28 marzo 2016

LUNEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA - ANNO C -

At 2,14.22-33                     Mt 28,8-15
OMELIA
La bellezza dell'esperienza della risurrezione è la sua comunicazione ai fratelli.

I discepoli fanno l'esperienza del Risorto e quest'esperienza si ritraduce nella comunicazione: è quello che ha fatto Pietro insieme agli Undici la mattina di Pentecoste. ognuno di noi è chiamato a vivere una simile esperienza e a condividerla con tutti fratelli, ma l'interrogativo che nasce in noi è che dobbiamo rendere ragione della speranza che abita nella nostra vita. Non solo dobbiamo dire: Gesù è risorto, ma trovare anche un fondamento su cui elaborare la nostra esperienza di fede e credo che, questa mattina, le catechesi della Chiesa di Gerusalemme espresse nel discorso di Pietro ci possono aiutare a come comunicare ai fratelli, nell'esuberanza della fede, la ragionevolezza della risurrezione di Gesù.

Innanzitutto il punto di partenza è che la risurrezione è un mistero nel quale noi veniamo immersi. Nessuno ha visto il Risorto risorgere, tutti l'hanno visto già risorto perché la bellezza della risurrezione è tutta nascosta nel mistero inesauribile di Dio. Chi non si colloca abitualmente nella viva relazione con il Risorto non potrà mai annunciarlo! La bellezza della risurrezione è essere rapiti nel mistero di Dio e questo mistero di Dio ci dà l'esuberanza, ci dà la capacità di dire Gesù! Pietro, attraverso il metodo di ogni pio ebreo, ci annuncia la risurrezione partendo dal salmo 15, dalle divine scritture perché la Sacra Scrittura è la rivelazione del mistero di Dio. Questa esperienza misteriosa della risurrezione di Gesù viene  supportata dalle Scritture, che sono l'oggi del Dio fedele.

Non per niente la professione di fede antica suonava così: “morto secondo le Scritture, sepolto e risorto il terzo giorno secondo le Scritture”. La risurrezione è racchiusa nel mistero di Dio e la Scrittura ci indica come sia plausibile l'evento della risurrezione. Questa esperienza misteriosa è possibile quando ci accostiamo alla divina rivelazione. L'uomo che vive di Dio, l'uomo che vive della parola di Dio, l'uomo che immerge la sua vita nel Dio che parla, non muore mai! È una verità questa che la Scrittura continuamente ci offre.

L'uomo è incapace di leggere l'evento della risurrezione quando è incapace di diventare interiormente persona illuminata, riscaldata e guidata dalla divina rivelazione. Ecco perché Gesù è risorto!

La morte non poteva trattenerlo perché chi vive di Dio vive per sempre, poiché il Dio nel quale abbiamo fondato la nostra esistenza, il Dio al quale abbiamo affidato la nostra esistenza è un Dio innamorato della vita e, quando l'uomo, nel profondo del suo essere, elabora continuamente un itinerario interiore fondato sulla rivelazione divina, tutto diventa vita nuova, s'incarna nella risurrezione.

È il dramma storico dell'uomo che pensa che la sua vita siano i fatti, le interpretazioni che il mondo massmediatico ci dà dei fatti, con il risultato di quelle stanchezze interiori che non hanno nessun gusto da regalare alla vita e quindi emergono drammaticamente le tristezze nevrotiche dell'uomo contemporaneo.

L'esperienza profonda di essere avvolti in un mistero più grande dove questo mistero attinge la bellezza della grandezza del mistero stesso alla Parola, ci fa dire che quella parola è Dio che penetra in te, riscalda il cuore, ci dà la capacità di visione e ci fa gustare in atto la risurrezione! Anzi, la bellezza di entrare in quest'esperienza di risurrezione è far sì che ogni gesto della nostra esistenza sia il sorriso di Dio regalato gestualmente ai fratelli! E’il mistero più vero della nostra storia! L'uomo è un risorto che rende credibile questa sua esperienza nella semplicità ordinaria e nascosta in cui costruisce, nella parola, l'istante, e ne regala gli effetti a chi gli è accanto. Allora sapremo dare ragione della speranza che è in noi. perché la vita divina che è già in noi ed è radicata nella nostra storia. Quando ci accostiamo alla  storia di un Dio che non delude, noi comunichiamo solo vita a chiunque possiamo incontrare.

Gesù è veramente risorto, dicevamo ieri, sostituendo quel saluto “buona Pasqua” con “Christos Aneste”," Gesù è veramente risorto". Il cuore interiore del discepolo, immerso nella luce calorosa di Dio e guidato dal Dio fedele, diventa comunicazione di vita. Ricordiamoci sempre che l'idea della tomba vuota è molto tardiva nella tradizione del Nuovo Testamento. La verità della risurrezione è una testimonianza, è una comunicazione di una pienezza di vita che si regala e si regala continuamente.

Questa mattina ci ritroviamo nell'eucaristia per imparare il metodo di Gesù per essere in grado di annunciare la risurrezione di Gesù, di comunicare la pienezza divina che è in noi: è quel mistero eucaristico che ci fa prendere coscienza che lui è veramente risorto attraverso la parola che abbiamo ascoltata. Una simile ricchezza diventa una certezza, non siamo illusi,  perché ha Dio ha parlato e quando Dio parla è vita per la nostra vita.

L'eucaristia di questa mattina viviamola con questa intensità, imparando questo metodo. Un cuore, ricolmo di amore, con amore legge la parola del Dio che lo ama e, quando un cuore ricco di amore legge la parola del Dio che ama con questa intensità, la risurrezione è più che evidente perché tutta la nostra fisicità è talmente ricolmata di gaudio da diventare comunicazione e di speranza inesauribile. Siamo profondamente convinti che Gesù è veramente risorto non solo perché ce l'hanno detto gli apostoli, ma ben sappiamo che Gesù è risorto perché veramente noi lo sperimentiamo.  In questo noi viviamo personalmente la conclusione dell'episodio della Samaritana nel vangelo di Giovanni : noi ormai crediamo in lui non perché tu ce l'hai detto, ma perché noi abbiamo fatto questa esperienza.

Noi oggi ci crediamo, crediamo al Risorto non solo perché ce l'hanno detto i discepoli che l'hanno visto glorioso, ma poiché, veramente, attraverso quell'esperienza noi abbiamo il gusto di questa meravigliosa presenza; loro ce l'hanno detto, noi lo stiamo vivendo e lo regaliamo ai fratelli come abbiamo pregato all'inizio di questa eucaristia: "Concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede".

Viviamo questa risurrezione accostandoci a quel pane e a quel vino con l'esuberanza di un cuore che vuole accostarsi all'amore per capirne le parole e crescere in quella maturazione interiore che regala ai fratelli quella gioia che il mondo non conoscerà mai.




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