03 gennaio 2016

II DOMENICA DOPO NATALE - Anno C -


Sir 24,1-4. 12-16               Ef 1,3-6. 15-18                   Gv 1,1-18
OMELIA
La fecondità dell'esperienza del Natale è l'uomo che ritrova se stesso perché nel Verbo incarnato l'uomo riscopre la pienezza nella propria umanità. L'evangelista Giovanni, questa mattina, attraverso l'immagine della luce ci vuole aiutare a comprendere il senso profondo che il mistero dell'Incarnazione ha per la nostra vita poiché l'uomo vive perché è nella luce. E’ una verità questa che dovremmo continuamente ritradurre nella nostra esistenza: “In lui era la luce, la vita è la luce di ogni uomo”. Andiamo perciò alla scuola di questa immagine cara al Vangelo di Giovanni per ritrovare i parametri con i quali confrontarci continuamente per poter camminare nella verità dell'esistenza.

Una prima sfumatura del mistero della Luce è il senso della trascendenza che avvolge l'uomo.

L'uomo vive perché è nella luce. Se l'uomo abitasse nelle tenebre non vivrebbe mai. Essere nella luce è gustare l'esperienza della vita e questa luce è qualcosa che ci avvolge in modo così profondo da farci gustare il mistero della vita. L'uomo, quando al mattino si apre alla luce, in quel momento ritrova la bellezza della vita e allora intuiamo che il mistero della vita dell'uomo viene da lassù. Il cristiano sa esattamente che la sua vita viene da Dio. Come l'uomo, al mattino, attraverso la luminosità della giornata gusta la bellezza della vita così il cristiano, nella luce che è Cristo, ritrova la bellezza della vita. In certo qual modo l'accogliere la luce mattutina è entrare in questo clima di trascendenza che dà un tocco gioioso all'esistenza; ecco perché il cristiano quando guarda Gesù ponendosi in dialogo con lui, si ritrova nella luce, si ritrova nella vita, si ritrova nel significato della sua storia e non teme le oscurità della storia. Infatti nella relazione con la luce Cristo Gesù è accogliere il mistero della sua personalità e vivere della sua presenza.

Giovanni, utilizzando l'immagine della luce, ci aiuta veramente a comprendere il gusto della vita.

Nello stesso tempo, il dono di poter godere la luce si ritraduce nell'avere la possibilità di vivere e di camminare. Proviamo un momento a pensare se non ci fosse più la luce del mattino: cosa faremmo?

Se tutta la giornata fosse oscura, in un buio pesto, come è quello della notte, non avremmo alcun orientamento e potremmo perseguire nessuna meta. Questa immagine scaturisce anche dalla esperienza interiore del soggetto che non riesce a dare senso alla sua vita perché si ritrova nella massima aridità e oscurità spirituale.

Ricordiamo che l'immagine nasce in un mondo dove non c'era l'energia elettrica e quindi, essere nel buio, vuol dire non potere più camminare, ma l'uomo, nella luce che viene dall'alto, riesce a camminare: è il bel testo del salmo 36 “alla tua luce vediamo la luce”. Chi mi segue - dice Gesù - non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Cristo è la luce perché è l'orientamento dell'esistenza, l'uomo quando è davanti all'evento dell'incarnazione non solo si colloca in una trascendenza che gli dà il gusto della vita, ma ritrova anche l'itinerario della vita. Cristo è la luce che guida i suoi passi.

Come senza la luce non possiamo camminare e non possiamo vivere, così senza il Cristo non possiamo camminare e costruire la nostra esistenza in modo autentico. In lui è il senso della vita! Il cristiano, fin dal mattino, vedendo il sorgere del sole vede il Cristo risorto che illumina la sua esistenza. Il cristiano al mattino canta la fedeltà di Dio perché nel sorgere del sole è il Risorto che ci prende per mano e ci guida nell'oscurità della storia facendoci prendere coscienza che siamo nella luce.

Ma c'è una terza sfumatura che cogliamo nel mistero della luce ed è il calore. Stare alla luce del sole è accogliere il calore e, il calore è l'energia della nostra fisicità che ci permette di camminare ;quindi non solo la luce illumina e permette di operare nella storia,  ma la luce è il calore che dà energia alla nostra esistenza.

Cristo non è solo il modello, Cristo non è solo l'aria che respiriamo,. Cristo è l'energia all'interno della nostra persona che ci permette di proiettarci continuamente in avanti!

Essere nella luce è essere nel calore trinitario.

Intuiamo allora come l'evangelista Giovanni attraverso questa immagine ci abbia chiaramente detto che non possiamo vivere senza Gesù. Quando vogliamo ritrovare la nostra identità, dobbiamo andare a questa luce e allora gusteremo la sapienza, la capacità di leggere la vita, di costruirla e di lasciarci interiormente trasformare perché siamo collocati in qualcosa di molto più ampio che ci dà la voglia e il desiderio di crescere.

È il mistero eucaristico!

Il mistero eucaristico è vivere quotidianamente il mistero della luce nella quale ritroviamo il gusto della nostra umanità. Essere nell'eucaristia è essere avvolti dalla luce!

In questo clima di trascendenza che genera il gusto della vita, ci apriamo alla vera luce della nostra storia che è la persona di Gesù. In questo contesto celebrativo, il Cristo diventa la parola della sapienza che orienta il cuore e illumina i nostri passi. Infatti possiamo gustare una presenza che diventa calore nel pane e nel vino: il cuore di Cristo che entra in noi, assume i ritmi del nostro cuore perché il nostro cuore abbia il calore ritmico della sua presenza.

Il prologo di Giovanni, attraverso l'immagine della luce, diventa l’itinerario per costruire la nostra umanità, poiché racchiude sinteticamente non solo la vita di Gesù, ma anche quella di ogni discepolo. Dobbiamo gustare d'essere nella luce, Cristo Gesù, per costruire in Cristo Gesù la nostra umanità .

Cerchiamo di cogliere la bellezza di questa immagine giovannea che ci richiama alla nostra storicità. Giovanni è l'evangelista più storico perché è il più mistico. Più si è mistici più si è storici, poiché l'affascinante esperienza della fede trasfigurante è intrinsecamente legata alla storicità del soggetto. Giovanni nella sua storicità mistica ci dà il gusto della nostra umanità e ci pungola ad imitare quotidianamente il Maestro divino. Viviamo così nell'eucaristia questo affascinante mistero e allora la bellezza di andare all’ eucaristia non è più semplicemente andare a messa, ma l'andare all’ eucaristia è entrare nella luce, gustare d'essere con la luce, perché nella luce possiamo poi camminare nel tempo in attesa della luce intramontabile e inaccessibile quando, nel mistero della gloria, saremo uomini veramente e pienamente realizzati.
 
 
 
 
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