09 dicembre 2018

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)


Bar 5,1-9                  Fil 1,4-6.8-11                      Lc 3,1-6

OMELIA

Il Signore che in questo tempo di avvento ci sta guidando per tendere verso la pienezza della nostra vita oggi, sotto la stimolazione e del profeta Baruc e delle intuizioni dell'apostolo Paolo, ci orienta a crescere nel desiderio di una novità di vita. Ieri in questo cammino Gesù ci ha indicato, in Maria tutta santa, il luogo nel quale noi possiamo effettivamente essere ricolmati dalla pienezza di Dio e oggi, attraverso l'esemplarità di Giovanni, Gesù ci dice che dobbiamo camminare in un nuovo esodo per poter vedere la gloria di Dio che anima la storia di ciascuno di noi. Infatti chi è Giovanni se non il dono del Padre perché noi possiamo crescere nel desiderio di questa gloria? Quando l'evangelista ci dice nel testo che abbiamo ascoltato la parola di Dio scese nel deserto su Giovanni figlio di Zaccaria desidera indicarci che quella volontà del Signore di chiamarci a novità di vita è un qualcosa che si è fatto storia, perché la nostra storia sia una ricerca continua di questa novità, nella prospettiva della conversione per il perdono dei peccati che è la novità del mondo. La bellezza dell'avvento è essere avvolti da questa gratuità di Dio che attraverso le Scritture e i personaggi della scrittura stessa ci sta guidando verso questa pienezza di gloria. E questo agire di Dio diventa il desiderio, che è da interpretare come l'anima del nostro cammino.

L'uomo contemporaneo deve ritrovare la spiritualità del desiderio, ma cosa vuol dire, nell'ordine storico- salvifico, entrare sotto l'azione di Dio in questa spiritualità del desiderio? E allora la prima sfaccettatura che possiamo cogliere dalla Parola è che il desiderio nasce dalla mancanza di un bene nella speranza di poterlo accogliere, di poterlo fare nostro, di un bene essenziale alla vita. E questo bene essenziale è il Signore risorto. Ogni nostro desiderio quando lo vogliamo cogliere in tutta la sua verità e autenticità ci proietta verso questo orizzonte, è una specie di attrazione, di calamita, che orienta continuamente la nostra vita. Senza il Signore non possiamo vivere! E il Signore in noi opera in modo così meraviglioso da far nascere in noi il senso della mancanza della sua persona per poterla veramente desiderare. Il desiderio è una inquietudine esistenziale che ci spinge continuamente in avanti. Se noi guardiamo attentamente il movimento del desiderio presente nel nostro cuore ci accorgiamo che il desiderio è qualcosa che è precedente a noi stessi, è un mistero che è stato seminato nelle nostre persone per proiettarci in avanti. Il desiderio è l'uomo che vuol essere veramente se stesso in una armonia relazionale, comunionale, cosmica. Dobbiamo sempre ricordare che la grandezza dell'uomo è tutta fondata nel suo desiderare, ecco perché la Parola è scesa su Giovanni nel deserto, perché possiamo camminare nell'esodo - di cui parla Isaia - per giungere a quella terra promessa che come dicevamo domenica è il Dio tutto in tutti. Noi qualche volta disperdiamo il desiderio in realtà concrete e contingenti e pensiamo di essere autentici perché abbiamo quello che vogliamo, ma quella è una spiritualità del bisogno, non del desiderio. La bellezza del desiderio è trascendere continuamente il contingente per illuminarci sempre più di quella eternità beata nella quale noi potremo avere veramente il riposo. E’ il camminare per riposare in Dio che sarà lo stare abitualmente e stabilmente alla sua presenza.

Ma questo cammino che Giovanni il battezzatore ci offre sotto la guida dei della luce che viene dall'alto comporta inevitabilmente una rinuncia; il desiderio comporta il superamento dell'io per crescere nella appartenenza di un Altro.

Che cosa ci impedisce di desiderare nella libertà del cuore questo meraviglioso incontro con il Signore che è il senso portante della nostra vita, se non le paure presenti nel cuore? Le paure ti impediscono di desiderare…e le paure ti rendono schiavo del contingente. E quindi la bellezza di coltivare continuamente quest'attesa ci fa chiaramente comprendere anche i guai che, tante volte intervengono nella vita, sono una purificazione, perché il desiderio sia veramente orientato al volto del Signore! L'uomo ha questa inquietudine esistenziale finché non percepisce la bellezza che lo affascina e che diventa il principio del suo camminare.

Perché l'uomo di oggi non riesce più a incontrare il Signore? Perché non ha più il desiderio del Signore. Tante volte noi vogliamo avere dei prodotti senza desiderare, l'uomo di oggi ha dimenticato questa attenzione verso qualcosa di grande che nasce dalla fedeltà di Dio, ecco perché ho parlato di “inquietudine esistenziale”. Noi qualche volta ci accontentiamo dei surrogati storici, ci accontentiamo delle cose concrete che ci accontentano in un momento, ma viene meno in noi questo desiderio di qualcosa di grande che è il continuo superamento di noi stessi, è la gioia di rinunciare perché gustiamo qualcosa di grande che ci sta progressivamente affascinando. E allora la verità del nostro desiderio è decidersi per questo Signore, questo Signore che è entrato veramente nella storia, per questo Signore innamorato dell'uomo, per questo Signore che ci accompagna. Dicevamo ieri che la bellezza della tutta Santa è espressione di questa gratuità infinita che avvolge la nostra vita. Decidersi per Gesù è nient'altro che sviluppare con gratitudine il desiderio delle cose "alte". E quando noi entriamo in questa visione, ritroviamo la bellezza di essere uomini. E il desiderio sarà appagato come ha detto Baruc, quando saremo nella gioia di Dio. In questa stimolante visione ci accorgiamo come il nostro cammino nell'avvento, sorretto dalla presenza del Risorto che agisce in noi sotto lo stimolo della parola dei profeti e di Giovanni, è camminare in avanti, proiettarci verso questo grande evento. D'altra parte ricordiamoci quando qualcosa di grande entra dentro di noi, in quel momento, incominciamo a sognare, per il sogno rinunciamo a tutto perché il Tutto, maiuscolo, divenga il senso portante della nostra esistenza.

In questa eucaristia il Signore ci chiama ad attendere, ad attendere la pienezza della gloria divina che rappresenta anche la nostra piena realizzazione umana. È molto bello come nei catini absidali delle chiese paleocristiane e romaniche fosse rappresentata la grande visione della gloria del cielo, la bellezza di essere insieme Gesù per desiderare l'essere glorificati nella pienezza della vita. Viviamo questa eucaristia con questo orientamento; ogni volta che il Signore ci chiama all'Eucaristia nella parola e nel sacramento Egli entra nella nostra vita, il Signore ci sta attirando, non lasciamoci prendere dalle luci codificate del mondo contemporaneo, entriamo in questa parola che è lui, il grande desiderio della nostra vita in modo che il Signore sia la luce del nostro cuore. In questa celebrazione eucaristica ritroviamo la bellezza del desiderio di un mondo nuovo e Gesù viene per far nuove tutte le cose. Perciò nel Signore Gesù camminiamo, in quel pane-vino eucaristici ritroviamo la manna che ci guida nel deserto per poter giungere a quella terra promessa che è armonia e pace e gioia che è il vero appagamento che è presente nel cuore di Gesù.




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