01 gennaio 2016

MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO - Anno C –

1 Sam 1,20-22. 24-28     1 Gv 3,1-2. 21-24              Lc 2,41-52
OMELIA
Il grande evento dell'Incarnazione porta a compimento il progetto del Padre di rigenerare l'uomo nella sua vera identità. L'uomo attraverso il mistero dell'Incarnazione si ritrova nella storia di Dio e nella storia di Dio ritrova la propria storia. L'uomo in Dio è veramente uomo!

Ma l'uomo nella dinamica della sua esistenza è un uomo dinamicamente peccatore e, in questa situazione esistenziale, cogliamo come la bellezza dell'uomo è lasciarsi incontrare da un Dio che lo ama in modo tale da diventare Misericordia. L'Amore che in modo appassionato incontra un uomo drammaticamente povero diventa misericordia.

È quello che abbiamo accolto nella finale del testo evangelico dove il dare quel nome “Gesù” indica effettivamente il senso della sua vita: dare il nome non è semplicemente dire: ti chiamerai con questo nome, ma dare un nome in chiave biblica vuol dire dare un senso alla propria esistenza, dare un significato alla propria storia, instillare una missione. Intuiamo allora che dare un nome non è altro che sottolineare quello che quel bambino dovrà compiere nella vita. Il nome “Gesù” è molto chiaro: Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati! Nell'incontro con Gesù l'uomo impara che la sua grandezza è quella di lasciarsi perdonare continuamente. Si è chiamati costruire i vari frammenti della nostra esistenza respirando in modo costante la misericordia divina.

L'uomo è vero e autentico fino in fondo quando gusta l'esistenza perdonata.

Infatti, se entriamo nel mistero di Dio, nel mistero dell'Incarnazione, comprendiamo l'originalità di tale evento e, l'originalità di tale evento è che Dio ama porsi in relazione, in rapporto con l'uomo, ma non con l'uomo astratto, ma con l'uomo nella concretezza della sua vita e l'uomo nella concretezza della sua vita è un uomo peccatore.

Gesù, innamorato dell'uomo, entra in relazione con l'uomo, accoglie il peccato dell'uomo e quell'amore diventa misericordia! È la bellezza dell'esistenza umana.

L'uomo entra nella storia di Dio che è misericordia.

Infatti, quando si tenta di approfondire le Scritture e si cerca di cogliere il senso di tutto il processo della liberazione, oggi si dice in modo molto chiaro: la rivelazione è solo misericordia! L'apostolo Paolo ci insegna che Dio ha racchiuso tutti gli uomini nella disobbedienza per usare a tutti misericordia.

La misericordia è la parola che ritraduce l'amore inesauribile di Dio per l'uomo. Infatti, la bellezza dell'amore è mettere sulle proprie spalle, depositare nel proprio cuore, ogni persona umana; uno non è misericordioso se non dice al fratello: il tuo peccato è il mio peccato, il tuo dramma è il mio dramma, la tua storia è la mia storia, la verità dell'amore è la assunzione dell'altro nella propria esistenza.

Nella misericordia cogliamo l'originalità di Dio, ma anche l'originalità dell'uomo. Spesse volte pensiamo che la misericordia sia la soluzione facile nelle situazioni drammatiche della vita, la misericordia è autentica perché è una relazione. Se potessimo usare un esempio che ci può far comprendere la bellezza della grandezza di questa dinamica potremmo utilizzare il nostro modo di parlare: l'uomo, quando parla, usa le consonanti e le vocali. Se una persona usasse solo le consonanti, non riuscirebbe mai a parlare correttamente, così pure se usasse solo le vocali. Se andassimo al nome di Dio, il famoso tetragramma della rivelazione a Mosè sul monte Oreb, siamo davanti solo a quattro consonanti, ma per pronunciare quel nome, per entrare nella dinamica e nel vero significato di quel nome occorre creare le vocali e le vocali sono nate come riflesso e appropriazione personale della rivelazione di Dio. Uno può parlare usando vocali e consonanti insieme, uno può capire la misericordia quando accoglie l'amore di Dio facendolo proprio. Chi non fa proprio l'amore di Dio, anche nella tragicità della propria esistenza, non conoscerà mai la misericordia!

È la bellezza della fede che ama talmente la libertà dell'uomo che non fanno nulla Dio se l'uomo non si lascia personalmente coinvolgere, uno non può mai dire di amare una persona se non si lascia coinvolgere nella dinamica amativa di quella persona! La bellezza di quel nome, Gesù, si intuisce nel fatto che il Verbo è entrato nella storia e ci ha offerto questa meravigliosa esperienza: regalare all'uomo la gioia di vivere da perdonato.

Non per niente sull'albero della croce Gesù ha pronunciato quell'affermazione: “Padre perdona loro perché il loro peccato l'ho espiato tutto io!” Entrando in questa dinamica di Gesù intravediamo nella profondità del senso della misericordia.

Spesse volte non riusciamo a penetrare tale verità perché non abbiamo il gusto di essere perdonati.

Spesse volte nel cammino della nostra esistenza commettiamo un peccato di metodo: pensiamo che il Signore ci perdoni perché gli diciamo i nostri peccati….. non è questa la misericordia! La verità della misericordia non è dire i peccati, la verità della misericordia è collocare attivamente la nostra esistenza concreta nell'amore imperscrutabile di Dio. Se non emerge questo dialogo favoloso Dio – uomo: Dio che ama l'uomo peccatore e l'uomo peccatore che si regala tutto a Dio. Se non accediamo attivamente a questa rigenerante relazione non c'è fecondità nella misericordia! Quante illusioni culliamo tante volte: pensare di avere misericordia perché si passa attraverso una porta e si dicono delle formule o si celebrano staticamente dei riti.

La bellezza della storia di Dio è la misericordia!

Ma quando l'uomo può veramente affermare nella propria esistenza di essere nella misericordia?

L'apostolo Paolo ce lo ha detto in modo molto chiaro: lo Spirito che grida Abbà, Padre! Quando il cristiano con tutta l'intensità della sua esistenza dice “Padre”, in quel momento sta cantando la gioia di essere perdonato. Perché in quella affermazione dello Spirito che grida “Abbà, Padre!” c'è tutto l'uomo che si consegna a questa storia di Dio lasciandosi profondamente trasformare. Dovremmo, tante volte, riflettere su quello che noi normalmente sentiamo quando celebriamo i divini misteri: “Questo è il sangue della nuova ed eterna alleanza versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”.

Il gusto del perdono è il coinvolgimento eucaristico!

L'eucaristia è per i peccatori che amano lasciarsi amare!

L'esperienza dell'eucaristia è un canto meraviglioso della misericordia. Non per niente nella tradizione della preghiera della Chiesa orientale il Padre nostro veniva inserito nella grande preghiera eucaristica prima della sua conclusione perché il Padre nostro, è il canto di un cuore che si lascia amare dall'amore misericordioso. In questo scopriamo che la bellezza della vita del cristiano è la bellezza di essere inseriti in questo mistero.

Spesse volte abbiamo troppo il senso del peccato e siamo poco innamorati dell'amore inesauribile di Dio che è misericordia. Questa mattina, la Chiesa, attraverso quel nome dato a Gesù e in quell'esperienza interiore nel gridare “Abbà, Padre!”, ci lascia chiaramente intuire che la bellezza della nostra vita non è essere peccatori, ma la bellezza della nostra vita è dialogare con l'amore misericordioso di Dio e, quando l'uomo sa dialogare con l'amore misericordioso di Dio, ritrova sempre speranza nella sua vita perché nel momento in cui ci rivolgiamo a Dio chiamandolo “Padre”, in quel momento, la nostra vita è radicalmente ricreata perché quando uno entra nel gusto di un Dio misericordioso riscopre la bellezza della vita. L’uomo, amato per grazia, nella gratitudine si restituisce a Dio. È l'eucaristia che stiamo celebrando!

Nella nostra esistenza, usando il bel testo della prima lettura, gusteremo sempre un'esistenza sempre benedetta perché sempre perdonata! E allora chiediamo al Signore - mentre ci accosteremo a quel corpo dato e a quel sangue versato - di avere il senso della gioia di una vita perdonata, regalando noi stessi ogni giorno al Signore perché regalandosi, ogni giorno in semplicità al Signore, la nostra vita sarà continuamente rifatta. La bellezza di essere uomini è cantare la gioia di essere sempre perdonati nella fede, nel mistero eucaristico, nel costruire quotidianamente la nostra esistenza.
 
 
 
 
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