16 dicembre 2018

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) – Gaudete -


Sof 3,14-18              Fil 4,4-7                    Lc 3,10-18

OMELIA

L'evangelista questa mattina ci pone di fronte a una grande domanda, se la nostra esistenza sotto lo stimolo di Giovanni sia tutta una sete verso la bellezza del volto di Gesù e se l'incontro glorioso con lui generi in noi l'interrogativo: che cosa dobbiamo fare, per educare il nostro desiderio a essere attenti al Signore?

Davanti all'annuncio del Vangelo e alla intensità della sua proposta per costruire la nostra esistenza sempre nasce la domanda che cosa dobbiamo fare? e l'evangelista Luca, attraverso l'esperienza del Battezzatore, ci dà una risposta che rappresenta un binomio eccezionale: essere battezzati in acqua per essere battezzati in Spirito Santo.

Siamo persone animate da un desiderio intenso e veramente inesauribile dell'incontro con il Maestro e, nello stesso tempo, viviamo sotto l'azione dello Spirito Santo che ci fa innamorare sempre più di Gesù. Davanti alla domanda che cosa dobbiamo fare? la risposta dovrebbe essere immediata: crescere nella immedesimazione con il Maestro. Infatti l'incontro con il Signore che noi avremo nell’evento dell'Incarnazione sarà l'appagamento storico, fondamentale del desiderio più profondo della nostra vita, che Gesù imprima la sua persona nella nostra persona.

Infatti essere battezzati in Spirito Santo e fuoco è nient'altro che la docilità alla creatività di Dio in ciascuno di noi. Il desiderio di Gesù è Gesù che diventa giorno per giorno il senso della nostra esistenza. Dovessimo ritradurre con un linguaggio più semplice: il desiderio del Signore è quello di lasciarci amare in modo assoluto e creativo dalla sua persona. E questa tensione si rivela estremamente importante perché noi nel grande evento dell'Incarnazione ci incontreremo con lui che è il desiderio dei nostri desideri. La bellezza dell'incontro non è altro che crescere nella sua sensibilità, è crescere nel suo mistero, è crescere in quella che è la dinamica interiore della sua esistenza, anzi è crescere nella convinzione che il suo Vangelo è la vita della nostra vita. Infatti gli evangelisti non narrano la storia di Gesù perché noi possiamo sapere quello che ha fatto Gesù, gli evangelisti non narrano il Vangelo per una nostra curiosità intellettuale, gli evangelisti narrano la vita di Gesù perché vogliono narrare la nostra vita e stimolarci a fare nostra la sua personalità!

Noi siamo il Vangelo vivente di Gesù!

La grandezza fondamentale della nostra storia è che la sua storia diventa la nostra storia. Se non scatta questo processo di immedesimazione nel Signore, chi incontreremo quando Egli verrà? Ecco perché parlavamo nelle domeniche scorse che dobbiamo recuperare quel silenzio luminoso in cui il Padre, in noi, dilata continuamente la presenza di Gesù. Essere battezzati in Spirito è essere orientati a Gesù, essere battezzati in Spirito Santo è diventare Gesù. E’ un binomio veramente indissociabile. In questa settimana che ci prepara al Natale l'unico pensiero che dovrebbe animare la nostra interiorità è gustare sempre più la persona di Gesù, nella costante attrazione nel suo mistero. Il suo fascino, la sua presenza, il suo essere sempre più amati da Lui per essere in Lui veramente innamorati, diviene, nel cammino quotidiano, lasciar agire il silenzio creativo di Dio.

Di fronte a una simile prospettiva ci accorgiamo di quanto siamo privi della figura di Giovanni e del suo ministero per essere in un fecondo percorso di storia di salvezza. Un'esistenza distratta non incontrerà mai Gesù, un'esistenza nella quale le realtà concrete diventano la fonte del primato delle scelte quotidiane ci impedisce di incontrare Gesù perché dovremmo avere il desiderio di dare ospitalità a Colui che è il quotidiano ospite della nostra vita. In questo la bellezza della figura di Giovanni è per noi molto stimolante perché ci permette di allontanarci dal desideri degli uomini per coniugare il battesimo di acqua e il battesimo in Spirito Santo, in una vivacità esistenziale veramente inesauribile. E' la vivacità del nostro cammino di discepoli di Gesù. Ora, davanti a questo primo elemento che noi dobbiamo sempre tenere presente, in modo che noi incontreremo chi avremo desiderato con tutta l'intensità del nostro cuore, ci sentiamo stimolati ad aprire il nostro cuore ad accogliere Colui che ha costruito in noi la sua attesa.

Un simile orizzonte ci apre a un secondo passaggio per poter veramente crescere in questo innamoramento di Gesù che ci fa allontanare da tutto ciò che non è Gesù.

E il secondo elemento ce lo ha suggerito l'apostolo Paolo nella seconda lettura: ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. Nasce in noi la grande domanda “come” questo Gesù possa veramente trasfigurare le nostra vita, creando una condizione di grande attesa se non regalando a Dio le nostre povertà. In quelle preghiere, suppliche, ringraziamenti c’è l’espressione della nostra povertà in azione. E’ un desiderio che noi coltiviamo con preghiere nelle quali noi diciamo a Dio: rivela la tua libertà d'amore nei confronti della storia. La bellezza del pregare si ritraduce anche nel regalare a Dio, nel silenzio, la nostra povertà e poiché senza il Signore non possiamo vivere, ecco la supplica, che è nient'altro che “vieni Signore Gesù, trasfigura la mia storia, trasfigura il cuore, i pensieri, la mente, le azioni!”

La libertà di Dio, quando viene profondamente invocata, compie meraviglie e allora non è una supplica stressata, ma una supplica nel ringraziamento. Ringraziamo perché sappiamo che il vero orante in noi è Gesù e se in noi c'è questo senso del godere della libertà di Dio nella nostra vita, attraverso la profonda coscienza della nostra povertà, anche questo è tutta grazia. Il desiderio è la gratuità di Dio nella nostra esistenza.

Dobbiamo sentirci profondamente consapevoli che in questo tempo che ci avvicina alla grande manifestazione del Signore dobbiamo vivere in un desiderio solo di Gesù, guidati solo dalla creatività dello Spirito Santo, in un atteggiamento interiore che è solo preghiera. E allora quando noi entriamo in questo meraviglioso atteggiamento, il risultato è che noi daremo ospitalità al Verbo incarnato. Colui che in noi crea le condizioni dell'attesa sarà Colui che già da oggi riempie la nostra esistenza: è il mistero eucaristico che stiamo celebrando!

Il mistero eucaristico è solo per gli innamorati di Gesù che si lasciano continuamente avvolgere da quest'azione creativa per essere dei trasfigurati e allora viviamo questa celebrazione con tanta serenità, aspettando Colui che è già presente. Quando il Signore verrà, soprattutto verrà nella gloria, sarà l'appagamento di questo nostro intenso e profondo desiderio di essere solo di Lui. Da Lui veniamo, in Lui viviamo, con Lui camminiamo per essere da Lui pienamente trasfigurati.

Questo sia il mistero che vogliamo vivere e condividere in quest'Eucaristia in modo che la nostra attesa sia un'attesa di gioia che progressivamente si espande, una gioia che non conosceremo mai, che diventerà una gioia incontenibile quando Lui sarà tutto in ciascuno di noi. Questa sia la grande speranza e il grande desiderio che vogliamo portarci a casa per non essere distratti dai pensieri del mondo, in questo tempo di attesa del grande evento, il Dio che per puro amore diventa uomo per regalarci il suo amore.




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