Dt 18,15-20 1Cor 7,32-35 Mc 1,21-28
OMELIA
Il cristiano è chiamato ad essere continuamente discepolo del Signore e per entrare in questa visione deve avere un unico chiaro riferimento: il Cristo.
Infatti
quando noi vogliamo camminare in novità di vita e ritrovare il nucleo
fondamentale della nostra esistenza l'unico orientamento fondamentale della
nostra esistenza è il Signore, la sua persona, il suo mistero. Ed è molto
interessante intuire come la nostra esistenza oggi sia da collocare nella
stessa problematica presente nel libro del Deuteronomio che abbiamo ascoltato
nella prima lettura. Mosè sta lasciando il popolo, Dio gli ha detto che non
sarebbe entrato nella terra promessa e Israele è nella condizione di sentirsi
popolo orfano: chi avrebbe guidato Israele comunicando il comandamento del
mistero del Dio della rivelazione e lo stile di vita che ne doveva scaturire?
In tale situazione esistenziale Mosè dà l'annuncio di un profeta: Dio non
lascerà solo il suo popolo, Dio darà un profeta che guiderà il popolo stesso
nella esperienza della terra promessa. Io
susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie
parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Tale promessa si è
attuata in Gesù. Ricordiamo sempre a noi stessi che Gesù è il Profeta che
l'evangelista Marco ha ritradotto con quelle due espressioni: insegnava loro come uno che ha autorità…,
insegnamento nuovo dato con autorità. Gesù è l'unico punto di riferimento perché
egli è il Profeta. Chiediamoci allora in che senso Gesù diventa il punto di
riferimento per costruire in modo autentico la nostra esistenza. Gesù assume in sé le due dimensioni: la
comunione con Dio e la comunione con gli uomini.
Questa
duplice visione nell'unità della sua persona lo rende profeta. Infatti, se
guardiamo attentamente l'uomo, egli è una meravigliosa sintesi di divino e di umano,
di un principio invisibile che lo sorregge nella vita, e di un criterio
visibile che è il suo passaggio storico. Guardando il Verbo incarnato, scopriamo
come la sua umanità ci conduca alla bellezza del divino. Ecco perché Gesù è
profeta, profeta perché ci parla di qualcosa che è più grande di noi, che va al
di là delle nostre persone, ma è il criterio sul quale noi costruiamo la nostra
esistenza; egli è quell’invisibile fattosi carne che rappresenta il criterio
portante della nostra storia quotidiana. Gesù è in rapporto con il Padre e noi
siamo stati creati dal Padre, egli ci insegna la bellezza della comunione con
il Padre per realizzare il criterio dell'uomo immagine di Dio. Ecco perché Gesù
insegnava loro come uno che ha autorità
e non come gli scribi, perché la fonte del suo insegnamento era nient'altro
che questo rapporto con il Padre che è la fonte della vita di ogni umana
creatura. Vivere è respirare continuamente il divino nel travaglio concreto
dell'umano.
Come
storicamente noi respiriamo l'aria che ci circonda, il Cristo respira la
comunione con il Padre che ci regala la vita, istante per istante. Questa sua
identità divino-umana lo rende profeta del Padre per ogni creatura, ma nello
stesso tempo Gesù è perfettamente uomo, e ci insegna a come costruire,
lentamente, la nostra umanità. Ecco perché scaccia quello spirito impuro, che
rappresenta il principio pragmatico dell'uomo autoreferenziale, l'uomo che
pensa di essere il signore della sua esistenza. Egli ci purifica perché
possiamo essere aperti all'ascolto che rigenera. La bellezza che Gesù ci insegna
è essere uomini e ci educa a essere uomini perché è uomo perfetto. Ecco perché
quando noi cerchiamo di cogliere la bellezza della nostra vita di fede, siamo
guidati a ritrovare in Gesù la bellezza dell'umanità e Gesù è maestro di
umanità, non è un maestro che parla dalla cattedra, ma con il vissuto
quotidiano. Egli parla partendo dal mistero della sua comunione quotidiana con
l'uomo e con tutti i suoi problemi, è un maestro che convive la storia di ogni
uomo, ecco perché è profeta! Egli, tutto in comunione con il Padre, è tutto in comunione
con gli uomini, ci insegna a vivere dell'Invisibile costruendo la sua esistenza
nel visibile.
In questa
dinamica noi potremmo riscoprire una grande verità, che tante volte ci sfugge:
perché il Signore ci chiama ogni settimana all'Eucaristia? Se noi scoprissimo
il perché, saremmo persone che ogni domenica ricostruiscono la loro identità
perché vi incontrano il loro unico Maestro! Come nella sinagoga ha schiacciato
lo spirito impuro rendendo questa persona docile alla sua identità come uomo,
così noi nel mistero della celebrazione eucaristica veniamo costruiti come
uomini. La settimana che per natura sua è sempre complessa, soprattutto nella
cultura odierna, noi venendo all'Eucaristia abbiamo il dono della pace del Maestro
il quale ci insegna la via della vita. Noi non veniamo qui semplicemente perché
è domenica, ma veniamo qui perché siamo chiamati a incontrare l'unica persona referenziale
nella nostra esistenza, l'unico punto di verità del nostro quotidiano: Gesù! E’
il Profeta che ci educa all'Invisibile facendoci amare il visibile, ci
introduce nella straordinarietà del Padre dandoci il coraggio della nostra
quotidianità feriale, ecco perché insegnava non come gli scribi, ma come uno
che ha autorità, perché ci regala le componenti fondamentali della gioia di
essere persona. Il Verbo si fa uomo per dirci: ti educo a essere uomo. E allora
quando l'uomo entra in questa visione, l'uomo è grande perché diventa futuro,
diventa qualcosa di nuovo ogni giorno, la vita è nuova ogni giorno e ogni
giorno abbiamo bisogno del Maestro divino perché egli stesso possa guidare i
nostri passi.
E poiché
l'avventura di camminare in novità di vita non è facile, ecco perché Egli ci
dice: “Io divento sempre più te stesso!” attraverso la comunione eucaristica,
dove Lui ci trasfigura nella nostra divina umanità. Come Gesù è veramente Dio
ed è veramente uomo, ogni uomo è Dio
umanizzato, usando espressioni di un mio amico: “L'uomo è un Dio creato!” Ritrovando
questa bellezza, Gesù è il Profeta, punto di riferimento essenziale della
nostra esistenza, soprattutto nel dramma culturale di una cultura liquida che
non ha più pregnanza, non ha più consistenza, e tutto diventa secondario e
marginale. E allora chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucarestia di
diventare alunni del Profeta per eccellenza, perché anche noi possiamo diventare
profeti. Ricordiamo sempre la bella espressione del rito battesimale quando, al
momento della unzione crismale il presbitero dice: “Inserito in Cristo
sacerdote, re e profeta”. La gioia di essere uomini divino-umani per regalare
ai fratelli la gioia di essere divino-umani.
Se
diventeremo discepoli di tale percorso esistenziale cammineremo in novità di
vita e la nostra vita sarà tanto ricca di speranza perché abbiamo un punto di
riferimento, Gesù. Costruiamo il quotidiano innamorati di lui e lui ci dice
sempre con te farò capolavori, è proprio
l'espressione che abbiamo ascoltato dal Vangelo: l'insegnamento nuovo per essere uomini nuovi. E’ la bellezza e il
coraggio della vita che nello Spirito Santo vogliamo costruire giorno per
giorno in attesa della grande trasfigurazione quando saremo uomini che, rigenerati
nella nostra visibilità personale, saremo per sempre attirati in una gloria
senza fine che sarà il canto eterno del paradiso.
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