01 gennaio 2017

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO - Anno A -

Nm 6,22-27 Gal 4,4-7      Lc 2,16-21
OMELIA
Quando l'uomo si pone l'interrogativo quale sia il senso del tempo, della storia, del quotidiano, la risposta ci è data chiaramente: dalla esperienza della conoscenza di Gesù. Gesù è la nostra pace, Gesù è l'armonia della vita, Gesù è colui che vince ogni forma di violenza.

Celebrare il giorno della pace come non-violenza vuol dire riscoprire la bellezza feconda della conoscenza di Gesù. Solo in Lui e con Lui possiamo camminare in novità di vita, ma questa conoscenza di Gesù se guardiamo attentamente la parola che il Maestro ci sta indirizzando questa mattina, passa attraverso l'atto creativo di Dio: è la bellezza della preghiera o benedizione di Aronne dove la bellezza del conoscere Gesù nasce fondamentalmente dall'essere benedetti da Dio. La conoscenza di Gesù nasce dalla condiscendenza dell'amore del Padre nei confronti dell'umanità.

L'uomo conosce Gesù perché è benedetto da Dio Padre. Non esiste conoscenza del Maestro che non nasca dalla azione creatrice di Dio Padre che nello Spirito Santo ci dà la capacità di diventare Gesù. Infatti, la conoscenza di Gesù l’ha solo chi si lascia trasfigurare dallo Spirito Santo nel mistero di Gesù. È quello che è avvenuto in Maria nella sua verginità materna,  è quello che avviene in ognuno di noi, quando ci poniamo il grande interrogativo e il grande desiderio di conoscere il Maestro perché in lui abbiamo il criterio e il parametro della vita.

Allora una prima sfumatura che possiamo cogliere per entrare in questa ammirabile avventura è la gioia della accoglienza,  della passività-attiva  dove l'uomo apre il cuore all'invadenza di Dio.

Non è l'uomo che conosce, ma è l'uomo che accoglie nel conoscere.

È una verità questa che ci fa intuire come la conoscenza di Gesù scaturisca sostanzialmente da questo venire dello Spirito Santo che lentamente, progressivamente, giorno per giorno ci qualifica secondo la mentalità del Maestro.

La consapevolezza d'essere veramente dono ci fa intuire che ogni mattina, quando ci svegliamo, riceviamo una grande vocazione: imparare a conoscere Gesù. Tutto quello che lungo la giornata potremo fare o non fare sarà nient'altro che il linguaggio attraverso il quale la divina provvidenza ci allena a lasciarci “costruire” in questa nostra identità che è la conoscenza di Gesù.

Ecco perché Maria ci insegna quel silenzio che è accoglienza nell'iniziativa di Dio.

Ecco un primo elemento che possiamo cogliere dalla parola di Gesù questa mattina per entrare in questa conoscenza del suo mistero.

Il secondo aspetto è il momento nel quale personalizziamo questo dono di Dio perché, se è vero che la nostra esistenza è intrinsecamente benedetta, la benedizione divina è il luogo nel quale gustiamo la creatività di Dio, i doni di Dio diventano nostri nel canto della gratitudine dove entrambe le parole “canto della gratitudine” hanno un profondo significato. La gratitudine è la consapevolezza che emerge dal più profondo del nostro spirito che noi siamo “grazia” siamo “gratuità”, siamo dei “benedetti”, luoghi in cui Dio ama deporre tutta la sua benevolenza…

La conoscenza diventa vita della vita solo nella gratitudine, perché la gratitudine è il luogo della meravigliosa fecondità di Dio. Poiché la gratitudine scaturisce dalla percezione della meravigliosa condiscendenza di Dio, la gratitudine si canta! Questo è quell'atteggiamento interiore che ritraduce l'entusiasmo, la commozione del cuore davanti a questa benevolenza divina che è al di là delle nostre attese.

Conoscere Gesù non è una cosa ovvia, gustare Gesù nostra pace non è un'esperienza immediata, la conoscenza di Gesù non si impara a scuola… la conoscenza di Gesù è una gratitudine che penetrando nel più profondo del nostro essere ci dà la capacità di cantare perché quando l'uomo nel suo cuore canta, si lascia plasmare. Cantare la gratitudine è un'attrazione meravigliosa del mistero di Dio che determina tutta la nostra personalità. La conoscenza di Gesù è una trasfigurazione divino-umana perché la bellezza della conoscenza di Gesù è quel “cammino molto lento” per cui noi amiamo col cuore di Gesù, pensiamo con la mente di Gesù, operiamo con l'entusiasmo del cuore proprio di Gesù e allora entriamo in quella conoscenza che è il vissuto quotidiano; ecco perché l'uomo non conosce lo scorrere degli anni… l'anno è un concetto… l'uomo vive il frammento creativo di Dio: il giorno!

Dovremmo nella nostra vita riuscire a cogliere che l'istante in cui si rivela la benevolenza divina ci riempie talmente di questa azione creatrice di Dio che il cuore, cantando la gratitudine, gusta la vera pace. Il vero metodo per vincere la violenza è cantare la gratitudine perché la violenza è l'uomo insoddisfatto che aggredisce.

L'uomo che conosce Gesù come atto della condiscendenza divina in un canto di gratitudine è una armonia che si diffonde.

In questo cogliamo come la bellezza del conoscere Gesù è ritrovare quell'armonia interiore che ci fa sorridere anche con i drammi, con le lacrime, con il non-senso del quotidiano perché ogni istante è una benevolenza divina in cui il Padre nello Spirito ci regala Gesù, e noi cantando la gioia di essere il Cristo vivente cresciamo lentamente in questa conoscenza trasfigurante: è la vera fecondità della vita!

L'uomo benedetto da Dio benedice Dio nel canto della gratitudine e, di riflesso, ha la fecondità esistenziale: dalla Luce ai frutti di pace.

È un'esperienza che dovremmo, nello Spirito Santo, portare avanti ogni giorno per poter avere quella illuminazione interiore che è più forte di ogni oscurità. L'oscurità della storia è luminosità divina per un cuore abitato che, nella gratitudine, dà alla luce sempre la luce e, allora, penso che questa mattina il Signore chiamandoci attorno a sé e dicendoci che conoscerlo è la pace del cuore, è l'entusiasmo della vita, è la fecondità dell'istante, voglia dirci che è sufficiente imparare quel silenzio di Maria e gustare l'ineffabilità del Dio presente.

Ecco perché ci ritroviamo nell'eucarestia perché l'eucarestia è l'entusiasmo di un cuore che si lascia penetrare dal Signore e diventa il luogo della conoscenza di Gesù; non conosciamo Gesù con tanti studi dell'intelligenza, ma conosciamo Gesù nel farci conoscere da lui accogliendone la presenza, e in quel corpo dato e in quel sangue versato veniamo interiormente illuminati,  animati da quella ricchezza divina che è la speranza della vita. Questa pace nessun conflitto può togliercela perché è la Pace del cuore e l'uomo quando vive è il riflesso del suo cuore. Quando il cuore è abitato da Gesù noi intuiamo come tutti possano anche combatterci, ma non possono toglierci il cuore perché il cuore è la vita della vita.

Camminiamo l'inizio di quest'anno con questa visione, dovremmo dirci ogni giorno: “santo giorno!” perché apparteniamo a questo Signore la cui conoscenza è la speranza della nostra vita. Allora, alla violenza, ci sarà la pace, ci sarà quel mondo nuovo che Gesù nella sua morte e resurrezione, e che è nell'eucarestia, ci regala ogni giorno per essere uomini nuovi, uomini nuovi che regalano solo speranza, armonia e autentica pace.
 
 
 
 
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