13 marzo 2016

V DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C -

Is 43,16-21              Fil 3,8-14                  Gv 8,1-11
OMELIA
In questo nostro itinerario quaresimale in Cristo Gesù ci sentiamo creature nuove, ci sentiamo creature amate e liberate. La bellezza del cammino quaresimale è gustare l'amore e la libertà del Cristo. Di fronte a questo grande ideale ci incontriamo con le drammaticità della nostra esistenza e, davanti a queste drammaticità, la parola che Gesù questa mattina ci rivolge è una parola di grande speranza. Già il profeta Isaia ci ha detto che le cose passate non contano, ciò che conta è il presente perché la bellezza del presente è il gusto di essere dei perdonati. Questo grande mistero deve essere un po' il clima della nostra esistenza. Il cristiano ha il gusto di lasciarsi perdonare poiché la grandezza dell'uomo è unicamente questa: oggi Gesù ti perdona, oggi Gesù ti crea uomo nuovo, oggi Gesù ti dà tutta la sua speranza. E' molto importante entrare nella parola che abbiamo ascoltato in questa divina liturgia  per riuscire a intuire la grandezza di questo mistero. Se abbiamo notato nell'ascolto dei testi, questo evento del perdono non nasce dall'uomo che dice i suoi peccati, ma scaturisce dall'uomo che si sente peccato nell'ampio  orizzonte dell'amore divino.
È una distinzione questa estremamente importante per entrare nella dinamica del perdono come creatività in atto di Dio. Il dramma del cristiano è che non sa cosa vuol dire essere perdonato. Spesse volte pensiamo che il perdono di Dio ci venga regalato perché diciamo i nostri peccati. Il perdono di Dio non guarda mai il nostro dire i peccati, il perdono di Dio è qualcosa di molto più profondo perché il perdono è essenzialmente una relazione. Paolo ce lo ha detto molto bene: siamo chiamati a voler gustare la passione, morte e risurrezione del Signore per essere uomini che camminano nella speranza, nonostante le proprie povertà. Il perdono è una relazione creatrice di Dio che davanti alla nostra povertà fa di noi rinnovati capolavori.
Il cristiano è un contento perché la sua esistenza è sempre in una relazione che fa nuove tutte le cose. Ce lo ha detto molto bene l'evangelista Giovanni : “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” .
La bellezza della vita è lasciarci amare in modo creativo, ricreativo e generativo da una presenza! E questo l'abbiamo colto molto bene nel testo evangelico dove Gesù, in quel abbassarsi due volte per terra, ci ha detto una cosa favolosa: per darci il gusto della vita si è annientato. In quel “abbassarsi” per terra, toccando la terra, cogliamo Gesù che ha amato talmente l'uomo da  "diventare terra" nel suo annientamento per puro amore. Il cristiano perciò è come quella donna del vangelo che rimane nel raggio di influenza di Gesù. Infatti quando viviamo nel raggio di influenza di Gesù, questa relazione di Gesù è sempre creatrice.
Usando un'immagine che possiamo percepire dalla parola di Gesù di questa mattina, Gesù non ci perdona semplicemente i peccati. Gesù è così legato a noi da farci creature nuove perché la verità dell'amore è avere tanta fiducia dell'altro da ricrearlo nel più profondo del suo essere.
Importante è non allontanarsi dal vivo rapporto con il Signore; quelle persone che se ne sono andate hanno avuto paura di lasciarsi amare da Gesù. Quella donna è rimasta lì, è rimasta nell'ottica di una persona che è Gesù, ha accolto la persona di Gesù, s'è lasciata ricreare dalla persona di Gesù e, Gesù, le ha detto “va e non peccare più”, testo che potremmo parafrasare così:" Va', non dimenticarti mai di essere nella viva e vitale relazione con me."
L'uomo costitutivamente è peccatore perché l'uomo è una povertà vivente. Spesse volte siamo troppo volte catturati dalle nostre povertà e quindi ci chiudiamo in noi stessi. Quell'andar via di quelle persone è l'espressione di coloro che erano chiuse alla relazione con il Signore.
La bellezza della vita è accogliere quel “rimani sempre con me - di Gesù - senza temere se peccherai ancora”. Una simile verità ce l' ha offerta l'autore della prima lettera di Giovanni, il quale afferma: " Chi dice di non commettere peccato, la verità non è in lui" perché l'uomo è un peccatore.. se vogliamo essere attenti alle nostre situazioni esistenziali. Nel percorso storico l'uomo non è stato ancora rivestito di quell'abito luminoso che ha caratterizzato Adamo ed Eva nel giardino terrestre. La bellezza del cristiano è accogliere una relazione e, quando uno accoglie una relazione amorosa con un cuore perfettamente libero, viene liberato e  regala libertà.
Perdonare non è cancellare i peccati, è rifare la persona,  è la persona di Gesù che entra in rapporto così vivo con noi  da dirci:" in me sei luminoso". Se  riuscissimo a cogliere tale verità, anche tutti i sacramenti che celebriamo sarebbero favolose relazioni amorose e se cogliessimo l'esperienza sacramentale come la presenza di queste relazioni amorose che il Risorto ci offre, ci accorgeremmo che l'essere amati totalmente nelle nostre povertà darebbe esultanza alla vita.
Dio non vuole deprimerci a causa del nostro peccato, vuole essenzialmente esaltarci: è il senso di quel risalire dalla polvere . Entrando in questa esperienza  cogliamo che il lasciarci perdonare notte e giorno,  giorno e notte è cantare la bellezza della vita. Purtroppo la nostra vita è troppo appesantita dai nostri piccoli e grandi fallimenti, ma la bellezza della vita è la presenza attiva di un Altro che è così appassionato di noi da dirci in ogni frammento di vita:" sei creatura nuova, le cose vecchie sono passate ecco ne sono nate di nuove." In simile contesto il cristiano ritrova la verità e l'autenticità della sua esistenza quando spalanca la propria vita ad una presenza. Quando l'uomo spalanca la propria vita ad una presenza, nello sguardo innamorato di Gesù l'uomo ritrova la sua gioia di vivere.
Non dobbiamo mai abbassare gli occhi davanti al Signore, dobbiamo tenerli svegli, aperti per lasciarci raggiungere da quello sguardo che ci dice continuamente: " Sei la mia piena fiducia!"
Quando  entriamo in questo stile di esistenza, la conversione non è altro che la fiducia continua e inesauribile di Dio nei nostri confronti, fiducia che non finisce mai.
L'eucarestia che stiamo celebrando rappresenta l'evidente perdono dei peccati perché l'eucarestia è sacramentalmente la relazione amorosa tra il Cristo che regala se stesso a noi e non che guardando in faccia a lui ci sentiamo rifatti. Davanti allo sguardo del Signore non c'è nessuna incoerenza che non venga salvata.
Viviamo questo mistero con tanta fiducia e con tanta speranza in modo che guardando il Signore nella sua passione, possiamo dire: "sono un perdonato, sono un ricreato, sono un amato in modo inesauribile!" Allora la gioia di essere dei perdonati diventa un canto di vita.
Viviamo così quest'eucarestia e allora ci sentiremo inebriati.
Il Signore innamorato di noi entra in noi e, quando il cuore si sente intensamente raggiunto da un cuore innamorato, la vita ritrova la speranza. Questo è il mistero che vogliamo vivere e condividere questa mattina per essere uomini e donne di speranza perché uno che è amato viene rifatto gratuitamente con il sorriso di Dio: costui è la vita vivente di Dio e questa è la forza per la nostra storia quotidiana.




-

Nessun commento:

Posta un commento