1Sam 3,3b-10.19 1Cor 6,13c-15a.17-20 Gv 1,35-42
OMELIA
La Chiesa lentamente, attraverso la parola del mattino, ci svela il mistero della persona di Gesù. Attraverso i Magi la celebrazione eucaristica ci ha detto che Gesù è colui che è morto, sepolto e risorto e che in questo stile rigenera la nostra umanità, tutta accoglienza del Mistero. Nella manifestazione al Giordano Dio Padre in persona ci ha manifestata l'identità di Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Ora è Giovanni il Battista ad indicarci chi sia Gesù attraverso quell'espressione che abbiamo ascoltata: "Ecco l'agnello di Dio!” e in questa espressione noi non solo scopriamo il mistero di Gesù in se stesso nella sua esperienza di creatore di un mondo nuovo, ma anche che cosa significhi Gesù per noi. In questa professione di fede emerge chiaramente il rapporto tra l'evento dell'incarnazione pasquale di Gesù e l'uomo che è un infaticabile ricercatore del volto più vero del Maestro. Accostandoci all'espressione “Agnello di Dio”, ci accorgiamo come essa ci offra tre sfaccettature interpretative se la vogliamo cogliere in quello che è il suo senso più profondo:
egli è il servo che ha illuminato
l'umanità,
egli è la potenza interiore che guida
la creatura umana,
egli è l'agnello della nostra liberazione,
In questi
tre passaggi, che riassumono il tracciato evangelico del quarto vangelo, noi
intuiamo qualcosa della ricchezza di Gesù nella quale noi siamo chiamati ad
entrare.
Innanzitutto
Gesù è l'agnello, cioè il servo che illumina le genti nella prospettiva del
primo e del secondo carme del servo di Jahwè (cfr. Is 42 e 49). Già
l'evangelista Giovanni, qualificando la persona di Gesù nel suo prologo, l'ha
definita “la luce che illumina ogni uomo
che viene in questo mondo”; la persona di Gesù è la luce della nostra
esistenza. Accogliere il Maestro è spalancare la nostra persona all'invadenza
dell'esperienza del divino. Creati ad immagine di Dio, nel mistero di Gesù veniamo
raggiunti dalla luminosità divina, perché possiamo camminare in autentica
novità. Il discepolo è colui che si lascia illuminare continuamente, e in tale
dinamismo avviene un meraviglioso incontro tra il Padre, che ce lo regala
continuamente, e ogni discepolo, perché il Cristo possa veramente dirigere i
nostri passi in quell'orizzonte dell'incarnazione pasquale, che è il senso
stesso della vita. Ecco l'agnello, ecco la luce che guida giorno per giorno la nostra
storia nella creatività divina. È quello che il salmo 118 ha tradotto in modo
meraviglioso: “Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Questa
rivelazione che Giovanni il Battezzatore ci regala questa mattina ci fa
percepire che, se vogliamo camminare in autenticità, dobbiamo essere sempre
illuminati da lui, dal Verbo incarnato, morto e risorto.
Ma questa
luce presenta un'ulteriore sfaccettatura quando vogliamo conoscere Gesù: egli deve
operare nelle nostre persone. Nella prima lettera di Giovanni, davanti al
problema del conoscere il vero volto di Gesù, l'autore sacro dice: Voi avete ricevuto l'unzione dal Santo. Gesù è l'agnello non solo
perché illumina la nostra esistenza, ma è quell'unzione interiore che ci rende
disponibili ad accogliere la Luce. È molto bello come il testo giovanneo ritraduca
quello che avviene dentro di noi perché questa luce possa essere veramente
feconda. Questa unzione è lo Spirito Santo che, come ha reso possibile il
mistero dell'Incarnazione e ha guidato Gesù nella sua storia, così dentro di
noi dà al nostro cuore e alla nostra intelligenza la docilità interiore perché
la Luce che accogliamo divenga la vita della vita. È quel “rimanere” con Gesù di cui ha parlato il Vangelo di questa mattina:
fare della nostra vita una continua sintesi tra il sentirsi raggiunti dalla Luce
che viene dall'alto e che penetra in noi, e la creatività dello Spirito, che ci
rende docili a tale illuminazione. È quella trasfigurazione interiore che noi
dovremmo gustare continuamente attraverso il silenzio interiore della vita che
ci apre alla costante creatività divina.
Ma
soprattutto è l'Agnello, l'Agnello della Pasqua, l'Agnello che ci fa passare
dalla schiavitù della storia alla libertà dei figli di Dio. È molto bello come
l'evangelista Giovanni dopo aver posto sulle labbra di Giovanni il Battezzatore
“Ecco l'agnello di Dio!” ponga la morte di Gesù mentre nel tempio vengono
sacrificati gli agnelli pasquali. Gesù è il cammino della nostra liberazione,
in lui viviamo il cammino quotidiano della nostra storia come un continuo esodo
verso la terra promessa. Guardando il Cristo crocifisso, agnello immolato e ritto in
piedi, come dice l'Apocalisse, noi entriamo in questa meravigliosa
esperienza: siamo in cammino verso la nostra liberazione.
Lo stesso
Giovanni ha affermato: la verità vi farà
liberi. La bellezza d'essere in comunione con Gesù vivendone il mistero ci
offre il dono della vera libertà in una costante liberazione personale. La
bellezza di accogliere Gesù, parola di vita, e la fecondità di lasciarci
guidare dalla potenza dello Spirito ci rendono uomini veramente liberi. Ecco
perché nel testo evangelico i discepoli dicono: dove abiti Maestro? Dove possiamo ritrovare la bellezza e la
profondità della nostra storia? “Venite
e vedrete”, dice Gesù, parole che potremmo così interpretare: “Entrate nella mia identità di Agnello, rimanete
con me, lasciatevi profondamente raggiungere e guidare dalla creatività dello
Spirito Santo e gusterete la libertà”. In un simile orizzonte il cristiano
si pone sempre nella ricerca del volto di Gesù, della sua identità e del suo
mistero, per poter veramente cogliere il senso portante della propria vita. Gesù
è colui senza del quale non possiamo respirare la bellezza, la profondità, la
ricchezza di essere uomini. E' il quotidiano fascino della divina rivelazione.
Tutto
questo mistero noi lo stiamo vivendo in questo momento. Nella celebrazione
eucaristica ci ritroviamo davanti alla acclamazione del presbitero che esprime
la grande attrazione che avviene nella nostra persona credente: Beati gli invitati alla cena delle nozze
dell'Agnello. Ecco l'agnello di Dio! Risentiamo nella intensità credente
del nostro cuore: Ecco l'agnello di Dio!
Nella viva condivisione del pane\vino eucaristico, con l'esultanza del cuore,
dobbiamo sentirci illuminati, guidati, rigenerati, liberati. È la grandezza
della nostra esperienza credente nella quale ritroviamo la bellezza e la
fecondità della vita.
Questa
mattina, con il cuore proteso verso il Signore, egli, incontrandoci in questa
celebrazione, ci ha detto: «Che cosa
cercate?» «Venite e vedrete!» “E rimasero con lui quel pomeriggio”. È la
bellezza della nostra vita di credenti. E allora intuiamo che la bellezza dell'Eucarestia
è il rimanere nella Luce che ci offre orizzonti di eternità, nella docilità
allo Spirito, nella comunione interiore con il Padre per poter gustare la
novità di vita che è camminare nella vera libertà del cuore. È il mistero nel
quale Gesù colloca ognuno di noi. Camminiamo così. Gesù lentamente si rivelerà
al nostro volto, ma non smettiamo mai di cercarlo. Alla scuola dell'evangelista
Giovanni anche in questa Eucaristia apparirà la bella professione di fede di
Pilato: Ecco l'uomo! In questo
rivivremo la professione di fede del Battista: Ecco l'agnello di Dio! Ecco
l'uomo! Vivendo dell'Agnello, in tutta l'intensità del suo significato, gustiamo
la grandezza dell'umanità nostra e quella di ogni nostro fratello, percepiamo
questa ricchezza, camminiamo nella libertà… e la gioia dello Spirito sarà una
luce che le tenebre del mondo non sconfiggeranno mai.
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