Sir 24,1-2.8-12, NV 24, 1-4.12-16 Ef 1,3-6.15-18 Gv 1,1-18
OMELIA
Davanti al grande evento dell'incarnazione, la Chiesa, in questo succedersi di feste, lentamente vuole educarci a diventare il mistero che stiamo celebrando: il Verbo si è fatto uomo, perché l'uomo diventi Dio, dando compimento al disegno del Padre. Davanti a un simile grande progetto siamo stati educati ad entrare nel mistero, in una realtà molto più grande di noi, ma nella quale gustiamo l'intimità divina. Un simile percorso esistenziale si costruisce progressivamente attraverso uno sviluppo di un'intensa vita interiore che ci permette di gustare la signoria divina. Tale finalità spirituale è tutta racchiusa in un atteggiamento di accoglienza: a quelli che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel Signore, i quali non da carne, né da volere di sangue, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. Nel testo del prologo che abbiamo poc'anzi udito, noi cogliamo tre aspetti di questa esperienza nella quale siamo chiamati ad entrare per gustare la nostra umanità:
• accogliere
• diventare
• essere generati.
Ora
dobbiamo cercare di cogliere questi tre aspetti nella loro profondità perché
possiamo veramente diventare la nuova umanità secondo il progetto di Dio.
Innanzitutto
il primo elemento è qualificato dall'accogliere la bellezza della vita
interiore. Un simile atteggiamento genera una curiosità divino-umana. La
bellezza di questa curiosità divino-umana deve diventare uno spalancare la
porta delle nostre persone al grande evento: a quelli che hanno accolto il
mistero, ci ha detto il prologo di Giovanni, a quelli che hanno spalancato la
loro esistenza al disegno trinitario, al progetto divino, a quella luce che è
la vita di ogni uomo è dato di diventare figli di Dio. Una delle stimolazioni
che soprattutto nel linguaggio di Giovanni scopriamo è rappresentato dal
fascino dell'ascoltare, dal fascino dell'accogliere, dal fascino di lasciarci
penetrare dalla grandezza di Dio. L'uomo scopre se stesso accogliendo la Fonte
della sua identità, la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo,
dove la luce è illuminazione e calore per diventare parametro di scelte di vita
e trasfigurazione delle nostre persone. La bellezza del mistero del Natale è un
cuore che accoglie, che lascia alla potenza di Dio tutta la sua creatività.
L'uomo, se
sa accogliere, può vivere il secondo verbo: diventare. Questo processo del
diventare scaturisce dall'azione di Dio dentro di noi. Uno degli aspetti che
l'evangelista Giovanni mette bene in luce è il principio che Dio abita in noi
lui, viene per rimanere, per essere continuamente creativo nella nostra
esistenza. L'uomo interiore spalanca la propria vita e diventa il nuovo della
creatività trinitaria. Ecco perché Paolo nei testo che abbiamo ascoltato ha
usato quella bella espressione: Benedetto
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione
spirituale in Cristo. Una simile esclamazione non è altro che l'espressione
del gusto di una presenza creatrice dentro di noi. Si vive in atto
l'accoglienza di una azione divina che genera un fecondo sentimento di
meraviglia che è attivo dentro di noi. Il cristiano è chiamato a diventare
figlio di Dio: nato da Dio, luogo delle meraviglie creatrici del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo si sente chiamato a diventare figlio di Dio e noi
saremo veramente figli nella maturità della fede, quando saremo totalmente
trasfigurati. A noi è dato il compito feriale di intuire la bellezza di questo
quotidiano accogliere il Signore, in modo da comportarci come Gesù, quando
consegneremo lo Spirito al Padre e con Gesù diremo "Tutto è compiuto".
Allora gusteremo eternamente la luminosità di Dio.
Per poter
entrare in questa visione occorre approfondire il terzo passaggio: da Dio sono stati generati e qui
entriamo in una di vita che fa difficoltà a uno spirito pragmatico o
soggettivista. Tuttavia l'uomo interiore percepisce in profondità il dono
d'essere generati da Dio ogni istante nel nostro cammino per diventare figli.
Egli sa perfettamente che deve essere generato in ogni frammento della sua
esistenza e essere rigenerato in tutto l'arco della sua esistenza. Per lui è
ovvio il vivere in Dio e per Dio, perché il vivere è la creatività costante che
viene dall'alto. Come noi per poter vivere respiriamo continuamente, come per
vivere il cuore deve essere sempre incarnato storicamente, così nella vita
teologale ogni istante siamo generati da Dio. Qui il cristiano trova la
bellezza dello Spirito Santo perché accogliendo nello Spirito la propria
identità diventa figlio, lasciandosi generare dal Padre. Come il Padre ha
generato il Figlio, noi nel Figlio veniamo continuamente generati. L'uomo che
non abbia una profonda vita interiore difficilmente comprende queste verità,
così pure anche gli uomini di Chiesa. In questo cammino che vive dell'evento
dell'Incarnazione veniamo chiamati a gustare la nostra umanità generata da Dio.
Come il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, così il
Verbo ci genera continuamente in se stesso perché possiamo veramente diventare
noi stessi. Sarebbe bello qualche volta sviluppare la fantasia del cuore e
immaginare l'incontro che avremo con il Padre, quando consegnandoci a lui nella
gioia di essere nello Spirito Santo, ci dirà: "Ecco il volto del mio Figlio diletto. Ecco l'uomo che dall'eternità ho
amato": qui è la bellezza del mistero dell'Incarnazione. A coloro che
nella storia lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio i
quali da Dio sono stati generati. L'uomo credente, se si lascia avvolgere da
questo mistero, acquista quella sapienza inesauribile, di cui ci ha parlato il
libro sapienziale, poiché possiede quella capacità di leggere la storia che
viene dall'alto. E' molto bello perciò entrare in questa sensibilità che la
parola di Dio oggi ci ha regalato perché ritroviamo la bellezza di essere
uomini: un meraviglioso capolavoro divino umano. Il Verbo si è fatto carne, è
entrato nella nostra vita perché noi potessimo diventare la sua divinità e
questo si realizzerà realmente pienamente in paradiso, quando vedremo il volto
del Padre.
In questa Eucaristia
si realizza tutto questo percorso esistenziale. Nel momento in cui ci
accosteremo al banchetto eucaristico, accogliendo colui che è la bellezza della
nostra vita, attraverso quel pane e quel vino entrato in noi saremo la
luminosità della presenza del Maestro. Quei doni eucaristici ci faranno
diventare nel cammino quotidiano veramente figli perché in quel pane in quel
vino gusteremo l'essere generati da Dio. Quando l'uomo si sente generato da
Dio, nel mistero eucaristico non ha bisogno di tante preghiere, appare
essenziale in una preghiera che diventa silenzio, diventa sguardo, diventa
desiderio di comunione gloriosa. Camminiamo in questo modo vivendo questo
mistero con tanta serenità nel silenzio di Maria, nella bellezza dello Spirito
Santo che fa opera in noi e in quel Gesù sommamente amato che ci orienta continuamente
al volto luminoso del Padre.
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