16 settembre 2018

XIV DOMENICA T.O. - ANNO B –


XIV DOMENICA T.O.  - ANNO B –

TRASFIGURAZIONE DELL’ICONA DEL SANTO JESUS

Risultati immagini per parrocchia delle grazie bergamo santo jesusChiesa di S. Maria delle Grazie - Bergamo
Ap 5,6-14                 Eb 1,3-12                 Lc 24,35-48
OMELIA
Ascoltare la parola di Dio è ritrovare ogni giorno la luce per camminare in qualunque situazione della storia. Questa parola di Dio è nient'altro che la persona stessa di Gesù che attraverso la sua esperienza pasquale diventa la grande speranza dell'intera umanità. È quello che Gesù ci dice questa mattina attraverso la parola che abbiamo ascoltata, soprattutto nella pregnanza del testo dell'Apocalisse che potremmo interpretarlo come il metodo attraverso il quale leggere in modo sereno e positivo la nostra esistenza.
È bello andare al contesto nel quale si deve collocare il brano che abbiamo udito: la chiesa, davanti al dramma delle persecuzione, si pone la domanda: cosa vuol dire il travaglio della nostra storia? Quale ne è il significato? Davanti a queste domande che l'uomo anche dei nostri giorni si pone, la visione che appare nel testo è quella della gloria di Dio: Dio in persona tiene mano il libro della storia, un rotolo scritto all'interno e all'esterno, e nessuno riesce a leggere il suo contenuto. Colui che sta vivendo quella visione piange: non riesce a intuire il senso di quella visione. E allora appare l'Agnello immolato e ritto in piedi. Davanti al dramma della storia, l'uomo non riesce a decifrarla nella propria povertà, ma quando appare l'Agnello, immolato e ritto in piedi, in quel momento tutto diventa luminoso perché l'Agnello immolato e ritto in piedi è l'interpretazione della storia. Il cristiano è immerso nel travaglio della vita, spesse volte non riesce a coglierne il senso, ed entra facilmente in una assenza interiore di slancio esistenziale: si ritrova in una vita senza senso. Anche per noi appare l'Agnello, la Parola! È qualcosa che ben troviamo nel testo che abbiamo ascoltato nel Vangelo, dove Gesù in persona, diventa il grande interprete della parola e quindi della storia. Le oscurità che la vita tante volte presenta vengono illuminate da questa attrazione nella morte, sepoltura e resurrezione di Gesù. È Gesù nella sua luminosità l’interprete della storia.
Noi davanti agli interrogativi della vita cerchiamo tante possibile soluzioni, soprattutto in questo momento di dominio delle scienze umane, ma la vera soluzione è guardare all’Agnello, guardare a colui che è divenuto la luce delle nazioni, la speranza dell'umanità, il coraggio quotidiano per affrontare ciò che umanamente è veramente incomprensibile. Davanti a questa visione, riusciamo a intuire che Gesù interpreta esattamente la Parola e quindi la storia, perché la sua vita - come ce l'ha detto l’autore della lettera agli Ebrei -  è l’oggi dell'antico testamento, rappresenta il compimento della divina rivelazione.
Questa mattina rileggere questi testi biblici è ritrovare quella che è la luce che illumina la nostra esistenza, il Cristo! Quando noi abbiamo davanti il Cristo ci innamoriamo di lui, allora tutto diventa luminoso. La sua parola è Lui, è Lui che in mezzo a noi ci spiega l'antico testamento, dà luce alla nostra esistenza e nello stesso tempo ci offre la linea per crescere nella speranza.
Nel testo dell'Apocalisse c'è un'immagine che ci può aiutare a entrare in questa meravigliosa ricchezza. Quando l'autore sacro cerca di entrare nel giorno del Signore, nel significato della grande assemblea domenicale, si dice che vide la voce. Questa espressione che noi tante volte non riusciamo a percepire perché grammaticalmente si “ascolta” la voce, e non si “vede” la voce, tuttavia il testo sacro è così ricco e anche umanamente così profondo che è estremamente vero. L'esempio molto semplice che possiamo portare dalla vita è quando noi stiamo parlando al telefono con una persona, una persona a cui vogliamo veramente bene, a una persona che è il senso della nostra vita: mentre ne ascoltiamo la voce la stiamo vedendo! La bellezza di ascoltare al telefono la voce di una persona amata è vederla, perché il cuore non ascolta soltanto: il cuore mentre ascolta vede! Tant'è vero che dal vibrare dei suoni al telefono cogliamo esattamente il tipo di reazione interiore che ha la persona alla quale stiamo parlando.
Quando l'autore dell'Apocalisse dice di "vedere la voce", la ragione di una simile affermazione la troviamo nella consapevolezza che al centro della nostra esistenza c'è il Cristo e perciò quando udiamo le parole della rivelazione, leggiamo le divine scritture, il cuore è preso dalla persona di Gesù e quando il cuore è preso dalla persona di Gesù è Gesù stesso che interpreta quella parola, perché Gesù è quella parola.
Quando l'uomo ritrova questa bellezza di Gesù che regala se stesso attraverso la Parola, noi entriamo nell'armonia. A quel pianto iniziale del capitolo quinto dell'Apocalisse si sostituisce l'inno di lode da parte di tutta l'umanità che si prostra davanti a Dio e all'Agnello. L'Agnello accolto e vissuto genera l'uomo dell'armonia, ed è molto bello come nella visione appaiono quattro vegliardi (i quattro punti cardinali), e i 24 seniori si prostrano (essi sono la sintesi dell'antico testamento, e del nuovo testamento) davanti all' Agnello perché in Gesù c'è la rivelazione luminosa del mistero di Dio.
Chi accoglie la parola che è Cristo, se pur nella storia è immerso in tante lacrime, in tanta confusione, tuttavia appare quell’Agnello che con la sua persona ci regala quella luminosità, per cui noi non possiamo non prostrarci davanti a lui cantando, perché in lui c'è la speranza della nostra vita. Questa è la verità, non nelle immagini che possono aiutarci, ma non sono la verità.
È drammatico quando noi sostituiamo alla Verità le immagini; in quel momento che cosa adoriamo?
Dio, o siamo idolatri?
È molto bello come papa Benedetto affrontando il tema delle idolatrie disse, citando un rabbino: l'idolatria è vedere un volto senza volto. Un'immagine non mi dà il volto di Dio, perché è una rappresentazione figurativa, la Parola invece, è Cristo stesso che entra in rapporto con noi e ci illumina, ci riscalda, penetra in noi e attraverso la sua presenza mediata dalla parola dà l'entusiasmo alla nostra vita. Chi è innamorato di Cristo non ha bisogno delle immagini; le immagini servono quando una persona è assente…non facciamo così anche noi? Conserviamo le fotografie delle persone che sono assenti, ma quando sono presenti non abbiamo bisogno di immagini. La bellezza della presenza, è questa relazione luminosa che ci fa camminare nel tempo e nello spazio dandoci quel valore umano che le immagini non danno.
È bello trovarci all'Eucaristia, qui c'è il Signore, qui stiamo vedendo la voce, udiamo tante parole, tante preghiere, tanti silenzi, ma il cuore sta contemplando il Signore glorioso che porta i segni della passione. Innamoriamoci di Gesù, tutto il resto oggi c'è, domani non c'è più, è sufficiente un terremoto che distrugge tutto, ma il Signore è il vivente, quella parola che dà a noi l'entusiasmo della vita e ci dà il coraggio di essere nella luce nonostante il buio.
Accostandoci ai divini misteri lasciamoci illuminare da questa presenza che diventa il coraggio storico immersi in una vera eternità beata, e allora il Signore che è in mezzo a noi ci ricolmerà di gioia, diventerà il grande interprete della scrittura della nostra vita e noi con i 4 vegliardi e i 24 seniori ci prostreremo davanti a Dio e all’Agnello e avremo trovato la gioia della vita nel Signore Gesù per noi morto e risorto, e di conseguenza cantiamo la vita perché la vita sarà sempre ricca di speranza.




-

Nessun commento:

Posta un commento