerare che questa certezza che ogni uomo sia santo si coglie molto bene nella storia medievale, dove emergevano i santi laici, i santi della società civile, in un mondo clericalizzato come quello del basso medioevo. È la bellezza di ritrovare l'uomo, santo in quanto uomo. Quando, nel progetto della storia umana, Dio ha creato l'uomo, lo ha creato santo perché appartiene a lui.

La seconda espressione che ritraduce la fede della chiesa apostolica si coglie alla conclusione del discorso sul pane della vita. Davanti alla provocazione di Gesù: Volete andarvene anche voi?, Pietro, espressione della Chiesa universale, ha formulato quella meravigliosa professione di fede: Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio!. Quindi ogni uomo è chiamato ad essere Santo perché è Santo in Gesù Cristo: è la gioia d'essere uomini, come dicevamo domenica scorsa, dove la bellezza della nostra umanità è essere il riflesso della gloria di Dio. Ma come questa grande vocazione, che è intrinseca all'uomo e di cui tutti siamo partecipi, si realizza nella nostra esistenza? La risposta ci è stata data dall'immagine che l'autore dell'Apocalisse ci ha offerto un momento fa: “Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono? (...) Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello.. Questo testo ci offre tre passaggi, che ci permettono di entrare nel grande mistero che è la comunione dei santi in Gesù Cristo.

Innanzitutto, hanno una veste candida: è la luminosità di Dio che è ogni umana persona. Amare l'uomo è amare la luminosità di Dio nell'uomo, una verità che noi tante volte dimentichiamo, poiché ogni uomo è il sacramento vivo e vero di Cristo Gesù, il Santo per eccellenza. Ogni uomo è creato dal Padre, la fonte della santità e ogni uomo costruisce la propria esistenza nell'energia creatrice dello Spirito Santo. Qui cogliamo la bellezza di una comunione fraterna, che è decisamente importante per dare senso alla vita: siamo la vivente luminosità di Dio. Se questo è all'interno del grande progetto della creazione, nell'espressione scritturistica "facciamo l'uomo a nostra immagine", un simile percorso esistenziale diventa ancor più chiaro nel momento della vocazione battesimale, dove c'è la pienezza dell'umanità: entriamo nella luminosità gloriosa di Cristo Gesù, per essere l’oggi del Padre nell'energia dello Spirito Santo.

Ma questa luminosità passa attraverso la grande tribolazione. Se il testo dell'Apocalisse riguarda il periodo della persecuzione neroniana, esso ha però un senso più profondo: la grande tribolazione è l'amore alla nostra storicità. L’uomo, come costruisce la sua esistenza, se non amando intensamente il quotidiano? Il quotidiano così come si rivela, con tutta la sua problematicità, in ogni evento della storia è un luogo creativo di Dio. La tribolazione è la verità della nostra esistenza. Ecco perché è bello coniugare da una parte la veste candida, la gloriosa esperienza di Dio, e, dall'altra, questa veste candida, che diventa luminosa attraverso la tribolazione storica. Ognuno di noi, quando vuole ritrovare se stesso, non deve temere le difficoltà storiche, perché sono il luogo in cui emerge tutta la luminosità del mistero di Dio nella nostra esistenza.

E allora questa esperienza è lavare le vesti nel sangue dell’Agnello è avere come criterio essenziale e fondamentale il mistero di Gesù. Ecco perché siamo stati definiti figli nel Figlio, che è Gesù. Ecco perché ci è stato presentato l'ideale della nostra umanità nella sapienza delle beatitudini, che sono il volto di Gesù. Il cristiano è Santo perché è la luminosità della Trinità, che emerge sempre più attraverso il vissuto storico, per essere il volto glorioso di Gesù. Di riflesso la festa dei Santi è la festa della grande comunione nella Chiesa, che avverte questa esigenza di elaborare il progetto di Dio sull'uomo nel grande mistero della Santissima Trinità, che rivela tutta la sua pienezza nel mistero dell'offerta di Gesù sulla croce. È una verità sulla quale dovremmo continuamente soffermarci per non temere di affrontare il reale così com'è così come si presenta oggi. Non dobbiamo essere cristiani archeologi, ma siamo cristiani che vivono la luminosità della Trinità nel mistero di Gesù. Se noi percepissimo la profondità di tutto questo, noi potremmo affermare che i santi non sono quelli che sono sempre in chiesa ma quelli che sono sempre il Cristo vivente nelle realtà concrete della vita, sapendo che la bellezza di essere cristiani è lavare l'identità della nostra esistenza nella luminosità gloriosa di Gesù: è la bellezza della Chiesa, la luminosità della Chiesa, perché siamo in comunione gloriosa con l'intera umanità e tutto questo è la bellezza che emerge nel nostro oggi.

In questo momento ci ritroviamo nell'Eucaristia perché vogliamo vivere la comunione con i santi: la comunione con i doni eucaristici è l'essere avvolti, ricreati, rigenerati dalla bellezza di Gesù Cristo. Quando l'uomo entra nell'Eucaristia, viene rigenerato dalla luminosità del Risorto portando sicuramente le stimmate della passione, ma in una luminosità che è la bellezza della nostra esistenza. Quando noi ci accostiamo ai divini misteri attraverso l’assemblea liturgica, veniamo avvolti dalla nube creatrice dello Spirito, perché il volto luminoso di Cristo sia il coraggio per affrontare la storia nella bellezza gloriosa di chi ha donato la vita perché gli uomini godessero la vita. Il cristiano è un Santo per definizione. La liturgia bizantina, nel momento in cui il presbitero offre i doni eucaristici, usa una formula molto bella che riassume tutto quello che ci siamo detti questa mattina: le Cose Sante ai Santi ("Taaghi'a tois aghi'osis"): il mistero del Santo, che è Cristo, a coloro che sono santi in forza dell'iniziazione cristiana. La bellezza dell'Eucaristia è la bellezza della nostra umanità gloriosa. La grandezza della comunione dei santi diventa quella eucaristica, che genera comunione tra di noi, in comunione con la grande liturgia del cielo: la storia di ieri, di oggi e di domani.

La festa odierna, se noi la guardiamo alla luce del Cristo e dei testi scritturistici, ci dà una grande speranza: l'uomo (e di riflesso il cristiano) non conosce il pessimismo o le nostalgie archeologiche: Il cristiano gusta l'essere e l'appartenere al Santo e, quando noi celebriamo l'Eucaristia, gustiamo le Cose Sante ai Santi. Nel momento in cui accogliamo il dono eucaristico, dobbiamo sentirci rigenerati dalla luminosità di Dio. I veri santi sono quelli che sono come Cristo innamorati della storia, innamorati dell'uomo, che hanno un grande desiderio della comunione gloriosa, che offre libertà davanti agli avvenimenti della quotidianità. Viviamo così la festa di oggi, con questo gusto di comunione gloriosa, amando intensamente il concreto della storia. Allora l'espressione del Levitico:” Siate santi perché io sono colui che vi ha creati, colui che vi ha santificati, colui che vi ha redenti. Io sono Santo e quindi, poiché tutti mi appartenete, siate santi attraverso la quotidianità della celebrazione dell’oggi del Santo.”. È ciò che ci ha detto Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai Parole di vita eterna e noi sappiamo e conosciamo che tu sei il Santo di Dio.. È la quotidiana vitalità della celebrazione eucaristica nello stile evangelico.

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