Nm 6, 22-27 Gal 4,4-7 Lc 2,16-21
OMELIA
La Chiesa in questo tempo di Natale ci richiama continuamente alla contemplazione: Dio si è fatto uomo. E’ la bellezza di questo grande mistero. L'uomo, inserendosi nel mistero dell'incarnazione, impara ad essere uomo: è una verità che dovremmo continuamente fare nostra. Dovremmo ricordare sempre a noi stessi che nel momento in cui conosciamo il mistero di Gesù, vero uomo, impariamo anche noi ad essere uomini secondo il disegno divino. Di fronte a tale meravigliosa verità la chiesa si pone l'interrogativo: come possiamo veramente assimilare questo grande mistero, diventando sempre più uomini luminosi secondo il grande progetto del Padre? La presenza di Maria questa mattina nella celebrazione ci aiuta a entrare in quello che è il criterio di fondo per poter "conoscere" il mistero dell'incarnazione. Per poter accedere a tale ricchezza, si rivela veramente necessario riscoprire noi stessi come uomini di vera interiorità e di autentica vita spirituale. La bella pennellata che l'evangelista Luca ci ha offerto nel descrivere l'atteggiamento di Maria è estremamente rivelativa: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Davanti al mistero di Dio che diventa uomo e davanti alla percezione che l'uomo è mistero nel Mistero, dobbiamo entrare in una profonda esperienza di interiorità, per coglierne alcune sfumature che determinino la nostra personalità.
Innanzitutto,
per poter ritrovare l'origine del mistero di Gesù e del mistero dell'uomo è
molto bello seguire una intuizione di Sant'Ignazio di Antiochia il quale,
volendo delineare il mistero dell'incarnazione, l'ha concepita così: la Parola
è uscita dal silenzio di Dio, come dal silenzio di Dio è nato l'uomo. L'uomo
interiore è colui che nel profondo della sua esistenza vive una intensa apertura
di cuore. Attraverso il silenzio possiamo accostarci al mistero di Dio. Se
volessimo usare una formula che ritraduce un simile atteggiamento, potremmo
evidenziare che il modo di porsi di Maria non è nient'altro che l'atteggiamento
di colei che abita nel mistero di Dio, perché il mistero di Dio è venuto ad
abitare in lei. Senza questo passo iniziale, Gesù è veramente incomprensibile.
Lo stesso potremmo dire anche del mistero della vita. Abitiamo nel Mistero! Chi
volesse conoscere la realtà umana solo con l'intelligenza, fallirebbe
continuamente. Chi volesse conoscere il mistero di Gesù con il solo ragionamento
si escluderebbe dalla bellezza di entrare nel mistero di Dio. L'uomo che voglia
ritrovare se stesso, si sente chiamato ad entrare in questo silenzio di Dio. E’
il fascino del mistero dell'incarnazione, è il darsi della bellezza di Dio. Davanti
al mistero della bellezza l'uomo si pone in stato di silenzio, silenzio che spesse
volte non cogliamo fino in fondo. Non riusciamo a cogliere la gioia di essere
noi stessi, perché non abbiamo questo atteggiamento di fondo proprio di Dio e
di riflesso di Maria: meditare nel silenzio il mistero di Dio. Una simile percezione
fondamentale ci introduce nella grandezza del Dio che ci ama. E' il sottofondo
di una autentica vita interiore.
Dobbiamo
imparare inoltre a essere docili allo Spirito Santo. Il mistero dell'incarnazione
ha luogo attraverso l'azione dello Spirito Santo e l'uomo è stato creato dallo
Spirito di Dio. Nel silenzio si respira il soffio dello Spirito Santo e dello
Spirito noi non sappiamo donde venga e dove vada. L'uomo interiore vive nella
libertà divina. La bellezza del silenzio è respirare il darsi di Dio, il quale non
sceglie cose esteriori, si comunica ad un cuore che nel profondo della propria
esperienza è aperto sul mistero. Non siamo chiamati a comprendere, ma ad essere
aperti sul mistero per poterlo gustare. Uno dei limiti della nostra cultura è
quello di voler capire. Il paragone che potremmo assumere, ritornando all'Antico
Testamento, è percepire come in esso non si potesse vedere Dio, perché coloro
che l'avessero visto sarebbero morti. Se noi vogliamo intuire il mistero di Dio,
dobbiamo passare dall'intelligenza che approfondisce al cuore che si apre al
miracolo creativo di Dio. Si deve entrare in qualcosa che è più grande, in cui
la persona riscopre se stessa. Qui entra l'azione misteriosa dello Spirito
Santo. Come il Verbo è uscito dal silenzio per opera dello Spirito Santo, così noi
dobbiamo entrare nel silenzio, che è ammirazione e gustazione della bellezza: è
la dolcezza della vita che viene dall'alto. La vera vita interiore è qualcosa
che non si lascia schiacciare dai linguaggi dell'uomo comune. E’ una verità che
dovremmo continuamente alimentare nella nostra personalità. Ci troviamo di
fronte alla bellezza del primato dell'invisibile: è l'invisibile che dà senso
alla vita e l'invisibile rappresenta il luogo in cui percepiamo l'ineffabilità
del darsi di Dio. Dio non fa mai chiasso, Dio non ama il correre, Dio non ama
le cose esteriori. Il Verbo nel silenzio della notte di Dio appare. E’
l'atteggiamento di Maria che custodiva tutti questi avvenimenti, meditandoli
nel suo cuore. E' l'atteggiamento dell'uomo che si lascia attirare nell'azione
del Verbo: qui troviamo la fecondità dell'esperienza dell'interiorità. Se non
percorriamo questa strada, non conosceremo mai il Verbo e non conosceremo mai
neanche l'uomo.
L'interiorità
è essenziale per poter veramente camminare in novità di vita. Come possiamo
entrare in questa gustazione che è la bellezza della conoscenza di Gesù e
dell'uomo? Siamo chiamati a leggere il quotidiano come rivelazione divina, anche
nella sua ordinarietà soffocante. Ripensiamo sempre ai trent’anni della vita
nascosta di Gesù a Nazareth. La grande scuola della vita è stare con e come
Maria oggi, per imparare a conoscere Gesù e per poter conoscere noi stessi. Se
noi veramente ci lasciamo attirare in questa bellezza, il cuore esulterà. E'
quel meditare in profondità e quel percepire la grandezza di un mistero più
grande di noi, nel quale vale la pena di vivere. L'uomo, usando il salmo 8, al
mattino, quando si sveglia, canta: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il
tuo nome su tutta la terra”. Un simile atteggiamento ci permette d'entrare
nella bellezza divino - umana di Gesù. Ricominciare un anno in questo orizzonte
vuol dire incominciare a dare senso alla vita ordinaria: Gesù con noi e noi con
Gesù, per dire a Gesù la gratitudine di essere uomini.
E' l'Eucaristia
che stiamo celebrando. Ricordiamo sempre l'espressione di un grande autore, che
affermava: “La celebrazione eucaristica incomincia con il silenzio”. Questo
silenzio ci porta a percepire, come Maria, le meraviglie di Dio, per poterle
cantare in modo che la gustazione della presenza del Signore in quel pane in
quel vino diventi l'anima della nostra persona: è la bellezza di essere
credenti. In tale clima accostiamoci all'Eucaristia. E' con questo profondo
senso di interiorità che caratterizza il cuore di ogni uomo che possiamo
percepire la bellezza del Dio in mezzo a noi. Importante non è capire, importante
è gustare la profondità della vita e questo è il grande mistero che il Padre ci
ha regalato nel dono del suo Figlio Gesù. Egli si regala a noi ogni giorno
nella celebrazione eucaristica, che ci permette di vivere nel tempo e nello
spazio come uomini desiderosi di essere suoi capolavori.
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