15 gennaio 2017

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno A -

Is 49,3. 5-6  1 Cor 1,1-3  Gv 1,29-34             
OMELIA
La Chiesa, volendoci introdurre lentamente nella identità di Gesù, dopo averci domenica scorsa fatta udire la voce dall'alto “questi è il figlio, l’amato, in cui ho posto la mia compiacenza”, oggi, attraverso la testimonianza di Giovanni il battezzatore ci mostra un altro aspetto della personalità di Gesù: “Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo” e, davanti a questa formulazione di Giovanni il battezzatore, risuona immediatamente alle nostre orecchie l'altra professione di fede collocata dall'evangelista sulle labbra di Pilato: “Ecco l'Uomo!”.

Unendo queste due belle formulazioni di fede riusciamo a ritrovare l'itinerario ulteriore per entrare nella conoscenza di chi è Gesù. In quell'espressione del battezzatore “ecco l’agnello che toglie il peccato del mondo” riconosciamo la nostra vera identità, che è Gesù presentato alla folla da Pilato: ecco l'uomo! Infatti, qual è il luogo nel quale noi riusciamo a cogliere la verità e la pienezza del mistero di Gesù se non nella gioia d'essere dei perdonati? Quando vogliamo entrare nell'esperienza di Gesù il punto di partenza è sempre il vissuto.

Una formulazione di fede che non entrasse nella vita è incomprensibile, sarebbe semplicemente una nozione fra tante nozioni che in un modo o in un altro noi possiamo acquisire, ma quando entriamo nel desiderio della conoscenza cioè dell'immedesimazione esistenziale nel mistero di Gesù, dobbiamo partire dall'esperienza: riusciamo a conoscere Gesù attraverso un'esistenza perdonata.

Come possiamo ritrovare un'esistenza sempre perdonata per poter entrare nella conoscenza di Gesù?

Se analizziamo l'espressione che l'evangelista Giovanni ha posto sulle labbra di Giovanni il battezzatore, riusciamo a intuire come possiamo riscoprire la nostra esistenza intrinsecamente perdonata. Solo in questo modo abbiamo il terreno ideale per conoscere Gesù. Nell'espressione "Ecco l'agnello" troviamo questo significato: "Ecco la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo". La lettura del profeta Isaia da questo punto di vista ci illumina: il servo di Jahvè è chiamato a essere luce delle nazioni e Giovanni, nel prologo, ci dice che Gesù era la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, Gesù è la luce che penetra nel profondo del cuore dell'uomo portando l'uomo a camminare ogni giorno in novità di vita.

L'uomo si ritrova peccato perdonato nella luce che penetra la sua persona e qui intuiamo un itinerario che dovremmo nella nostra vita continuamente perseguire. Il Signore non illumina la nostra vita per dirci che siamo peccatori, il Signore illumina la nostra vita perché vuol farci comprendere che siamo dei peccatori perdonati. E’ una luce che penetra nell'uomo che, mentre mette in evidenza il limite, ci fa percepire che il limite è il luogo del capolavoro di Dio; ecco che riusciamo a intuire perché l'essere perdonati è il luogo della conoscenza. L'uomo entra nel mistero di Gesù ed entra nel mistero di Gesù tutti i giorni perché tutti i giorni percepisce la propria esistenza come esistenza perdonata.

In questo siamo un meraviglioso capolavoro di Dio, quel Dio innamorato dell'uomo che lo avvolge nella profondità dell'essere perché si riscopra sostanzialmente un capolavoro di grazia. L'uomo non conosce il Signore perché studia; l'uomo conosce il Signore perché quella luce lo rigenera interiormente e questa visione deve farci intuire che ogni gesto di perdono accolto, condiviso e regalato è luogo di conoscenza di Gesù. L’uomo tante volte quando si sente peccatore può correre il rischio della depressione interiore, nell'evento cristiano il perdono è luogo di conoscenza.

È molto bello percepire questa verità perché nel cammino della nostra esistenza dobbiamo sempre respirare speranza, è una luce che nello stesso tempo illumina, riscalda, genera fiducia, dà coraggio di scelte nella vita, fa percepire che non si è da soli, ma si è sempre condotti.

Tutta questa verità viene ulteriormente approfondita dalla testimonianza che Giovanni il battezzatore fa di Gesù: “Io ho visto lo Spirito scendere su di lui e rimanere in lui”. Il Signore perdona l'uomo nello Spirito Santo. Infatti, se dovessimo intuire la profondità del processo del perdono, ci accorgeremmo come esso sia un'esperienza dello Spirito Santo che come fuoco brucia l'uomo vecchio e gli dà il calore per camminare nelle vie imperscrutabili dell'esperienza della fede. Gesù è l'agnello che toglie il peccato perché lo Spirito Santo è sceso su di lui ed è rimasto in lui. Il perdono è il momento in cui il Cristo Luce e lo Spirito Santo Calore qualificano, infiammano, ricreano la nostra esistenza. Per questo noi percepiamo molto bene quando la mattina di Pasqua il Risorto ha effuso lo Spirito Santo sugli apostoli dicendo: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi”. E' lo Spirito Santo che genera il perdono dei peccati.

La conseguenza è che la volontà di conoscere Gesù si ritraduce nell'entrare nella profondità del mistero di Gesù e, un simile cammino, è direttamente proporzionale ad avvertire come la nostra esistenza, pur con tutti i suoi limiti, tutti i suoi fallimenti, tutti i suoi interrogativi, risulti il luogo della creatività divina che rende l'uomo capace di conoscere Gesù. L'uomo più si lascia in semplicità perdonare tanto più conosce Gesù.

Come siamo stolti quando il criterio della nostra conversione è semplicemente il perdono dei peccati perché, in questo caso, rimarremmo rinchiusi in un'esigenza psicologica; la bellezza della vita è un perdono che ti apre sull'infinito di Dio, che ti permette di conoscere la profondità del mistero di Dio, ti guida in un cammino di autentica novità. E’ bello sentirci peccatori perdonati per conoscere in profondità il mistero di Gesù.

Su questo sfondo sappiamo risentire oggi quelle due formulazioni di fede “ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” e “ecco l'uomo” e riscoprire che la nostra umanità è luminosa perché è perdonata. Quando la nostra umanità viene perdonata, veramente si aprono a noi quelle aperture di orizzonte per cui conosciamo quel Gesù, luce che vince le tenebre, possiamo accedere al volto luminoso di Dio nostro Padre. Camminiamo perciò in questo orizzonte, specie nel mistero eucaristico, che per eccellenza è la massima esperienza di perdono dei peccati perché l'eucaristia è quel fuoco d'amore che invade le nostre persone, ci brucia e ci dà la bellezza di un rapporto amoroso con il Signore e con tutta la realtà del mondo. Accostarci a quel pane, accostarci a quel vino, è accogliere l'amore purificante di Dio.

In questo orizzonte percepiamo come la conoscenza di Gesù non nasce dai nostri sforzi, ma la conoscenza di Gesù nasce dalla gioia di un cuore aperto che si lascia raggiungere da un amore creativo che gli dà e gli permette di accedere alla grandezza divina.

Viviamo in questa eucaristia un simile atteggiamento spirituale e ci accorgeremo che, ogni volta che ci sentiamo perdonati, cantiamo la gioia di conoscere di più Gesù e, allora, la nostra esistenza sarà profondamente rifatta: amati veniamo perdonati, perdonati conosciamo e, conoscendo, l'orizzonte del nostro cuore si apre sull'infinito di Dio.




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