18 agosto 2019

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO C)


Ger 38,4-6.8-10                             Eb 12,1-4                              Lc 12,49-53

OMELIA

L'esperienza di Maria assunta in cielo ci ha collocati nel sogno del mistero divino nel quale Dio compie meraviglie: dormire nel Signore come Maria è entrare in un mistero di gloria. Questa esperienza di gloria ci è regalata dal testo che abbiamo ascoltato dalla lettera agli Ebrei, dove la vita cristiana è tutta avvolta dalla grandezza dei fratelli che sono nella santità del cielo. Il testo ci ha detto che siamo circondati da tale moltitudine di testimoni. Un simile orizzonte tuttavia dev'essere coniugato con il testo evangelico che abbiamo poc'anzi ascoltato che, in certo qual modo, sembra una contraddizione davanti all'esperienza del Vangelo. Gesù da una parte afferma di essere la sorgente della pace, dall'altra l'affermazione che è venuto a portare divisione. L'apostolo a tale riguardo ci dice che dobbiamo tenere fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Quando siamo davanti al Gesù che ci annuncia la sua pace, sia prima nel canto degli angeli, poi nel suo apparire ai discepoli riuniti nel cenacolo nel giorno di pasqua, lo sfondo è sempre il mistero della sua morte, sepoltura e risurrezione. La pace che Gesù porta all'uomo passa attraverso la tragicità drammatica della storia, ecco perché è bello respirare l'eternità mentre siamo nei marosi della storia e allora è bello entrare nelle parole di Gesù per ritrovare quella esperienza di armonia alla quale egli ogni giorno ci chiama. Sicuramente per entrare in questo orizzonte dobbiamo superare la convinzione che la scelta di fede sia un semplice tranquillità psicologica. Spesse volte quando si affronta il tema della fede l'uomo crede che, attraverso questo itinerario di credente, ritrovi una tranquillità esistenziale; Gesù ci dice che la bellezza di essere suoi discepoli è vivere il suo mistero e il suo mistero, Gesù, ce lo ha rivelato nelle parole iniziali che abbiamo ascoltato dal linguaggio del Vangelo: Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Se noi entriamo a contemplare Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede, entriamo nel suo cuore e nelle sue intenzioni, ci accorgiamo che la sua vita è stata costruita per regalare all'uomo la bellezza della propria umanità. Il Verbo si è fatto carne, si è lasciato "battezzare" nel mistero inesauribile del Padre, si è abbandonato all'insondabile mistero del incommensurabile Amore per regalare all'uomo la bellezza della sua vita da vero uomo. Gesù desidera ardentemente entrare in questo battesimo di morte e resurrezione perché l'uomo possa ritrovare veramente se stesso. Qui si gusta la vera pace.

E’ bello entrare nel cuore di Gesù e avvertire questo suo ideale. Il Padre gli ha regalato la vita perché l'umanità potesse essere se stessa secondo il progetto eterno della salvezza e quindi la sua presenza nella storia ha un'unica finalità: che l'uomo ritrovi la propria identità. E l'uomo ritrova la propria identità attraverso il mistero della sua morte gloriosa. Gesù porta conflittualità nella storia, porta divisione nei rapporti interpersonali perché l'uomo sia nella vera e inesauribile pace universale e cosmica. Egli regala tutto se stesso perché gli uomini siano veramente se stessi. Ce lo ha detto molto bene il testo della lettera agli Ebrei Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Il cristiano matura nella propria identità attraverso la continua conversione, attraverso la continua assunzione nella propria personalità del mistero stesso di Dio, attraverso l'interiorizzare le stigmate del suo cuore.

Ma l'uomo come può accedere a questa meravigliosa ricchezza ritrovando l'itinerario autentico di serenità e di pace? E allora la seconda parte del Vangelo dove Gesù ci porta a fare un salto di qualità. Se guardiamo attentamente il linguaggio di Gesù, è un linguaggio che immediatamente risulta molto strano alle nostre orecchie, quando parla di divisione negli affetti più elementari della vita, ma Gesù ha davanti a sé un esempio molto grande: egli non dice che dobbiamo nella vita essere in stato di continua divisione, ma Gesù ci dice fondamentalmente “Fa’ un salto di qualità”, fa’ quel salto di qualità per cui gli affetti, che sono un autentico valore umano, devono essere elevati con un affetto ancora più grande nel rapporto amoroso che esiste tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Dovremmo imparare ad amare nella vita di comunione delle tre Persone divine. Qui scopriamo la bellezza di rileggere la nostra vita, la nostra sequela di Cristo, il nostro andare accanto al Maestro nel tempo e nello spazio in un fascino d'amore molto più grande: vivere il tempo immersi nell'Infinito. In questo Gesù diventa il nostro grande maestro perché se l'uomo riesce a superare gli amori contingenti di questa vita, ricollocando se stesso in questo grande amore che è il rapporto Padre, Figlio nello Spirito: in questo momento l'uomo respira. Gesù attraverso il linguaggio conflittuale perciò ci vuole insegnare una grande verità: la bellezza di ritrovare il dormire nel Signore, come la Madonna, passa attraverso la contemplazione diuturna di Gesù, di tutto il suo mistero di amore che ha raggiunto il suo culmine sulla croce che introduce in un sapore di eternità beata dove, nell'amore che è il Signore, ritroviamo il respiro per camminare nel tempo e nello spazio. Ci accorgiamo perciò che la parola di Gesù di questa mattina non ha nulla di negativo, ma è nient'altro che la presentazione di un cammino esistenziale nel quale l'uomo, guardando il Signore, entra in una virtù di autentica conversione che è animata da questo essere amati da Qualcuno che è Qualcuno di più grande di noi che gli dà il gusto dell’Infinito. L'essere amati in modo infinito ci dà il coraggio delle croci finite. È il grande mistero nel quale noi siamo chiamati ad entrare nella quotidianità, e questa meravigliosa verità la stiamo vivendo. Chi è Gesù che è qui presente in mezzo a noi, se non colui che ci vuole regalare, attraverso il condividere la sua Pasqua, la gioia della nostra umanità? Se tante volte in profondità ci chiedessimo perché ci ritroviamo nell'eucarestia, noi dovremmo dare un'unica risposta: perché Gesù ci accoglie come regalo del Padre per educarci alla libertà del cuore e della mente, per entrare in quel gusto d'essere uomini che è la bellezza della vita. E allora Gesù diventa nell'eucarestia il grande Mistero, luce inesauribile della nostra esistenza, e poiché, tante volte, la parola che egli ci comunica diventa per noi pesante, egli ci regala il suo corpo e il suo sangue sacramentali per rigenerare la nostra vocazione per entrare nel sogno di Dio, che è la bellezza e la grandezza della nostra vita. Ritroviamo perciò nel condividere i doni eucaristici il mistero di Gesù che diventa un gioioso tormento, perché possiamo in lui e con lui diventare lui, l'uomo perfetto! Tale sia il mistero che questa mattina ci inebria e ci dà la gioia autentica della nostra esistenza in modo che, al di là delle vicissitudini storiche, quando lo sguardo è orientato al Maestro e ci lasciamo attirare nei suoi sentimenti e nel suo destino, ritroveremo quella pace che nasce nelle conflittualità storiche, per una pace nella quale con tutti i santi del cielo noi potremo eternamente contemplare la luminosità del nostro essere uomini gustando eternamente la visione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo con tutti i nostri fratelli che in paradiso stanno cantando la gloria al Dio altissimo.




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